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 2015  luglio 05 Domenica calendario

TUTTE QUELLE PREVISIONI SBAGLIATE – 

Sorry, un altro po’ di Grecia. Per dire che la questione è tutta politica: l’economia, semmai, è la vittima. Il che avrebbe dovuto consigliare, anche a chi scrive, di non azzardare previsioni. Un anno fa, nel rapporto del giugno 2014, l’Ocse calcolava che il Prodotto interno lordo del Paese sarebbe aumentato dell’1,9 per cento nel 2015 e che i consumi sarebbero tornati a crescere, anche se di poco, dello 0,3%. Le previsioni erano accompagnate da questo commento: «L’economia ha iniziato a svoltare, aiutata da un forte turismo e dalla fiducia migliorata». In effetti, in aprile lo Stato greco era tornato sui mercati dei capitali, dopo essere stato in esilio per quattro anni, e aveva emesso titoli quinquennali a un tasso del 4,95%. Un successo forse esagerato ma segno che una certa fiducia era tornata. Anche due banche greche avevano potuto raccogliere denaro dagli investitori. E Atene effettuò un’altra emissione, di titoli triennali, in luglio.
Nel rapporto del novembre 2014, sempre dell’Ocse, la previsione di crescita fu addirittura rivista al rialzo: al 2,3% nel 2015 e al 3,3% nel 2016. Con i consumi privati in ripresa più netta: +0,7% quest’anno e +1,9% il prossimo. La disoccupazione ancora altissima ma in calo: dal 27 al 25,2 e al 24,1% nello stesso biennio. Nel suo rapporto di ottobre 2014 sull’economia mondiale, il Fondo monetario internazionale era ancora più ottimista: vedeva la crescita al 2,9% quest’anno che saliva poi al 3,6% nel 2019. Su queste basi lavorava la troika (Ue, Fmi e Banca centrale europea) fino verso la fine del 2014, quando furono indette le elezioni poi vinte da Syriza il 25 gennaio di quest’anno.
Sei mesi dopo, nessuno si azzarda a fare previsioni serie sul Pil greco. L’Ocse, in giugno di quest’anno, immaginava una crescita dello 0,1% nel 2015 e del 2,3% nel 2016: ma negli scenari post-referendum di oggi, che vincano i Sì o i No, quei numeri sono un sogno. Il rischio è un nuovo crollo dell’economia. Chi scrive, in gennaio ha sbagliato tutto: pensava che, vinte le elezioni, Alexis Tsipras avrebbe fatto alcune riforme, ad esempio costringere i ricchi a pagare le tasse e intervenire decisamente contro la corruzione, per poi ottenere qualche concessione dagli europei: e diventare il primo ministro della ripresa greca già in essere. Non è successo. Anzi, è crollato tutto. Mai sopravvalutare i premier greci. O – forse meglio – mai sottovalutarli.
Danilo Taino