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 2015  agosto 01 Sabato calendario

IL SOGNO DI GUSTAV STRESEMANN DECLINO DELLA REPUBBLICA DI WEIMAR

Ogni tanto ritorna il fantasma di Weimar. Di recente ho ripreso tra le mani le memorie di Gustav Stresemann, per un breve periodo cancelliere tedesco, poi ministro degli Esteri fino alla morte. Si dice che con la sua scomparsa la crisi della Repubblica di Weimar sia precipitata, aprendo le porte al nazismo. Ma chi era veramente Stresemann e quali erano i capisaldi della sua politica?
Sergio Lambiase

Caro Lambiase,
Sulle reali intenzioni di Gustav Stresemann esistono tesi contrastanti. Per molti dei suoi contemporanei fu l’uomo politico tedesco che meglio comprese la necessità di accettare le clausole punitive del Trattato di Versailles e di ricomporre i rapporti con la Francia. Insieme al ministro degli Esteri francese Aristide Briand, cercò di ricostruire sulle macerie della Grande guerra un asse franco-tedesco che avrebbe ispirato, per molti aspetti, quello creato da Charles De Gaulle e Konrad Adenauer nel secondo dopoguerra. Per altri, invece, la sua bonarietà, il suo pacifismo e lo spirito conciliante che sembravano animarlo, nascondevano un nazionalista abile e paziente, deciso a perseguire la rinascita della potenza tedesca in Europa.
Non credo comunque che dalla sua scomparsa nel 1929 decorra la crisi della Repubblica di Weimar. I nazional-socialisti lo odiavano e lo consideravano un pericoloso pacifista. Ma le vere ragioni della crisi di Weimar furono altre. Due, in particolare, mi sembrano decisive. La prima è la situazione sociale tedesca dopo la grande crisi di Wall Street nell’ottobre del 1929. Tre anni dopo, alla vigilia delle elezioni del 1933, i disoccupati in Germania erano il 30% della forza lavoro. Furono quelli, in buona parte, gli elettori che dettero a Hitler il potere.
Il secondo fattore fu l’alleanza di fatto che si era stabilita già da qualche tempo fra comunisti e social democratici. Vi sono fotografie di Berlino, durante la campagna elettorale del novembre 1932, in cui le bandiere rosse, sulle facciate delle case popolari, affiancano quelle con la croce uncinata. Vi furono manifestazioni in cui non era sempre facile distinguere il militante nazista da quello comunista. Il comune odio per la social democrazia li spingeva a dimenticare per il momento le loro fondamentali divergenze.
Questo innaturale connubio fra nazisti e comunisti fu bruscamente dissolto dopo l’avvento di Hitler al potere. Quando il Reichstag (il Parlamento tedesco) fu in buona parte distrutto da un incendio nella notte del 27 febbraio 1933, Hitler ne approfittò per sottoporre al capo dello Stato (il maresciallo von Hindenburg) un decreto che sospendeva la garanzie costituzionali e gli permetteva di sbarazzarsi, contemporaneamente, dei socialdemocratici e dei comunisti. Di lì a poco la Repubblica diventerà un Reich: il terzo nella storia della Germania.