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 2015  agosto 02 Domenica calendario

NOZZE D’ORO

Una dichiarazione d’amore dopo 25 km di bracciate con lo stomaco stravolto. Simone Ruffini insegna come trasformare la fatica in romanticismo e passa dalla miscela di gocce antinausea e carboidrati liquidi alla proposta di matrimonio con la stessa velocità in cui Clark Kent diventa Superman. Solo che lui ha la faccia da Clark, con l’occhiale importante e il capello scombinato, anche quando diventa supereroe.
L’alternativo del fondo non risponde alla descrizione del fachiro, ma visto che pure Matteo Furlan, bronzo nella 25 e nella 5 km, non somiglia proprio allo stereotipo del nuotatore d’acque libere a questo punto è chiaro che la nostra nazionale ha cambiato faccia. Si è trasformata da una banda di caimani in cerca di imprese a un gruppo di caparbi hipster. Senza smettere di ammassare medaglie.
«RIPRESO PER I CAPELLI»
Per noi, che ci stanchiamo pure a guardare chi nuota per quasi 5 ore tra le boe del fiume Kazanka, pare impossibile anche solo che Simone respiri dopo il massacro e gli imprevisti della gara. Lui invece ha la lucidità per discettare sulla differenza che c’è tra i Marta sui Tubi e i Nobraino, il folk italiano che ha fatto da colonna sonora alla sua storia d’amore con Aurora Ponselè.
Di solito ci vogliono 50 anni per arrivare alle nozze d’oro, lui le ha messe insieme subito e non ha neppure l’anello al dito, ma è uscito trionfante dalla maratona del nuoto e ha festeggiato con un foglio di fidanzamento: «Aurora, vuoi sposarmi?». Lei pare più confusa che felice: «Sì certo ma prima c’è Rio, le Olimpiadi e dobbiamo comprare casa. Adesso viviamo in foresteria. E poi dove ci sposiamo? Ne abbiamo di chilometri da fare prima della cerimonia». Mentre sul fronte sposa scatta Kazansia, lo sposo smaltisce tutto istantaneamente: malesseri, paure, emozioni, rifornimenti, colpi di genio e di testa. Va tutto giù come i liquidi assorbiti in quei 25km movimentati. L’improvvisata del matrimonio lascia il molo palpitante, mentre Simone è impassibile dietro il suo occhiale retrò. La gara, ormai trasformata in romanzo, in teoria sarebbe potuta diventare un inferno. Al quarto giro Ruffini vomita, al sesto è uno straccio, «lo abbiamo ripreso per i capelli». E lui si è rianimato, è rimasto solo con l’americano Meyer e Furlan dietro arrancante e deciso a non mollare il podio. Ruffini ha vinto in 4 ore 53 minuti 10 secondi e ci ha messo un istante a tornare come nuovo. Tanto arzillo da capire che è il momento di avere una moglie: «Io sono lavoro, passione e cuore. Tutto insieme»
LA FESTA GALEOTTA
Simone e Aurora si conoscono da 6 anni, non è stato un colpo di fulmine. Si sono incrociati a una festa a Pesaro e sono rimasti compagni di nuoto per un po’ «poi da cosa nasce cosa, avevamo mondi in comune». Si torna a Marta sui Tubi «ai concerti e alla fatica insieme». Ruffini ha seguito Ponselè a Roma e da un anno lavora con Emanuele Sacchi che con gli ori della 25km ha una certa confidenza. Ne ha già vinto uno con Valerio Cleri, nel 2009, quando ancora circolava la prima generazione della scuola italiana di fondo, quella di bravi ragazzi, muscolosi, dediti al lavoro, fissati con l’acqua e con il coraggio. Questi, con i baffi curati, le sneaker alte, le dita rapide sui tasti del tablet e le trovate folli hanno la stessa passione dei maestri e un altro approccio alla competizione. Non si fanno ossessionare e non hanno paura di portare la loro vita in acqua. E nemmeno di tenersi la faccia da Clark Kent.
Giulia Zonca, La Stampa 2/8/2015