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 2015  agosto 01 Sabato calendario

IN AUMENTO LE ESECUZIONI NEL 2015 È L’EFFETTO DELLA LOTTA AL TERRORISMO

Lotta a droga e terrorismo, repressione del dissenso politico, rappresaglia. Sono queste le cause che hanno fatto aumentare le esecuzioni capitali nel mondo. Nel 2014 sono state almeno 3576 mentre nei primi sei mesi del 2015 sono già arrivate a 2229 (la Cina resta il Paese con il record negativo). Nel 2013 si erano fermate a 3511 e secondo l’ultimo rapporto dell’associazione «Nessuno Tocchi Caino» l’incremento è dovuto all’escalation registrata in Iran, Arabia Saudita, Egitto e alla ripresa delle esecuzioni in Giordania, Pakistan e Indonesia. «In nome della lotta al terrorismo, Paesi autoritari hanno giustiziato e perseguitato persone in realtà coinvolte solo nell’opposizione pacifica o in attività sgradite al regime», si legge nel rapporto.
IRAN E ARABIA SAUDITA
Coloro che pensavano che in Iran l’elezione di Rohani migliorasse la situazione sono rimasti delusi. Al contrario, il numero di esecuzioni è aumentato e nel 2015 il 70% delle impiccagioni è avvenuto per reati di droga, dichiarati dall’Onu non ascrivibili alla categoria dei «reati gravi». In Arabia Saudita Re Salman, succeduto al trono dopo la morte di Re Abdullah (il 23 gennaio 2015), ha adottato una politica di «legge e ordine» che ha portato a un’ondata di esecuzioni (102 in sei mesi, il numero più alto in 5 anni), mentre in Egitto il governo «militare» di Al Sisi (insediato dopo la cacciata del presidente islamista Morsi) ha intrapreso un giro di vite nei confronti del dissenso politico che nel solo 2014 ha provocato la condanna a morte di 1434 Fratelli musulmani.
LA MINACCIA ISLAMISTA
Tuttavia, tra i passi indietro registrati nell’ultimo anno e mezzo la ripresa delle esecuzioni in Giordania è forse il più negativo. Qui la pena capitale non era praticata dal 2006 grazie al volere di Re Abdullah. Nel 2014 tensioni interne e minaccia islamista hanno portato all’impiccagione di 11 uomini e nel febbraio 2015 due membri di Al Qaeda sono stati giustiziati come rappresaglia all’uccisione di un pilota giordano da parte dell’Isis. Lo stesso è avvenuto in Pakistan dove una moratoria sulla pena di morte che durava da sei anni è stata revocata dopo il massacro di studenti compiuto lo scorso dicembre dai taleban in una scuola di Peshawar.
Ciononostante, «Nessuno Tocchi Caino» annuncia che «l’evoluzione positiva verso l’abolizione della pena di morte è confermata»: al 30 giugno 2015 i Paesi che ancora la applicavano erano scesi a 37 contro i 39 del 2013 (solo dieci anni fa erano 54). Peccato che due giorni fa il Ciad l’abbia reintrodotta.
Enrico Caporale, La Stampa 1/8/2015