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 2015  agosto 02 Domenica calendario

COM’È ALLEGRO TIFARE ANCHE IN SERIE D. IL RECORD DEL PARMA E IL BELLO DEL CALCIO

Se ti cancellano, non ti lascio. Se la squadra sparisce, ecco che cresce la fede dei tifosi nella reincarnazione sportiva. L’ultimo caso arriva dal Parma: oltre 4mila abbonamenti in quattro giorni, nuovo record per la Serie D. Un anno disgraziato e senza soldi, dalle promesse di Ghirardi ai fantascientifici bonifici di Manenti, non ha generato rigetto in una piazza abituata a lauti banchetti pure al di sopra delle reali possibilità. Il nuovo Parma 1913, della cordata locale in cui spicca il nome di Barilla, un po’ attinge a quel passato di grandeur : Nevio Scala presidente, Gigi Apolloni allenatore, ma una squadra tutta da fare che si raduna domani, e l’orizzonte non è Wembley ma le trasferte con Correggese e Fiorenzuola. Eppure,il pubblico risponde in massa, può essere una stagione da sold-out. Il boom ha tante spiegazioni: gli abbonamenti costano poco (25 euro in Curva Nord l’offerta migliore, già esaurita on-line) e qui non ci sono lacciuoli (biglietti nominativi, tessera del tifoso), che però scatteranno, paradossalmente, a complicare tutto, se il numero di tessere staccate dovesse superare 7000. «Faremo un calcio biologico», ha promesso Scala, e Apolloni non esclude neppure il ripescaggio in Lega Pro: «Se ci sarà l’opportunità, ben venga». I tifosi intanto possono comprare quote di una newco, Parma Partecipazioni Calcistiche Srl, che affiancherà la cordata di azionisti. Un progetto simile nel dicembre 2010 salvò il Bologna dal fallimento: lì il popolo raccolse un milioncino.
Un anno fa era sparito il Siena: la nuova Robur, col presidente italo-svizzero Antonio Ponte, è ripartita dalla D, ha fatto 3893 abbonati (record allora, ora battuto), contro i 5058 della stagione precedente in B, ha vinto il campionato e lo scudetto dilettanti, ha riconquistato i tifosi in una dimensione più piccola ma più autentica. Racconta Lorenzo Mulinacci, presidente del Siena Club Fedelissimi: «È stato come cliccare il tasto reset sul computer: dopo tanti anni sotto la cappella del Monte dei Paschi, la città ha dovuto fare un atto di amor proprio. Abbiamo riscoperto il piacere di andare in trasferta senza vincoli e senza scorte, di comprare il biglietto al botteghino all’ultimo momento, di giocare sempre la domenica alle tre. È un segnale forte, chi governa il calcio dovrebbe trarne spunti di riflessione. Adesso, in Lega Pro, con tanti vincoli e il calendario spezzatino, forse faremo meno abbonati». Siena ha riavviato il sistema anche nel basket, in B ha fatto oltre duemila tessere e vinto il campionato, dopo aver perso nei play-off contro la Fortitudo Bologna, altra nobile ritornata adesso in A2 con la spinta di tremila abbonati.
Era sparito ed è rinato in D anche il Padova: ha conquistato la promozione con 3511 abbonati, ne ha staccati fin qui 244 per il prossimo campionato. Con proporzioni diverse, un fenomeno simile si verificò con Fiorentina e Napoli: precipitarono all’inferno ma riallacciarono il legame con i tifosi. La Fiorentina sparì nel 2002, nell’ultimo anno di A aveva 23mila abbonati. Rinacque in C2 come Florentia Viola, staccò 17mila tessere e toccò 40mila spettatori col Savona, s’innamorò di Riganò dopo Batistuta, e il ricordo di quella stagione resta dolcissimo. Il Napoli di De Laurentiis, nel 2004, al primo anno di C1, contò 19.065 abbonati, il doppio degli ultimi anni di B prima del fallimento. E i Glasgow Rangers, precipitati in quarta serie nel 2012 con una bacheca da 115 trofei (ora sono in Championship), hanno portato comodamente 49mila persone allo stadio. Bisogna tornare indietro, per prendere la rincorsa.
Francesco Saverio Intorcia, la Repubblica 2/8/2015