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 2015  agosto 01 Sabato calendario

MINISINI: «IO SINCRONETTO NON UCCIDO LA MASCOLINITÀ»

In fondo basta non darci troppo peso. Perché, come ci racconta in chat Giorgio Minisini, non c’è paragone fra i mille sostenitori e alcune voci discordanti che insinuano sulle inclinazioni di questo 19enne. Il terreno è viscido, ma il due volte bronzo nel sincro misto è fin troppo maturo e paziente, alla sessualità arriviamo con calma, tutto tramite facebook. A casa Minisini il tema è noto ma in questi giorni l’euforia è tale che nulla spegne il sorriso familiare e anzi tutto fa proselitismo per questa disciplina nuova. Di cui è giudice internazionale papà Roberto, macellaio.
Dunque, nel mondo il sincronetto è lambito da sorrisi, i pregiudizi resteranno sempre e gli spifferi arrivano anche a Ladispoli, il paese laziale dei Minisini. «Un leone di tastiera (un anonimo in chat) - racconta Giorgio - scrive che la mia partecipazione ai mondiali è il primo passo per la legalizzazione dell’omicidio degli eterosessuali, il che comprenderebbe anche me… Il sillogismo è poco chiaro».
Già, esagerazioni tipiche dei social, facile ironizzare confondendo la grazia e potenza delle pose di Giorgio con l’ambiguità sessuale. «Ma il supporto - dice - è mille volte superiore ai pareri di certe persone, perciò le parole di chi è prevenuto mi scivolano addosso. Sono assurdità. Pratico dai 6 anni, dunque in 13 stagioni ne ho sentite troppe». È fidanzato Giorgio, «dall’aprile di due anni fa». Con la sincronette Eleonora Cordeschi, allenatrice giovanile.
Il duplice bronzo in realtà non è bronzeo, non è particolarmente fisicato, comunque fa da traino alla disciplina valorizzata 6 anni fa dalla medaglia mondiale a Roma di Beatrice Adelizzi. «Bea, sei la nostra dea», era lo striscione campeggiante alle gare della brianzola che a 22 anni si ritirò per laurearsi in chimica. Anche Giorgio è là in alto, dal podio (anche delle congratulazioni) non scenderebbe mai, con le sue donne, ovvero Manila Flamini e Mariangela Perrupato. Inscenano binomi sensuali e fascinosi.
In fondo vari sport sono di dubbia virilità, si pensi alle coreografie del pattinaggio artistico analoghe al piglio che Giorgio mette in acqua ma ambigue. Persino la ginnastica è talmente artistica, al corpo libero, da essere eccessivamente aggraziata. Fatto sta a certi sorrisetti Minisini è abituato. «All’inizio temevo mi prendessero in giro, qualche volta è capitato e allora mi incoraggiava Marco». Suo fratello maggiore, sincronetto, poi pallanotista. «In spogliatoio sono sempre da solo. Nelle giovanili è capitato di farmi battere da una donna, del resto le ragazze maturano prima».
Lo chiamano sirenetto, e Giorgio non impazzisce ma accetta. Si ispira all’americano Bill May, 36enne iridato a Kazan, il primo a battersi perché il sincronizzato fosse anche maschile. In acqua evita travestimenti. L’argento russo Maltsev aveva i capelli incollati e un costume simile alla giacca dell’Armata rossa, ma in teoria era un segnale di mascolinità, da contrapporre alle insinuazioni sull’effeminatezza, al culto della mascolinità e alle leggi intolleranti sui gay in Russia. Nulla comunque sgretola le certezze di Giorgio. «Speriamo solo che il misto diventi olimpico, se ne sta parlando per Tokyo 2020».