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 2015  agosto 01 Sabato calendario

ARU: «IO E NIBALI ALLA VUELTA PER VINCERE»

Ambizioso, forte, determinato, talentuoso. Quattro aggettivi che possono dare un’idea abbastanza precisa di chi è Fabio Aru. Lo scalatore dell’Astana sta per riattaccarsi il numero sulla schiena. Lo farà da domani a sabato al Giro di Polonia, partenza da Varsavia traguardo finale a Cracovia. Aru manca dal palcoscenico da domenica 30 maggio, tappa finale del Giro d’Italia. Una corsa alla quale il 25enne sardo — passato professionista proprio il 1° agosto di 3 anni fa — si era avvicinato con grandissime aspettative, ma che, a causa di un virus, aveva rischiato di vedere in tv dal divano di casa. Il Giro, però, seppure attraverso momenti di difficoltà, gli ha riservato la gioia di due successi di tappa e il secondo gradino del podio, dietro a sua maestà Alberto Contador. Ora il Giro di Polonia e, da sabato 22, la Vuelta, il grande obiettivo di fine stagione, nel quale troverà gente come Froome, Quintana, Valverde (il podio dell’ultimo Tour), Van Garderen, Rodriguez. Al suo fianco, in Spagna, «l’ingombrante» presenza di Vincenzo Nibali.
Aru, come va?
«Bene, due giorni fa sono tornato a casa a Lugano dopo un ritiro di venti giorni in altura al Sestreire. Con me c’erano Tiralongo, Rosa e Zeits, più Mazzoleni (l’allenatore, ndr) e Inselvini (il massaggiatore, ndr)».
Quest’anno finora ha fatto più giorni di ritiro in altura che giorni di corsa, solo 36.
«È vero. Corse ne ho fatte poche, ma impegnative: Parigi-Nizza, Catalogna e Giro. Ora Polonia e Vuelta. Tutte gare WorldTour, tutte di alto livello. Però arriverò alla fine con un’ottantina di giorni in montagna, tanti tanti. Tornerò al Sestriere anche prima di andare in Spagna».
Quali gli obiettivi in Polonia?
«Non lo prendo come un allenamento, ma mi servono ritmo e chilometri. Non ho grandi ambizioni di classifica, anche se io spero sempre di fare bene. Però credo sia impossibile».
Fisicamente come si sente?
«Bene, il peso è su 61 chili, ho buoni valori di potenza. Sono sui livelli del 2014 e per la Vuelta conto di crescere ancora. Con un anno in più di maturazione vedo che il mio motore rende meglio anche a bassi regimi».
Pensa spesso alla Vuelta?
«Sono molto concentrato. Credo di potere fare meglio anche dello scorso anno. Abbiamo una squadra abbastanza forte».
Anche troppo forte...
«Meglio tenere il profilo basso».
Sì, ma Nibali?
Sorride. «Correremo tutti per far bene, con un unico obiettivo. Manca solo Contador, ma va bene così. Anzi meglio. A me piace il confronto diretto».
Sì, ma Nibali?
Sorride ancora. «Ci siamo parlati a lungo al telefono anche giovedì. È uscito in gran forma dal Tour, la vittoria gli ha dato tanto morale. Alla Vuelta farà bene perché lui fa parte di una ristrettissima cerchia di fuoriclasse. E poi siamo professionisti, sappiamo fare il nostro lavoro, conosciamo le regole di squadra. Con lui ho un buonissimo rapporto, anche se non corriamo mai assieme. A parte il Mondiale, l’ultima volta fu al Giro 2013: due anni, una vita».
Insomma, non teme che possa diventare proprio Vincenzo l’avversario più tosto?
«Assolutamente no. Vincenzo è meglio averlo come compagno. I problemi li avranno gli altri».
E Beppe Martinelli a tenervi buoni, visto che c’è anche Landa, corridore in grande ascesa e che sarà sulle strade di casa...
«Vedremo».
Quinto posto finale e due tappe, gli applausi degli spagnoli: che ricordi ha della Vuelta 2014, delle sfide con Contador e Froome?
«È stata una corsa molto importante per me. Non sapevo come avrebbe reagito il mio fisico al doppio impegno, Giro e Vuelta. E con un livello così alto. Ne sono uscito fortificato, più consapevole dei miei mezzi».
Sono passati due mesi: che cosa le ha lasciato l’ultimo Giro?
«Mi ha insegnato molto. Un conto è andare forte quando va tutto bene, quando sei allenato alla perfezione. Un altro è dovere reagire alle avversità. Prima del via ho avuto davvero paura di essere fuori dai giochi. Poi ci sono state tappe, come la crono e soprattutto Verbania, che ho chiuso morto. Ma ho saputo reagire, ho tenuto duro, non ho mollato, mi sono rialzato. Alla fine non pensavo però di andare così forte. La vittoria del Sestriere è nel mio cuore, quella di Cervinia conta di più. Quella è speciale perché per me è stata una liberazione. Poi un giorno in rosa, un’emozione incredibile, anche se alla fine ero arrabbiato per come era andata la crono. Ma Contador quel giorno è stato di una superiorità pazzesca, ha fatto una prestazione fantastica».