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 2015  agosto 01 Sabato calendario

DA GOLDMAN AL MONTE

Quando nell’aprile del 2014 il numero uno di BlackRock, Larry Fink, incontrò il milieu della finanza italiana a Palazzo Mezzanotte, Massimo Tononi faceva gli onori di casa. Non solo in qualità di presidente di Borsa Italiana, ma anche perché i quasi vent’anni trascorsi ai vertici della Goldman Sachs hanno fatto di Tononi uno dei volti più noti agli investitori internazionali.
Una peculiarità che, si dice, lo avrebbe avvantaggiato nella corsa per la presidenza del Monte dei Paschi. Già venerdì 24 luglio i tre soci pattisti della banca senese, cioè Fondazione Mps, Btg Pactual e Fintech Advisory, gli hanno spianato la strada con una candidatura formale, condivisa anche da Alessandro Falciai (Millennium Partecipazioni) e Axa, mentre la nomina ufficiale è attesa per il mese di settembre.
Il dato è significativo anche perché l’unanimità è sempre stata rara nei conclavi senesi e lo è soprattutto quando ai posti di comando si avvicina un forestiero. Così fu nel 2012 quando la candidatura di Alessandro Profumo fu osteggiata dalla minoranza cattolica del Partito Democratico. Oggi invece il consenso intorno al nome di Tononi sembra solido e trasversale, circostanza che molti motivano con il profilo particolarissimo del candidato.
Non c’è dubbio che un top banker di profilo internazionale abbia le carte in regola per rappresentare una public company che ormai non è senese più di quanto non sia americana o cinese.
Entrato in Goldman Sachs a fine anni Ottanta, Tononi prese parte a importanti deal al fianco di professionisti come il mentore Claudio Costamagna (oggi presidente della Cassa Depositi e Prestiti), Paolo Zannoni, Federico Aliboni, Lorenzo Grabau e Massimo Pappone. Dopo aver seguito l’acquisizione del Rolo da parte del Credit e l’intervento di Ina-Bnl sul Banconapoli, nel 1997 fu tra gli attori della più grande operazione di m&a italiana fino a quel momento, cioè il matrimonio tra Ambroveneto e Cariplo da cui sarebbe nata Banca Intesa. Difficile affermarlo con certezza, ma probabilmente per Tononi quello fu uno dei primi incontri con un importante interlocutore, Giovanni Bazoli. I contatti con la finanza cattolica del resto avrebbero caratterizzato tutta la sua carriera fino al recente ingresso nel cda di Mittel. Sarebbe un errore però descrivere il futuro presidente di Mps come un tecnico tout court, lasciando in ombra i numerosi incarichi istituzionali ricoperti finora. A partire dal ruolo di assistente personale di Romano Prodi ai vertici dell’Iri. Dal 1993 al 1994, insieme a Daniele De Giovanni (responsabile per l’industria), il banker contribuì alla ristrutturazione dell’ex partecipata statale prima di tornare alla Goldman Sachs. Il rapporto di stima e di amicizia con il professore è stato una tappa fondamentale per Tononi, che non ha mai fatto un mistero delle proprie inclinazioni politiche. Al punto da versare un contributo di 100 mila euro per la campagna elettorale del 2006 e accettare poi la carica di sottosegretario all’Economia, mentre alla guida del ministero c’era Tommaso Padoa-Schioppa. Dopo la breve esperienza politica Tononi tornò senza indugio alla Goldman anche se, stando ai rumor, in Italia non sarebbero mancate candidature a posizioni di prestigio. Nella primavera del 2012 il suo nome fu speso sia per la presidenza di Unicredit sia per la direzione generale di Intesa Sanpaolo dopo l’uscita di Marco Morelli, mentre nel 2014 prese quota l’ipotesi di una sua nomina ai vertici di Telecom Italia. Oggi l’incarico a Siena potrebbe finalmente aprire a Tononi le porte di una grande banca italiana, anche se con un ruolo più istituzionale che operativo.
Se questo è il cursus honorum del futuro presidente, più difficile è decifrare il significato politico e le finalità strategiche della sua candidatura. Le scuole di pensiero in proposito sono almeno un paio. C’è ad esempio chi pone l’accento sul ruolo del Tesoro di Pier Carlo Padoan, anche in forza del 4% attualmente detenuto nella banca. In questo caso, si mormora, l’arrivo di un affermato top banker esperto di m&a e con buone entrature nella finanza internazionale potrebbe preludere a un’operazione industriale di ampio raggio incentrata sulla Cassa Depositi e Prestiti o sulle Poste, ormai prossime all’ipo. Ma questa non è l’unica lettura proposta. C’è infatti chi individua una matrice marcatamente bazoliana nella nomina di Tononi, una mossa che di fatto porterebbe finalmente il Monte nell’orbita della finanza cattolica. Negli ultimi dieci anni sono state numerose le fasi di avvicinamento tra Siena e Milano anche se, proprio in forza della loro intrinseca diversità, i due mondi non si sono mai davvero incontrati. L’arrivo di Tononi a Rocca Salimbeni potrebbe insomma segnare una svolta e, aggiunge qualcuno, spianare la strada a un’operazione che coinvolga magari una grande banca del Nord come Ubi.
Luca Gualtieri, MilanoFinanza 1/8/2015