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 2015  agosto 02 Domenica calendario

RAI,CAMPO DALL’ORTO IN POLE COME DG. MIELI O BASSANINI ALLA PRESIDENZA

[2 articoli] –
ROMA.
Matteo Renzi dedica il primo week end di agosto alla partita Rai. Ieri il premier ha incontrato a Palazzo Chigi una serie di candidati alla carica di direttore generale della televisione pubblica, ruolo che con l’entrata in vigore della riforma di fatto diventerà un vero e proprio amministratore delegato. Ma Renzi è attento anche alla battaglia sulla nomina dei consiglieri, con il Partito democratico che punta ad assicurarne alla maggioranza cinque su sette (l’ottavo viene indicato dal Tesoro e il nono è il presidente).
Al momento, raccontano da Palazzo Chigi, tra i profili spuntati nei giorni scorsi per la presidenza sono in due a prendere il sopravvento: Paolo Mieli, attuale presidente Rcs Libri, e Franco Bassanini, fino a poche settimane fa numero uno della Cassa depositi e prestiti. Sono loro i due nomi in cima alle preferenze di Renzi e che corrispondono all’identikit tracciato a Palazzo Chigi per gestire la Rai nella fase di transizione tra il vecchio assetto e quello disegnato dalla riforma in via di approvazione in Parlamento. «Personalità - spiega- no dalla sede del governo – capaci di traghettare l’azienda in questo difficile passaggio dialogando con le istituzioni». E naturalmente in grado di superare il quorum dei due terzi in commissione, ovvero 27 voti su 40. Dietro a Mieli e Bassanini restano gli altri papabili come Carlo Fuortes (sovrintendente del teatro dell’Opera di Roma), Paolo Baratta (presidente della Biennale di Venezia) e Marcello Sorgi (ex direttore de La Stampa e del Tg1).
Al fotofinish anche la corsa per il direttore generale, ruolo sempre più centrale con il nuovo assetto della Rai. Ieri Renzi ha ricevuto una serie di candidati dg tra i quali Antonio Campo Dall’Orto. E stando a fonti vicine al premier, in queste ore sarebbe proprio quello del dirigente della Viacom, il gruppo di Mtv, il nome in cima alle preferenze del presidente del Consiglio per rilanciare la Rai grazie alla sua esperienza in campo internazionale e nel settore (ha già lavorato per Mediaset e La7). «E’ una delle proposte migliori che ha ricevuto finora», assicuravano ieri da Palazzo Chigi. Tanto da avere superato Andrea Scrosati (Sky), Vincenzo Novari (Tre) e Vittorio Colao (Vodafone). Tuttavia resta forte anche il nome di Marinella Soldi (Discovery).
Il calendario dice che domani si riuniscono i gruppi del Pd e dell’M5S in Vigilanza, martedì la commissione vota i membri del nuovo Cda quindi, mercoledì, il governo ufficializzerà i nomi del direttore generale e del presidente. Entro giovedì il nuovo Cda dovrà eleggere il presidente e la Vigilanza dovrà ratificarne la nomina con voto dei due terzi.
Ma la partita sarà dura. Non solo per le consuete difficoltà a trovare un accordo tra partiti di maggioranza e opposizione su presidente, dg e membri del Cda, ma anche perché questa volta il Pd punta al colpo grosso per portare nella maggioranza cinque consiglieri su sette di quelli che secondo la Gasparri (in attesa dell’entrata in vigore della riforma il nuovo consiglio viene eletto con la vecchia legge) vengono scelti dalla Vigilanza. «Per eleggere un consigliere bastano cinque voti e se giochiamo bene le nostre carte facciamo il pieno», spiegava ieri un autorevole fonte dem. La certezza è che il Pd ne avrà tre, Ncd uno, Fi uno, M5S uno. L’ultimo, è la tentazione democratica, potrebbe comunque restare alla maggioranza se il Pd si organizzerà bene con i partiti minori che sostengono il governo. Intanto i Cinquestelle negano di voler portare Grillo nel Cda Rai (tentazione che ha percorso il partito), ma questa volta il candidato pentastellato non sarà deciso dalle primarie sul web.
Alberto D’Argenio, la Repubblica 2/8/2015

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“QUESTA RIFORMA NON VA È SOLO UNA BRUTTA FICTION E LASCIA LA LOTTIZZAZIONE” – [Intervista a Paolo Garimberti] –
ROMA.
Paolo Garimberti, attualmente presidente del consiglio di sorveglianza di Euronews, è stato presidente della Rai dal 2009 al 2012. Tre anni che non ricorda come esaltanti: «Ho trascorso il mio tempo ad evitare guai all’azienda. Ricordo come un incubo le ore passate nei consigli di amministrazione, uno alla settimana...».
Garimberti è stato ascoltato dalla Commissione di Vigilanza: «Mi hanno chiesto cosa ne pensavo di un amministratore delegato scelto dal governo, come prevede la riforma. Ho risposto che è una cosa insana. C’era anche Gasparri. Era gonfio come un tacchino dalla gioia. Lo capisco. Al posto suo sarei un pallone aerostatico».
Garimberti, la Rai diventerà mai la Bbc?
«Solo il nostro provincialismo ne fa un mito. La Bbc è messa malissimo, tra scandali sugli stipendi gonfiati dei manager, un conduttore pedofilo, qualità scadente dei servizi, penso alla diretta sulle elezioni inglesi. La Rai sa fare molto meglio».
Come giudica il disegno di legge passato al Senato?
«La peggior fiction che la Rai abbia mai prodotto su se stessa. Prima le promesse roboanti, del tipo “Faremo la Bbc” (senza contare che, appunto, la Bbc è un mito in frantumi), e poi, come nel gioco dell’oca, questo approdo inquietante, un nuovo Cda fatto con la Gasparri! Una decisione sorprendente».
La governance Rai: si cade sempre lì.
«Sempre e ancora la stessa governance costruita per favorire l’impossessamento della Rai da parte della politica. Mi fa sorridere l’idea del futuro Cda. A riforma passata ci saranno sette consiglieri: due spettano alla Camera, due al Senato, due al governo, uno all’Associazione dipendenti Rai. Norme fatte apposta per continuare a lottizzare ».
Ci sarà un ad potentissimo.
«Sui poteri dell’ad sono d’accordo. Un sistema di comunicazione come la Rai deve essere guidato da una persona con poteri adeguati altrimenti si diventa preda di conflitti politici continui».
Però negli altri Paesi la scelta dell’amministratore delegato non spetta al governo.
«In Francia hanno capito che non si può. Prima il presidente della televisione francese era nominato dal presidente della Repubblica e veniva percepito come un suo uomo. Adesso il sistema è cambiato. C’è una commissione indipendente che esamina i candidati e sceglie».
Mi sembra chiaro che la riforma in Parlamento, così com’è, non le piace proprio.
«Hanno partorito un Topolino e non affrontano i temi veri. Il primo dei quali è il perimetro della Rai. Ha troppi canali: 13. Considerando che le risorse sono quelle che sono, ne basterebbero 5: due generalisti, uno di sport, uno di cultura, uno di informazione 24 ore su 24».
E c’è la questione del canone.
«Il canone è ridicolo, uno dei più bassi d’Europa.E’ impopolare perché viene vissuto come una tassa a favore della Rai e non come il corrispettivo per poter usare il televisore. Nessun governo italiano ha osato porre seriamente il tema».
Se ci fosse un progetto di respiro per il futuro della Rai forse ci sarebbero meno pole- miche su tutto, anche sul canone.
«Fare un buon servizio pubblico è un dovere morale. Ho sperato in una Rai nuova, autonoma e indipendente dalla politica, in una Rai che si renda conto che ormai il mondo è fatto dalla Rete e la Rai sulla Rete non c’è. Mi ritrovo invece con il nuovo Cda eletto con la Gasparri e con le solite logiche di sempre. Se questo è il rottamatore io sono Gengis Khan» Che ricordi ha dei suoi tre anni di presidenza?
«Ricordi di lunghissimi consigli di amministrazione, uno alla settimana. Ore e ore a discutere di una singola fiction, per esempio il Barbarossa che voleva la Lega... La Rai è e sarà sempre paralizzata nel processo decisionale ».
Nonostante tutto, la Rai è pur sempre la più grande azienda culturale del Paese.
«Lo era sicuramente anni fa. Oggi purtroppo non è più così. Non ci si può nascondere dietro gli ascolti di Sanremo. La Rai oggi è un’azienda senz’anima, senza identità».
Alessandra Longo, la Repubblica 2/8/2015