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 2015  agosto 01 Sabato calendario

PROVE TECNICHE DI TERZO POLO SKY SI PRENDE IL CANALE 8

MILANO.
Con il passaggio del Canale 8 del telecomando da Viacom a Sky per 19 milioni si può forse dire che esiste un terzo polo televisivo in Italia. Chi va oltre il numero sei telecomando oggi trova La7 in mano a Urbano Cairo, Mtv da ora in poi gestita da Sky e il Canale 9 acquistato recentemente da Discovery. Un terzetto di canali che da oggi si rafforzano vicendevolmente e che cominciano a mettere in discussione il duopolio Rai e Mediaset. Certo, è un terzo polo controllato da tre editori diversi, tutti però di una certa consistenza. Basti pensare che Discovery attraverso Eurosport si è assicurata i diritti delle prossime Olimpiadi e dunque succederà, per la prima volta in Italia, che la parte in chiaro della più importante manifestazione sportiva del mondo non verrà più trasmessa dalla Rai ma sul canale 9. Sky, dal canto suo rafforza ulteriormente la sua posizione nella Tv in chiaro che ora può contare su Cielo (canale 26), SkyTg24 (canale 27) e Mtv (canale 8). Quest’ultima, pur senza cambiare nome, rafforzerà gradualmente il suo palinsesto anche oltre l’edizione 2015 degli Mtv Music Awards che quest’anno si terrà in ottobre a Milano. Dunque, con passo felpato Sky comincerà a veicolare su Mtv i diritti in chiaro di alcuni grandi eventi sportivi come l’Europa League e la Moto Gp o di intrattenimento come Masterchef. La concorrenza sulla Tv generalista dunque si inasprisce e di ciò non sarà molto contenta Mediaset vista la sua posizione preminente sulla raccolta pubblicitaria in questo mercato. Certo, il core business di Sky rimane la pay tv con gli eventi e le serie in esclusiva. Ma il modello di business della televisione guidata da Andrea Zappia in Italia si sta evolvendo velocemente verso quello di una media company presente su diverse piattaforme. La pay tv di Sky è infatti oggi distribuita attraverso la modalità satel-litare, la modalità Over the top (Sky online)e il cavo di banda larga con Telecom: a tutto ciò si aggiungono i tre canali free to air.
Mediaset parte invece da una situazione opposta, essendo il suo core business concentrato sulla free to air mentre la pay di Premium rappresenta la diversificazione. Chi vincerà la sfida a medio termine nella sfida è difficile dirlo, ma la battaglia è in pieno svolgimento. Qualche mese fa, dopo un incontro tra Silvio Berlusconi e Rupert Murdoch, sono iniziati i colloqui tra i due gruppi per favorire un matrimonio tra Sky e Premium in Italia sulla considerazione di fondo che non vi è spazio per due piattaforme di pay tv, come denotano bene gli ultimi dati di bilancio. Forse anche perché in Italia non esistono le esclusive sportive vere, come succede per esempio in Gran Bretagna dove convivono BskyB e Bt. Basterebbe organizzare delle aste al rialzo per aggiudicarsi i diritti che permettano però al vincitore di avere un prodotto inattaccabile. Invece, come è successo un anno fa per i diritti della serie A, in Italia e in altri paesi europei è tutto mischiato tra pay, chiaro, digitale, pacchetti di squadre e molte altre diavolerie per permettere la spartizione degli utenti.
Ecco, in questo quadro la mossa di Sky di ieri di accaparrarsi un altro canale, l’8, che andrà a competere sul fronte della Tv generalista non aiuta certo le trattative tra Sky e Mediaset. Il gruppo guidato da Pier Silvio Berlusconi non vuole infatti uscire completamente dalla pay tv e comunque se lo facesse vorrebbe che al contempo si indebolisse la concorrenza sulla Tv in chiaro. Ma con questo terzo polo Tv che si è andato formando in maniera non omogenea ma pragmatica, la minore concorrenza sulla Tv generalista sta diventando sempre più un miraggio.
Sull’altro fronte si potrebbe invece dire che la pay tv è seriamente minacciata dallo sbarco in Europa e anche in Italia di Netflix, che ha appena siglato un accordo di distribuzione con Telecom Italia. Ma dalle parti di Sky hanno già fatto un po’ di conti. Netflix partirà con un’offerta a 6,99 euro con il primo mese gratis. In Francia vi sono 200 mila abbonati paganti, anche se in Italia fossero 300 mila a 60 euro netto Iva all’anno si arriverebbe a 18 milioni di ricavi. Molto lontano dai colossi Rai, Mediaset e Sky.
Giovanni Pons, la Repubblica 1/8/2015