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 2015  luglio 31 Venerdì calendario

Anche i ricchi lavorano– Nella serie televisiva Downton Abbey, che racconta di una famiglia dell’aristocrazia britannica e della sua servitù all’inizio del secolo scorso, alcuni dei padroni di casa non hanno mai sentito il termine weekend

Anche i ricchi lavorano– Nella serie televisiva Downton Abbey, che racconta di una famiglia dell’aristocrazia britannica e della sua servitù all’inizio del secolo scorso, alcuni dei padroni di casa non hanno mai sentito il termine weekend. La separazione tra il tempo di lavoro e quello del piacere per loro non esisteva: lavorare non era contemplato, per i ricchi e nobili. Rispetto ad allora, il mondo è oggi a testa in giù: il problema dell’extra-lavoro, cioè di chi sta in ufficio o appeso al computer per più di 50 ore la settimana, riguarda soprattutto la parte di popolazione più ricca e istruita. Negli Stati Uniti, la quota di coloro che hanno frequentato un college e lavorano più di 50 ore la settimana è aumentata dal 24 al 28% tra il 1974 e il 2006. Recenti studi indicano che la stessa tendenza è vera in Europa: il weekend è sacro per chi svolge un lavoro non creativo, regolato dal cartellino e in genere a remunerazione più bassa. Per gli altri è spesso tempo di lavoro, reso quasi perennemente tale dalla tecnologia mobile. Regole e orari. Le ragioni possono essere numerose. I lavori meno pagati sono spesso quelli più regolati dallo Stato o da accordi sindacali, per cui il tempo di riposo è protetto da regole. In altri casi, la diffusione della parità tra sessi, anche per legge, fa sì che restare al lavoro in orari lunghi – pratica effettuata soprattutto da maschi con pochi impegni famigliari – sia socialmente poco accettabile. Ma c’è una grande forza che spinge alcuni a lavorare extra-time, ed è raramente presa in considerazione: l’elemento sociale legato alla qualità del lavoro svolto. Da un lato, rispetto ai tempi di Downton Abbey, non solo il lavoro non è più una diminuzione sociale: anzi, essere impegnati fino a sera spesso è anche una distinzione positiva di status. Il lavoro, e non più la rendita e l’eredità, è ciò che stabilisce la posizione sociale, almeno nelle società capitaliste. Dall’altro lato – e forse più importante – c’è una modificazione del concetto di lavoro: per gli impieghi a maggiore contenuto intellettuale e salario più alto, lavorare non è più legato al concetto di fatica, di catena di montaggio, di fabbrica, di cartellino. È sempre più spesso piacevolezza e sfida mentale. Scelta di vita, piuttosto che imposizione delle 40 ore sindacali. Ed è soprattutto una rottura del diaframma tra il tempo del lavoro e il tempo del piacere. Un secolo fa, i ricchi non lavoravano. Oggi – a parte eccezioni anche consistenti ma in ritirata – chi è ricco lavora. @danilotaino