Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  agosto 01 Sabato calendario

MALCOSTUME COME UN VIRUS DENTRO DI NOI

Con logica elementare e non con considerazioni sociologiche, vorrei parlare della corruzione che affligge il nostro Paese, di quella minima e più comune che definirei mediterranea, tanto per darle un nome che crea riconoscibili associazioni. La corruzione mediterranea è quella nostra, ed è talmente normale che non ci si accorge che c’è, la pratichiamo assiduamente e inconsapevolmente, simpaticamente direi. È una corruzione capillare, una microcorruzione, ma talmente diffusa che alla fine sommandosi diventa grande e prende il nome di clientelismo, di familismo, di potere burocratico o, infine, di potere criminale. È talmente diffusa che ci appartiene come una seconda natura. Ma se è così, che vale parlarne? E non si rischia l’accusa di razzismo?
Tuttavia non c’entra in questo caso la razza, ma la nostra storia. Ce lo ripetiamo ogni giorno che siamo un Paese corrotto, lo dico e lo ripeto anch’io, ma quando il mio medico, il mio dentista, il mio professionista, per evadere il fisco non mi dà la ricevuta di quel che ho pagato, e tacitamente mi fa capire che mi conviene non richiedere la fattura, io faccio finta di nulla, non sono anch’io un corrotto? Non divento suo complice? Nessun «sistema» m’impone di comportarmi così, lo faccio spontaneamente, per mia decisione.
Le leggi contro la corruzione? Non si può essere onesti per legge, se sei disonesto le leggi ti ostacolano, ma disonesto rimani. Esempio? Se cerchi un posto e hai chi ti può raccomandare, per ottenerlo tu che fai? Rinunci alla raccomandazione? Siamo un popolo di raccomandati, la maggioranza degli occupati lo è per raccomandazione, o mi sbaglio? Questo si chiama clientelismo. Ma chi è raccomandato lo sa che toglie il posto a chi non è raccomandato? E poi come fai a non aiutare un figlio, un nipote, un cognato, una cognata? È normale che accada. Questo si chiama familismo, «familismo amorale».

Ma la più grande corruzione è la disuguaglianza codificata, soprattutto se si parla di pensioni. Si può scommettere che chi ha una pensione superiore a 5 mila euro è nel 90 per cento dei casi un politico. E quanti sono i non politici che godono di un vitalizio? E c’è chi rinuncerebbe a una minima quota dei suoi emolumenti solo per senso civico o perché si vergogna del privilegio acquisito? La corruzione è in noi, nella scala dei valori cui crediamo, che mette in testa a tutto il «particulare», cioè l’interesse personale. È tutto talmente ovvio, la corruzione è talmente un’abitudine che, come ho detto, non la riconosciamo. Non ha la faccia mostruosa del male, ma quella bonaria del nostro medico, del nostro dentista, ed ha la faccia che vediamo quando ci guardiamo allo specchio. Ha anche la faccia dell’amico: essere amico di qualcuno nei nostri Paesi mediterranei significa anche che da quell’amico puoi ricevere un favore, o che puoi farlo a lui. Dunque perfino la parola amico è associata alla possibilità della corruzione.
C’è un’altra parola che entra nel territorio della corruzione, ed è la parola «potere», che il più delle volte, nella sfera di azione quotidiana, è un potere burocratico. Basta avere un minimo potere di questo tipo, che so, quello di un vigile urbano, per farlo valere in tutti i modi. E dunque anche qui la tentazione della corruzione è grande. «Fare un favore», «chiudere un occhio», «dire una parolina», comporta pericolo di corruzione, è clientelismo. La corruzione è un’idra dalle mille teste, e quante sottili impensabili ramificazioni ha. Nemmeno ci accorgiamo dei tentacoli con cui cerca di avvinghiarci. Potremmo anche dire paradossalmente che la corruzione è l’arma con cui il più debole cerca di ammansire il più forte. Chi non ha è sempre più debole di chi ha, e dunque dove c’è più disuguaglianza dovrebbe esserci più corruzione. Non è così?