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 2015  luglio 04 Sabato calendario

KUWAIT, 25 ANNI DOPO

Dici Kuwait e pensi alla guerra, a Saddam Hussein che il 2 agosto di 25 anni fa invase questo minuscolo e fino ad allora semisconosciuto regno. E la memoria va magari alla Guerra del Golfo che è seguita e all’appello in tv di Maurizio Cocciolone (lo ricordate? Era uno dei due militari italiani catturati dagli iracheni, l’altro era Gianmarco Bellini) o alla foto (risultata poi falsa) del cormorano ricoperto di petrolio dopo che le truppe di Saddam avevano aperto le valvole dei pozzi.
Alla vigilia dei 25 anni da quegli eventi, del Kuwait c’è ancora molto da scoprire. Accanto alla ricchezza dell’oro nero e all’arrivo dei marchi occidentali del lusso, pian piano cresce anche la consapevolezza civile, merito dell’onda delle primavere arabe, in un Kuwait in cui la partecipazione alla vita pubblica è ben radicata (la Costituzione è del 1962, la prima in un paese del Golfo), ma l’opposizione ha protestato in piazza contro l’Emiro per il rispetto pieno dei diritti e maggiore democrazia.
Oggi, comunque, con la stessa velocità con cui si costruiscono immensi centri commerciali e grattacieli, si aprono anche musei e biblioteche: recuperare e valorizzare il patrimonio storico-culturale è infatti la priorità. Una sorta di Rinascimento che ha tra i principali mecenati una donna: la sceicca Hussah Sabah al-Salem al-Sabah, moglie di Nasser Sabah al-Ahmad al-Sabah. Membri della famiglia reale, sono infatti tra i più grandi collezionisti di arte islamica del mondo (grazie ai quali qualche tempo fa arrivò anche la mostra Arte della civiltà islamica a Palazzo Reale, a Milano).
La sceicca Hussah ha donato parte della sua inestimabile collezione al Museo Nazionale del Kuwait, facendo nascere la Casa della Antichità dell’Islam, di cui è presidentessa. Con l’invasione del ’90 l’edificio venne distrutto e saccheggiato, ma a fine conflitto il Kuwait riuscì a farsi restituire dall’Iraq quasi tutti i reperti trafugati. Nel 2000 partì la ricostruzione del complesso, oggi terminata, e lì sorge anche l’Amricani Cultural Centre.
Altro simbolo sono le Kuwait Towers. Scampate alla guerra, chiuse nel 2012 per manutenzione straordinaria e oggi restituite alla città. Definirle grattacieli è riduttivo: le due più grandi sono cisterne d’acqua (in quella più alta oggi ci sono anche un ristorante e una caffetteria), mentre la terza ospita l’attrezzatura per illuminare le altre due.
Le sfere, ricoperte di acciaio smaltato turchese e grigio e simbolo dello skyline di Kuwait City, sono candidate – alla vigilia del quarto di secolo dalla guerra – a entrare tra i Patrimoni dell’Umanità dell’Unesco.