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 2015  agosto 01 Sabato calendario

GIOCHI, PECHINO RADDOPPIA STADI, ARIA PULITA E DIRITTI: SI RIVEDRÀ IL MIRACOLO 2008?

Pechino si è accesa e non si spegnerà per i prossimi sette anni. Le hanno dato un’altra Olimpiade e forse un’altra vita proprio mentre la bolla economica fa tremare i mercati. Strano come a volte si possa fare la storia per mancanza di alternative: non c’era nessun altro a cui dare i Giochi invernali del 2022 e il voto alla fine serrato con la rivale Almaty (44-40) segna solo la certezza che una vera candidata non esisteva proprio. Ma alla Cina non interessa chi ha votato e perché, le basta aver vinto.
LA CAPITALE DELLA LUCE
Pechino diventa la sola città a cinque cerchi estivi e invernali e pure l’unica che nel dopo guerra abbia infuocato due volte il braciere in 14 anni. La festa posticcia davanti allo stadio che ha visto gli stratosferici record di Usain Bolt non deve tradire. La celebrazione di ieri è stereotipata e il consenso plebiscitario agita numeri da regime però Pechino saprà fare ben altro e ben prima che scatti il conto alla rovescia. Non devono costruire molto e non si parla solo di impianti piuttosto di credibilità. Hanno avuto questi Giochi jolly perché sono affidabili. Nel vuoto lasciato da una crisi profonda, già affrontata dal Comitato olimpico internazionale con un cambio delle regole per le edizioni che verranno, si voleva almeno evitare il salto nel buio e qui i riflettori sono assicurati. E alla massima potenza.
Ci sono prove certe, nel 2008 la città è stata la capitale della luce, non solo nel parco olimpico illuminato a giorno costantemente ma ovunque. Gli occhi di bue colorati i fuochi artificiali frequenti, i neon sparati sulle strade, i muri luccicanti dei palazzetti. Effetti che hanno trasformato persino lo smog, forse più facile da controllare nel mese di bonus in cui tutto era possibile. Ci sono pure i riflettori dei media e delle organizzazioni che proteggono i diritti umani di nuovo puntati a est. Pechino non è certo in linea con gli standard che il Cio richiede dal 2024, anno per cui è in corsa anche Roma, e giustamente in tanti lo fanno notare. Però la sconfitta della politica sportiva sa di riscatto per i cinesi. Per i pochi smanettoni che hanno modificato gli accessi alla rete per restare collegati a twitter e ora celebrano il futuro, «tornano i Giochi» ed è come riconnettersi al resto del mondo. Ecco, tanto per dirne una oggi a Pechino cinguettare non è semplice invece lo sarà nel 2022 come lo è stato nel 2008. Pechino voleva fare bella figura e lo vuole ancora, in quell’estate di straordinaria apertura si è adeguata a libertà non sue e là ora aspettano altra aria.
Gli stessi ragazzi che hanno manifestato per l’ultima maratona inquinata, che si sono mossi con le maschere sulla bocca e le scritte sulla maglia sono felici perché ci sarà di nuovo qualcuno a vigilare sulla qualità dell’aria. A prelevare gli stessi campioni che oggi escono dall’acqua di Rio, troppo inquinata per il triathlon e il nuoto di fondo. Chi l’avrebbe analizzata senza i Giochi?
NEVE PREFABBRICATA
Non c’è la neve, in città non serve perché basterà raffreddare gli impianti per la posa del ghiaccio, le piste stanno a centinaia di chilometri e non certo in stazioni di montagna. La dimensione cinese è una sola: enorme e saranno altri Giochi extra large forse gli ultimi dell’era spendacciona, forse i primi consegnati a caso, con le mani dietro la schiena per non prendersi troppe responsabilità. Se non altro con la certezza che il Water Cube, il Bird Nest e le altre meraviglie costruite per incantare nel 2008 sono già pronte a una nuova magia. Lucidate per l’orgoglio nazionale rifletteranno pure un po’ di Cina all’occidente. E per loro, tutti loro, è più di un successo.
Giulia Zonca, La Stampa 1/8/2015