Corriere della Sera 1/8/2015, 1 agosto 2015
Si è parlato di «delitto di Stato», sono state avanzate ipotesi di ogni tipo, ma pare proprio che la tragedia di Mayerling sia stata il prodotto di un amore contrastato e impossibile
Si è parlato di «delitto di Stato», sono state avanzate ipotesi di ogni tipo, ma pare proprio che la tragedia di Mayerling sia stata il prodotto di un amore contrastato e impossibile. Lo confermano alcune lettere della protagonista femminile, Maria Vetsera, emerse dal caveau di una banca di Vienna, dove erano state depositate nel lontano 1926. Non aveva ancora compiuto 18 anni la baronessa Vetsera, il 30 gennaio 1889, quando venne ritrovata morta nella tenuta di caccia di Mayerling, nella Bassa Austria, insieme all’amante Rodolfo d’Asburgo, figlio dell’imperatore Francesco Giuseppe ed erede al trono dell’Austria-Ungheria, regolarmente sposato con Stefania del Belgio. La versione secondo cui Rodolfo si era sparato dopo aver ucciso l’amante consenziente è stata molto contestata, ma le lettere di Maria, una scoperta «sensazionale» per la Biblioteca nazionale austriaca, sembrano confermarla: «Perdonatemi per ciò che ho fatto — scriveva alla madre —, non potevo resistere all’amore. D’accordo con lui, vorrei essere seppellita vicino a lui nel cimitero di Allad. Sono più felice nella morte che in vita».