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 2015  agosto 01 Sabato calendario

ZANARDI DA SBALLO: «VINCO PERCHE’ PROVO EMOZIONI»

«Che poker d’assi. Mazzone è l’asso di cuori, perché solo col cuore ti riprendi da una tetraplegia. Porcellato è l’asso di fiori perché è un tocco femminile. Podestà l’asso di quadri perché è meticoloso, preciso. Io quello di picche, cioè quelle che do agli avversari». Alex Zanardi sintetizza così una giornata memorabile per il paraciclismo azzurro. Quattro ori ai Mondiali di Nottwil nelle crono individuali e l’Italia balza in testa al medagliere: 9 medaglie di cui 5 d’oro su 25 già assegnati. Il giorno perfetto per la nazionale del c.t. Mario Valentini si apre col successo nella categoria H2 di Luca Mazzone, che si riprende la maglia iridata già vestita in Canada nel 2013. Poi nella H3 arriva il primo titolo nella handbike di Francesca Porcellato, un palmares da brivido tra atletica e sci. Nella H5 la conferma di Zanardi, con 40” sullo statunitense Oscar Sanchez e 52” sul sudafricano Ernst Van Dyk, a due giorni dal trionfo nella staffetta. E nella H3 Vittorio Podestà si rifà dell’argento di un anno fa, battendo lo svizzero Heinz Frei.
Zanardi, lei non morde mai le medaglie. Ma che sapore ha questo oro?
«Penso di avere fatto una delle mie migliori crono di sempre».
Eppure all’inizio non era davanti.
«Sì, è vero. E ciò non era incoraggiante. Poi all’inizio della seconda salita ho saputo di essere terzo. Avrei potuto spingere per recuperare, ma la gara non l’avevo pensata così. Quando ho visto davanti a me l’auto dell’Olanda che seguiva Tim De Vries (poi 4°, ndr) ci ho dato dentro e, allo scollinamento, l’ho ripreso».
Come è stata la discesa?
«Folle. Ho toccato gli 83 orari, ho sbagliato una curva ma ho ripreso. Verso la fine m’hanno detto che era questione di secondi e ciò m’ha fatto spingere».
Non ha utilizzato il casco da crono. Perché?
«Perché pesa 150 grammi in più di quello normale. Anche per il computerino ho scelto quello più semplice che pesava 46 grammi in meno».
Appena vinto ha telefonato a Timo Glock, compagno di avventura nella 24 Ore di Spa che avete corso nell’ultimo fine settimana con Bruno Spengler sulla Bmw Z4 GT3 della Roal Motorsport. Che cosa vi siete detti?
«Timo è un grande appassionato di ciclismo. Gli ho detto: “Tu mi hai insegnato a guidare, io a pedalare”».
Dediche, ringraziamenti?
«Podestà è stato il mio mentore, non sarei qui senza di lui».
A 48 anni, tante medaglie, tante gioie. Ce ne vuole per buttarsi giù per una discesa a 83 all’ora a pochi centimetri dall’asfalto.
«Con l’andare del tempo ciò che conta è innamorarsi di un progetto. Se ti costa sacrificio allenarti, è difficile arrivare qui. Io ho la fortuna di provare meraviglia, di emozionarmi della bellezza delle querce, dei castagni, dell’autunno. E siccome amo la bicicletta, vado».
Stare svegli 24 ore per una gara automobilistica e poi vincere un Mondiale è così semplice?
«Fare le cose in quest’ordine è dannatamente complicato».
Ha perso anche diversi allenamenti.
«Il mio preparatore, Francesco Chiappero, è un fenomeno nel capire quando bisogna rallentare. Ha caricato fino al 20, poi dal 21 sono andato a Spa».
È cambiato il suo approccio mentale alla gara negli anni?
«C’è una componente che a 20 anni non avrei mai saputo tirare fuori. A 20, o anche a 30 anni, sei forte, resistente. Ma non sei così cazzuto».