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 2015  agosto 02 Domenica calendario

I RICCHI CINESI IN FUGA DALLA CINA

Li Ka-shing, l’uomo più ricco non solo della Cina ma dell’intera Asia, sta cercando in modo soft di scappare in Occidente. E non lo ha deciso ora in seguito al botto della Borsa di Shangai: a quanto pare il fondatore della Cheung Kong Holdings, uno dei più importanti gruppi al mondo, già dal 2013 ha iniziato a mettere in vendita proprietà per quasi sei miliardi di euro. Aprendo nel frattempo una massiccia campagna di acquisizioni in Occidente. Lo hanno rivelato i giornali di Hong Kong commentando la decisione, peraltro non ancora confermata, di vendere il Century Link: 360mila metri quadri nell’area di Pudong, a Shangai, destinati al commercio. La società ha fatto sapere che non intende « commentare i rumors del mercato», ma secondo gli analisti la strategia di Li prevede l’abbandono della Cina. Decimo nella classifica dei paperoni mondiali, Li Ka-shing ha un patrimonio personale stimato da Forbes in 26,5 miliardi di dollari Usa. Tra le perle della sua holding c’è la Hutchinson Whampoa, conglomerata cui fa capo fra l’altro il carrier telefonico Tre Italia. Un’analisi del suo comportamento è stata fatta sul South China Morning Post da Alvin Cheung Chi-wai, direttore associato della Prudential Brokerage: «È ormai la strategia del suo gruppo. Vende ad alto prezzo in Cina e acquista massicciamente in Occidente. Il gruppo è pieno di contanti, dato che negli ultimi due anni ha venduto moltissimo». Già nel novembre 2011 un rapporto della Bank of China e di HuRin, la Forbes cinese, aveva rivelato che su 980 cinesi in possesso di un patrimonio di oltre 10 milioni di yuan, l’equivalente di 1,1 milioni di euro, il 46% sognava di poter lasciare la Cina, il 14% stava per farlo in concreto, e almeno un terzo aveva già spostato i capitali. In media con 42 anni di età e un patrimonio da 60 milioni di yuan, gli interpellati dicevano di essere soprattutto preoccupati per la sicurezza dei loro beni. «Un quadro giuridico con troppe zone d’ombra, un peggioramento dell’ambiente per gli investimenti, l’aumento del costo della vita e la tassazione troppo alta: questa insicurezza è come una enorme nuvola nera che incombe sulle nostre teste», sintetizzava uno degli intervistati. E un altro: «Riuscire a ottenere un passaporto di un Paese straniero è come fare una polizza assicurativa». Un aspetto particolare di questa fuga era il gran flusso di mogli dei ricchi cinesi che venivano a partorire negli Stati Uniti e in Canada con un semplice visto turistico, in modo che i nascituri potessero acquisire la cittadinanza di quei Paesi. Adesso, anche il numero uno del capitalismo cinese si comporta come se la pensasse allo stesso modo.