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 2015  agosto 04 Martedì calendario

CINA, GELATA SULLA PRODUZIONE

L’attività manifatturiera cinese va peggio del previsto. A luglio l’indice Pmi ha toccato i minimi da due anni. Secondo le rilevazioni di Caxin calcolate da Markit, l’indice si è fermato a 47,8, in calo rispetto al preliminare di 48,2 diffuso due settimane fa e al 49,4 di giugno Per l’economia del Dragone si tratta dell’ennesimo segnale di frenata, sebbene gli ultimi dati macroeconomici abbiano fatto emergere dati contrastanti.
La prova sono le cifre sul pil del secondo trimestre, in crescita del 7% contro un consenso che stimava un’espansione tra il 6,8 e il 6,9%. Le difficoltà del manifatturiero emergono tuttavia anche dalle rilevazioni ufficiali pubblicate venerdì scorso. L’indice calcolato dall’ufficio di statistica, le cui rilevazioni tengono conto in particolare delle imprese di grandi dimensioni, è sceso a quota 50, in flessione dal 50,2 del mese precedente, ma comunque ancora sul limite dello spartiacque dei 50 punti che separa l’espansione dalla contrazione. Il calo è stato giustificato con le tempeste e il caldo che hanno ostacolato la produzione e con le fluttuazioni nei prezzo del petrolio e delle materie prime. Per gli analisti, sulla fiducia degli imprenditori e quindi sulle risposte al sondaggio possono aver influito anche le turbolenze sui mercati azionari, che hanno portato i listini di Shanghai e Shenzhen a cedere circa il 29% nell’ultimo mese e mezzo. Ieri, anche sulla scia dei deludenti dati macro, l’indice Composite di Shanghai ha chiuso in ribasso del 1,1% a 3.622,61 punti. In rosso anche Shenzhen che ha fatto segnare -2,72%, a 2.053,12 punti, e il ChiNext, equivalente al Nasdaq, con un -5,53%. Se il manifatturiero procede con affanno, al contrario dà risposte incoraggianti il comparto dei servizi. L’indice di luglio è salito a 53,9 rispetto al 53,9 di giugno. Il terziario dimostra così di essere comunque in buona salute, ha registrato una crescita più sostenuta rispetto all’industria e al comparto agricolo e ha aumentato la propria rilevanza in termini percentuali sull’espansione complessiva del prodotto interno lordo. Intanto proprio per sostenere i settori chiave dell’economia e stimolare la crescita, la People’s Bank of China ha annunciato di aver iniettato liquidità nel sistema bancario nazionale per 292,9 miliardi di yuan, circa 42 miliardi di euro. Di questi, 250 miliardi di yuan attraverso veicoli finanziari a medio termine, mentre i restanti 42 miliardi sono stati erogati alla China Development Bank.
Andrea Pira, MilanoFinanza 4/8/2015