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 2015  luglio 31 Venerdì calendario

CRESCONO ISLAMICI E CRISTIANI

Per l’Islam e il Cristianesimo la Cina è vicina e queste due religioni fanno presa tra i giovani. Ma questo crea ulteriori problemi anche internazionali al governo di Pechino: la ricerca sulle religioni in Cina pubblicata questo mese dal National Survey Research Center dell’Università Renmin in Cina, ha rivelato che la religione di Maometto e quella di Cristo sono le due fedi con la maggiore crescita e diffusione tra i cinesi sotto i 30 anni. Precisamente: i musulmani si «accaparrano» il 22,4% dei giovani, mentre il cattolicesimo segue a ruota al 22. Buddismo e Thaoismo, in ogni caso, restano le religioni principali del paese. Malgrado il governo cinese dica che nell’ex Celeste Impero vi siano 100 milioni di persone che praticano un culto, si stiamo siano almeno 300 milioni e comunque questa resti la nazione più atea al mondo.
Anche contro i musulmani Pechino ha attuato delle azioni discriminatorie. A luglio il governo cinese ha impedito ai musulmani di digiunare durante il mese di Ramadan: nel distreto di Xinjiang, dove sono presenti gli Uiguri, tribù musulmana di origini turche, è stato impedito il digiuno a impiegati, membri del Partito Comunista cinese, studenti e insegnanti di religione islamica. È stato ordinato ai ristoranti halal della contea di Jinghe, al confine con il Kazakistan, di restare aperti in pieno giorno pena visite più frequenti da parte degli ispettori per la sicurezza alimentare (i Nas cinesi): i membri del Pcc hanno dovuto assicurare a voce e per iscritto di non professare alcuna fede, non seguire attività religiose e non digiunare nel Ramadan. In un villaggio a maggioranza islamica, qualche mese fa, i ristoranti hanno dovuto vendere alcolici e sigarette per evitare la chiusura. La reazione islamica per il momento ha portato ad almeno 18 morti per coltello o esplosivi nella contea dello Xinjiang: tuttavia Pechino parla di terrorismo non collegato a motivi etnici o religiosi. Una campagna silenziosa con esiti tragicomici: ai primi di luglio un gruppo di nazionalisti turchi ha voluto vendicare gli uiguri assaltando e malmenando un gruppo di malcapitati turisti con gli occhi a mandorla. Che però erano sudcoreani.
Ai cattolici cinesi, già perseguitati e che hanno visto la graduale rimozione delle croci dalle loro chiese, va anche peggio. I preti e le suore della diocesi di Shanghai, il cui vescovo – Taddeo Ma Daqian - è attualmente ai domiciliari per aver lasciato l’Associazione Patriottica (la «chiesa» cattolica ufficiale cinese) per restare fedele al Vaticano, sono stati obbligati a lezioni di «rieducazione» presso l’Istituto di Socialismo di Shanghai. I primi 30 sono stati «rieducati» tra il 9 e l’11 giugno scorso; una seconda serie di «lezioni» si terrà a settembre. Tema delle lezioni: «il ruolo della legge e lo sviluppo della chiesa cattolica cinese» e «l’attuale situazione della chiesa cinese e la sua missione». Amnesty International definisce tali «lezioni» un vero e proprio lavaggio del cervello.
Antonino D’Anna, ItaliaOggi 31/7/2015