Cinquantamila.it La storia raccontata da Giorgio Dell'Arti

ALA – Certo Alleanza liberalpopolare-autonomie suonerebbe un po’ faticoso da pronunciare. Dunque, ecco l’Ala, come l’acido alfa-linoleico del sistema nervoso centrale, avverte con malcelato autocompiacimento il medico alato Barani, dimenticando che lo stesso acrostico designa anche un acido alfa-lipoico (o tiottico), cioè una molecola anfipatica (ma non per questo antipatica), oltre che, come abbreviazione, un amminoacido. Non si può dire che Verdini e compagni (di lotta) abbiano esagerato in originalità, se è vero che, anche uscendo dal campo biochimico, nell’invenzione autodefinitoria sono stati preceduti da decine di gruppi nei settori più vari, dall’architettura (Associazione libera architetti) alla biblioteconomia (American library association), dall’industria casearia alla geologia. Peggio che mai se si conta sull’aura metaforica, con la quale i poeti si sbizzarriscono da secoli. Lasciando stare la toponomastica (Punta Ala), non è da escludere che Verdini, per mettere insieme il suo movimento, si sia ispirato al celebre distico dantesco «Quali colombe dal disio chiamate, / con l’ali alzate e ferme al dolce nido», dove per «dolce nido» si intende l’approdo renziano. Senza ignorare il calcio, dove l’ala (sul modello del lessico militaresco) ha il compito di allargare il gioco alle due estremità del campo, garantendo velocità e scatto (e fatica quando si tratta di un’ala tornante). Il guaio è che un’ala degna del suo nome, come insegnano i migliori interpreti del ruolo (da Bruno Conti a Rivelino), lavora sempre a destra o a sinistra, mai al centro. Altrimenti che ala è?

PAOLO DI STEFANO