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 2015  agosto 01 Sabato calendario

QUESTA POLITICA È UNA SCHIFEZZA

[Intervista a Claudio Sabelli Fioretti] –
La notizia l’aveva data sul suo blog, sabellifioretti.it, nei giorni scorsi. «Alla ripresa di Un giorno da pecora, il 14 settembre alle ore 13,45, sarete sconvolti da una notizia tremenda: l’anziano, cioè io, non ci sarà». Ma questo è niente, a colpire è la motivazione: «Diciamo che non ne potevo più della politica. La politica secondo me sta vivendo un ventennio orribile. E io ho bisogno di un ventennio sabbatico».
Proprio così, il principe degli intervistatori, Claudio Sabelli Fioretti, l’uomo che su Sette e poi sulla Stampa ha cesellato strepitosi ritratti di politici e politicanti, e non solo loro ovviamente, e che a Radio2 , col bravo Giorgio Lauro, aveva inventato Un Giorno da Pecora, un genere, la conversazione politica senza alcun rispetto , Sabelli, dicevamo, getta la spugna. Ce n’è abbastanza per violare le sue vacanze a Lavarone (Tn), dove solitamente, di questo periodo, si dedica all’uva Solaris.
Domanda. Sabelli, i caprioli, nottetempo, l’anno scorso, le mangiarono tutti i germogli.
Risposta. Caprioli renziani. Mi dissero: «Claudio, stai sereno». E si papparono tutto.
D. Sabelli, lei è arrabbiato con la politica...
R. La politica è una cosa bella, nobile. Ma questa è una schifezza. Comunque non è un’arrabbiatura improvvisa. Dura almeno da due o tre anni. Da un po’ dicevo «quest’anno è l’ultimo». In redazione mi trattavano come il vecchietto che va lasciato parlare. «Sì, vabbé, è l’ultimo...tranquillo».
D. E perché rimandava sempre?
R. Perché esiste il senso di responsabilità. Perché c’è un co-conduttore che va rispettato, c’è una redazione, costruita con fatica e diventata davvero bella. E c’è un pubblico che dice la sua, affezionato. Però...
D. Però?
R. Però mi sono chiesto fino a che punto e fino a quando avrei potuto andare avanti. Non mi ci vedevo, fra 10 anni, ancora a fare queste cose e a nutrire queste preoccupazioni.
D. Noia?
R. Anche. Ma non per la trasmissione, quanto per il suo oggetto: ho fatto il pieno di questa politica noiosa, ipocrita, falsa, ripetitiva. Più divertente una coda sul raccordo anulare sintonizzati su «Ascolta si fa sera» che un congresso del Partito Democratico. Faceva meglio Berlusconi: al solo pensiero di un congresso gli veniva l’orticaria. E allora faceva le feste con i ragazzini che declamavano pensieri scelti del Grande Capo, cioè lui.
D. Di questa politica voi volevate stracciare il velo...
R. E infatti, ci attaccavano per questo: voi volete mostrare che il re è nudo e loro, i politici, vengono in studio belli contenti. Anzi, gli fate un piacere.
D. Come se l’è spiegato?
R. Questi politici sono decoubertiani: per loro l’importante è partecipare.
D. E anche l’antico «purché se ne parli».
R. Esatto, però tutto oggi è aggravato dalle condizioni della politica di adesso.
D. Non si capisce più dove stiano la destra e la sinistra...
R. Dove stiano la destra e la sinistra si capisce benissimo. Stanno sempre allo stesso posto. Non si capisce dove stiano quelli di destra e quelli di sinistra.
D. E si capisce dove stiano il bene e il male?
R. Non più tanto. Ti accorgi spesso, improvvisamente, di avere stime del tutto mal riposte.
D. Prima, bene e male erano nettamente separati?
R. Abbastanza. Pensi che io, tempo fa, avevo detto che avrei smesso di fare Un giorno da pecora quando fosse caduto Silvio Berlusconi, perché mi pareva che sarebbe stata la fine di un’epoca. Silvio è caduto ma è stato l’inizio di un’epoca peggiore. Tutto sembrava chiaro allora: il Cavaliere e quel tipo di destra erano il male e la sinistra il bene. Oggi, Matteo Renzi ci spiazza tutti.
D. Rovesciamento delle parti?
R. Noi ci sentimmo anche l’anno scorso, ricorda?
D. Più o meno di questi tempi.
R. Ricorda che le avevo parlato del partitone renziano? Renzi ha inciuciato con Berlusconi, poi ha inglobato Angelino Alfano e ora fa l’amore con Denis Verdini. Appena sente parlare di opposizione Renzi mette il muso, la prende come un’offesa personale. Ad Un giorno da pecora avevamo scritto una canzone: «Siamo tutti renziani» che cantavano le nostre Ebernies, il complessino inutile. Io e il simpatico Lauro avevamo cambiato la nostra divisa: via la maglietta con le pecore e al suo posto una camicia bianca con le maniche arrotolate.
D. Renzi però è un grande polo di attrazione.
R. Selettivo. Purché non siano di sinistra, gli vanno tutti bene, presentabili o impresentabili. Meglio se impresentabili. So per certo che è in trattativa con quelli del Ku Klux Klan e con due serial killer del Nebraska. Voleva anche Bokassa. Ha rinunciato a Pol Pot perché troppo di sinistra.
D. Perché Renzi è orientato a destra, lei dice...
R. Quasi un moto istintivo: appena a destra c’è qualcuno solo, in difficoltà, lui lo salva. E invece quelli di sinistra li abbandona. Prenda Rosario Crocetta, prenda Ignazio Marino. Crocetta è stato abbandonato dal Pd sulla base di un’intercettazione che non si trova. Magari è tutto vero, ma per adesso è un diluvio di smentite. E fare uso di un minimo di garantismo? Il Pd ha salvato Antonio Azzollini. Perché? Sarà mica perché è di destra?
D. Crocetta era stato abbandonato ben prima. Avendo cambiato 37 assessori in due anni, qualche problema ce l’ha.
R. Guardi, la realtà è che il più grande figlio di cane del mondo va bene, purché non di sinistra. E che se uno si permette di attaccare i poteri forti, Renzi subito lo azzanna. Prenda Marino.
D. Prendiamolo.
R. Cosa cavolo ha fatto di male Marino? S’è trovato un Pd romano che è completamente marcio, sta cercando di barcamenarsi, ha tolto i tavolini dei bar da mezzo le piazze, ha chiuso al traffico i Fori, lotta contro le corporazioni, cerca di far lavorare gli sfaccendati, rimuove gli orrendi banchetti al Colosseo! Non sarà il piano Marshall ma non è nemmeno un souk africano. Improvvisamente, invece, è tutta colpa di Marino.
D. Un capro espiatorio?
R. Ha preso fuoco la pineta di Fiumicino e tutti a dire «Marino, Marino».
D. Tutti gli riconoscono che «è onesto».
R. Appunto, lo dicono come fosse un problema. Che cosa ha fatto meno di Francesco Rutelli o Walter Veltroni per essere svillaneggiato così? Annuncia la lotta ai poteri forte e tutti addosso. Ha il carisma rovesciato.
D. Carisma rovesciato?
R. Sì, guardi, io odio il concetto di carisma, che ritengo una puttanata. Ma se una turista scivola all’Altare della Patria tutti sono pronti a dire: «Marino, Marino, co’ tutti ’sti gradini». L’unica cosa di cui si deve vergognare il sindaco è la Panda rossa.
D. Per via delle multe, lei dice?
R. No, macché. Per via che è una macchina da poveracci, da persone semplici. Una Panda rossa! Roba da comunisti. Vuoi mettere una Flavia blu con autista? E vogliamo parlare di Giuliano Pisapia?
D. Che c’entra, Pisapia, adesso?
R. Perché non si ricandida? Forse perché sta sulle palle a Renzi? Il sospetto non mi molla. Ma quei pochi non-renziani che ci sono saranno tutti consegnati alle autorità costituite?
D. Insomma, lei Sabelli lascia perché l’han fatta arrabbiare.
R. E magari anche perché sono stanco, avendo comunque 71 anni.
D. Beh, non faccia l’anziano per davvero, Sabelli. Gli ascoltatori si chiederanno come mai uno, come lei, che ha sfrucugliato anche i leader decadenti della prima repubblica, trovi quelli attuali, della terza quasi, così insopportabili...
R. Non scherziamo, eh. La gloriosa prima repubblica! Vogliamo prendere il peggiore? Prendiamo Amintore Fanfani. L’uomo che quando prometteva una riforma, la faceva. Vogliamo paragonarlo col senatore Sergio Di Gregorio, o con Domenico Scilipoti? O vogliamo mettere Ugo La Malfa con Antonio Razzi? Stiamo parlando di gente che, con i Responsabili, ha cambiato la storia della repubblica. Ma poi stiamo già alla terza repubblica? Me so’ perso la seconda.
D. Qualcuno dice che sì, siamo entrati nella terza. Però più che con questi personaggi, lei ce l’ha su con Renzi.
R. Renzi non ha mai fatto una cosa di sinistra. Ma prima, quando faceva le sue cose di destra, se glielo dicevi, si arrabbiava.
D. Oggi no?
R. Oggi non si arrabbia più, gli piace. Fa una cosa, poi guarda a destra e dice: «Va bene così? Di più? Va bene, facciamo di più». Renzi cerca l’applauso per le cose di destra che fa. Quando le fa e non c’è compiacimento s’imbroncia: «Beh, allora? Non siete mai contenti?».
D. Dunque c’è un po’ di confusione sotto il cielo politico dell’Italia, secondo lei.
R. Guardi le dico una cosa drammatica.
D. Prego.
R. Che l’unico elemento di chiarezza che vedo sono il M5s. Loro si capisce chi sono e che cosa vogliono. Pensi come siamo ridotti. Ma poi, mi scusi, Renzi ormai lo critica pure Maria Elena Boschi.
D. Mi sono perso un passaggio?
R. Massì su Sette. È stata durissima, spietata, direi quasi violenta. Ha detto che è disordinato. Ingrata.
D. Però Deborah Serracchiani, vicesegretario, ha detto che il Pd su Azzollini deve chiedere scusa. Non è stata una critica al segretario Renzi?
R. Poteva aspettare un altro po’. Debora l’ho sempre adorata. Ma diventare renziani fa evidentemente perdere la testa. Non poteva chiedere scusa prima, visto che sapeva come sarebbe andata? Lei doveva dire: «Mi aspetto che i miei colleghi al Senato, non facciano puttanate del genere».
D. È arrabbiatissimo. Speranze ne ripone?
R. Non è il periodo giusto per fare questa domanda, me la rifaccia l’anno prossimo. Oggi il mio cuore è pieno di giubilo per l’arrivo di Verdini nelle file della sinistra.
D. Sa che hanno polemizzato con L’Unità perché, l’altro ieri, ha aperto con un’intervista all’amministratore dell’Enel sulla banda larga anziché su Verdini?
R. Forse c’entrava, sa? Quella di Verdini non è una banda larga perché sono in pochi. Per non toglierci nulla, vogliamo parlare della legge sul lavoro?
D. Cioè?
R. Scusi se parlo in italiano. Il Job’s Act.
D. Quindi?
R. Se ne è parlato per anni e anni. Secondo Renzi dovevano assumere milioni di cittadini. Secondo Maurizio Landini dovevano licenziarne altrettanti. Invece non è successo niente. Non un numero spostato.
D. Lei dice i saldi fra nuovi impieghi e licenziamenti. Ci sono però le stabilizzazioni dei precari.
R. Così li licenziano l’anno prossimo.
D. Torniamo a lei, Sabelli. Posto che, a settembre, chissà cosa si inventerà e che magari ha già in testa, vuol dire che non sono già venuti a fargli delle offerte?
R. Le sirene sono sempre esistite. Bisogna saperne valutare il canto. Cedere o no? Lasciamo passare le vacanze, ci penseremo.
D. Vacanze senza pensieri, allora.
R. Nel senso che lascio senza preoccupazioni, perché Lauro s’è consolidato, anzi è molto più bravo di me. Continua lui e sono contento. La cosa curiosa è che, per sostituirmi, abbiano preso una comica, e pure bravissima. La migliore comica sul mercato.
D. Geppi Cucciari a parlare di politica.
R. Tutti possono parlare di politica. Ma è come se avessero detto: via Sabelli Fioretti, arriva Totò.
Goffredo Pistelli, ItaliaOggi 1/8/2015