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 2015  luglio 31 Venerdì calendario

CANGURI

«Dopo i due ori agli Europei di Berlino l’estate scorsa, a novembre sono stato un mese a Melbourne ad allenarmi con Mark Horton. Esperienza indimenticabile. Mi piace come lavorano e come vivono. Ho girato, visto canguri, pinguini, una natura rigogliosa. Poi, tanta vasca» (Gregorio Paltrinieri).

CORRERE «Gli italiani creano meno problemi e la squadra fa più gruppo: ci sono momenti in cui essere uniti aiuta. L’età? In A bisogna correre, anche un vecchietto come Toni lo fa, ma lui è un fenomeno. Lo scorso anno contro il Genoa abbiamo perso 5-2 a Marassi e tra noi e loro c’erano quasi 70 anni di differenza. Chi corre di più vince» (Maurizio Setti, presidente del Verona).

GLOBALIZZAZIONE «Il calcio inglese ha un’immagine strepitosa ovunque, ma ai mondiali va male dal ‘66. La globalizzazione è bella, ma se nei ruoli chiavi della squadra hai sempre e solo stranieri, poi in nazionale fai fatica» (Eric Cantona).

EINSTEIN «Se il mondo del calcio è ignorante? Diciamo che non fa nulla per non sembrarlo. Quando allenavo i giovani della Fiorentina dissi a un ragazzo, “guarda che per giocare a calcio non serve essere Einstein” e lui mi rispose “e chi è Einstein, un giocatore tedesco?”» (Arrigo Sacchi).

PASOLINI «Ayrton Senna lo conobbi a Pescara, lo ritrovai a Bologna. Alla vigilia del Gp di Imola, quel Gp, cenammo insieme. Era agitato: la macchina non va, mi disse. Era speciale: sensibilissimo, delicato. E poi c’è stato l’incontro con Pier Paolo Pasolini. Ci si ritrovava a Grado, d’estate, per le sabbiature e per giocare a pallone» (Edy Reja).

MAMMA E PAPA’ «Mamma, papà e mia sorella sono fondamentali, sono il rifugio dei momenti difficili e l’approdo sereno dei periodi buoni. A loro mi rivolgo da sempre per avere consigli. Restano un punto di riferimento fondamentale. E poi mamma e papà sono stati tennisti, quindi certe dinamiche le capiscono al volo» (Flavia Pennetta).

TOMBA «Come Tomba, nello sci, non ci sarà mai più nessuno. Papà era innamorato perso di Albertone. Tutta la famiglia Djokovic si riuniva davanti alla tv per vedere le sue gare. Facevamo un tifo indiavolato. Uno dei sogni della mia vita è ritrovarmi con Tomba in cima alla montagna di Kopaonik, dove sono cresciuto, e scendere in slalom insieme a lui» (Novak Djokovic).