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 2015  luglio 04 Sabato calendario

NOI IN VETTA AL DI LÀ DELLE ALPI


«Veni, vidi, vici». Nibali vorrebbe imitare Cesare. Poco importa che quello non sia il messaggio che Cesare mandò a Roma dopo aver conquistato la Gallia, catturando Vercingetorige ad Alesia nel 52 a. C.: lo aveva inviato cinque anni prima dal Ponto, dopo una vittoria fulminea. Conta il modo.
La Francia era una provincia di Roma. Le strade romane portavano fino in Bretagna: la via Cozia e la Domizia per il Monginevro, la Julia Augusta per Ventimiglia, la via delle Gallie per il Piccolo San Bernardo (via Herculea) e il Gran San Bernardo... Oggi le impronte italiche vanno dalle strade al Jardin des Tuileries, creato da Caterina de’ Medici, fino alle architetture moderne di Piano, Gae Aulenti, Fuksas, Bellini.
Le prime università francesi seguivano la scolastica di San Tommaso d’Aquino, laziale. La commedia francese è figlia di Plauto, da Sàrsina, Romagna. Il primo libro stampato in Francia, nel 1470, è 1’Epistolarum libri di Gasparino Barzizza, di Bergamo. Sin dal Cinquecento i comici italiani hanno conquistato la Francia, i Gelosi e i Confidenti, ben prima di Goldoni. Tiberio Fiorilli, che rese celebre la maschera Scaramuzza, poi diventata Scaramouche, fu il maestro di Molière. Quanto all’arte, nel 1517 Leonardo da Vinci conquistò Francesco I, che lo nominò “pittore, architetto e meccanico del re”, lo ospitò nel castello di Clos-Lucé, a 500 metri dal castello reale di Amboise, e pianse sconsolato, quando, due anni dopo, morì. Se il Louvre è la più ricca galleria d’arte del mondo, al posto d’onore trovi La Gioconda di Leonardo, accanto alla Vergine delle Rocce. Puoi ammirare capolavori come Il concerto campestre di Giorgione, La Donna allo specchio di Tiziano, Le Nozze di Cana di Paolo Veronese, Lo Schiavo morente di Michelangelo, La Buona Ventura di Caravaggio.
Cellini e Canova hanno fatto scuola in Francia. Come Giambattista Lulli nella musica. Il matematico Lagrange – varò anche il sistema metrico decimale – era torinese autentico, anche se fu sepolto al Panthéon. Marinetti annunciò il futurismo su Le Figaro.
Nello sport, però, la Francia, che inventò la bicicletta, le Olimpiadi moderne e la Coppa Rimet, si sente maestra. Questo rende più preziosi i diamanti che l’Italia ha colto lì.
La bici, appunto. Si disse che la prima corsa, nel Parc de Saint-Cloud il 31 maggio 1868, fu vinta da James Moore. Non è esatto. Le gare furono quattro, il britannico ne vinse una, ma la prova più importante, La Grande Course, fu vinta dall’italiano Giorgio Giuseppe Aniceto Polonini, 19 anni, con un tempo migliore di quello di Moore.
Nelle classiche il primo italiano a conquistare la Francia fu Maurice Garin, di Arvier, Valle d’Aosta. Il 18 aprile 1897 vinse la Roubaix, battendo di due metri l’olandese Cordang. L’anno dopo fece il bis con 29’32” sul francese Stéphane. Poi, il 17 agosto 1901, si impose nella Parigi-Brest-Parigi, 1.200 km. A Brest aveva due ore di ritardo dal Lesna, dopo 950 km lo raggiunse, vinse con 1 ora 55’43” sul francese Rivierre. Alto 163 cm, Garin era Le Petit Ramoneur, Il Piccolo Spazzacamino: per aver resistito per 52 ore 11’ in sella divenne Cul de Fer. Solo allora i francesi, il 21 dicembre 1901, gli concessero la cittadinanza. Così, nel 1903, Garin vinse il primo Tour per la Francia.
Il primo alloro olimpico l’Italia lo ebbe ai Giochi di Parigi del 1900. Il 2 giugno il conte Gian Giorgio Trissino vinse su Oreste il salto in alto a cavallo. Il 27 arrivò il primo della scherma con Antonio Conte nella sciabola maestri e il 15 settembre, nel velodromo di Vincennes, quello del ciclismo con Enrico Brusoni nella corsa a punti.
Ai Giochi di Parigi del 1924, quelli di Momenti di gloria, illuminati dai cinque ori di Paavo Nurmi, Ugo Frigerio, tipografo della Gazzetta, dominò i 10 km di marcia.
Quell’anno anche Ottavio Bottecchia dominò il Tour e lo rivinse nel 1925. Pochi sanno che avrebbe vinto anche nel 1923, all’esordio, se non fosse stato atterrato da una “borraccia intelligente”, data da mani amiche. Era l’ultimo gregario di Henri Pélissier, numero 1 di Francia, ma, nella seconda tappa, conquistò la maglia gialla e al via della Nizza-Briançon aveva 29’52” sul suo capitano. Quella borraccia lo costrinse a fare a piedi l’Izoard: arrivò a 41’08” da Pélissier. Fu secondo e tutta la Francia, che non vinceva il Tour da 12 anni, esultò. L’anno dopo portò la maglia gialla dal primo all’ultimo giorno.
Anche Tazio Nuvolari ha lanciato nel cielo di Francia un ruggito. Il 3 luglio 1932, sul circuito di Reims-Gueux, su Alfa Romeo, vinse il GP di Francia, prova del campionato d’Europa, che poi si aggiudicò.
Nel 1938 l’Italia colse tre vittorie storiche in Francia in 42 giorni. Il 19 giugno vinse la finale del Mondiale di calcio battendo l’Ungheria 4-2 allo stadio di Colombes: lì, il 12, nei quarti, aveva piegato la Francia per 3-1 con un tiro di Colaussi e una doppietta di Piola, destro al volo e colpo di testa in tuffo, su due cross di Biavati. Il 26 giugno il tre anni Nearco, montato da Pietro Gubellini, trionfò nel Grand Prix de Paris a Longchamp, battendo i vincitori dei Derby inglese e francese; poi Federico Tesio lo ritirò imbattuto in 14 corse. Il 31 luglio Bartali conquistò il Tour con 18’27” sul belga Félicien Vervaecke, che sarà il mentore di Merckx. I gerarchi avevano costretto Gino a rinunciare al Giro per vincere il Tour. Bartali adempì la missione il 22 luglio nella 14ª tappa, Digne-Briançon. Passò primo su Col d’Allos, Vars e Izoard, e arrivò solo con 5’18” su Vicini. Strappò la maglia gialla a Vervaecke, decimo a 17’22”, e nessuno lo spodestò più.
Il duello Italia-Francia conobbe l’acme nei Tour del 1948 e ’49. Nel primo Bartali subì quattro attacchi da Louis Bobet, che, dopo 12 tappe, era maglia gialla con 21’28” di vantaggio su Gino. Ma il 15 luglio, nella Cannes-Briançon, 274 km, Bartali si scatenò. Vinse con 6’18” sul belga Schotte e staccò Bobet di 18’07”. Il 16 s’impose ad Aix-les-Bains con 5’53” su Ockers e spodestò Bobet della maglia gialla. Il 18 arrivò solo a Losanna con l’47” su Schotte. Tre assolo di fila. Vinse il Tour con 26’16” su Schotte, con Bobet, schiantato, giù dal podio.
Nel 1949, dopo cinque tappe, Coppi era staccato di 36’35” dal francese Jacques Marinelli. Poi risorse. Umiliò i francesi – Bobet, Robic, Vietto, Lapebie – dominò a cronometro, diventò maglia gialla ad Aosta, vinse il Tour davanti a Bartali, con 25’13” su Marinelli e 34’28” su Robic. Primo a fare la doppietta Giro-Tour.
Bobet vincerà tre Tour e diventerà Louison, ma, il 31 agosto 1958, nel Mondiale di Reims, sarà piegato da Ercole Baldini, che lo staccherà di 2’09”. Un assolo memorabile. Marino Basso farà il bis iridato 14 anni dopo a Gap, bruciando Bitossi, che precederà il francese Guimard e Merckx.
In F.l, il 6 luglio 1952, il Grand Prix de France, sul tracciato di Rouen, regalò la grande tripletta Ferrari: Alberto Ascari doppiò tutti e batté Nino Farina e Piero Taruffi. L’8 ottobre 1955 il purosangue Ribot, montato da Enrico Camici, imitò Nearco, vincendo il Grand Prix de Paris con tre lunghezze di vantaggio. Si ritirerà imbattuto dopo 16 gare.
In quegli anni Walter Bonatti aprì vie di incredibile difficoltà sul Grand Capucin, sul pilastro sud-ovest del Petit Dru, sul Grand Pilier d’Angle... Del resto il primo a salire sul Mont Ventoux, 1.912 metri, fu Francesco Petrarca, il 26 aprile 1336.
Gimondi vinse il Tour 1965 all’esordio, umiliando Poulidor. Poi ai Giochi di Grenoble ’68 Franco Nones ottenne il primo oro del fondo di sci italiano nella 30 km, lasciando a 49”7 il norvegese Odd Martinsen, mentre all’Alpe d’Huez Eugenio Monti, il Rosso Volante, s’impose nelle due gare di bob.
I Giochi di Albertville 1992 regalarono tre diamanti. Tomba, battendo Girardelli e Aamodt in gigante, diventò il primo atleta dello sci alpino a vincere l’oro olimpico per due volte nella stessa gara. A Méribel, in superG, Deborah Compagnoni staccò di 1”41 la francese Carole Merle. A Les Saisies, Stefania Belmondo sbaragliò le sovietiche Egorova e Vialbe nella 30 km, primo oro della storia del fondo femminile italiano. Un’altra donna di montagna, Maria Canins, arrivata al ciclismo a 32 anni, schiantò Jeannie Longo in salita e vinse i Tour 1985 e 1986. Perfino gli azzurri del rugby, il 22 marzo 1997, a Grenoble, batterono 40-32 i maestri francesi. Poi il trottatore Varenne, condotto da Giampaolo Minnucci, vinse per due anni – 2001 e 2002 – il Prix d’Amérique all’ippodromo di Vincennes.
Anche i nostri centauri hanno vinto molto in terra di Francia. Oltre alle grandi vittorie di Giacomo Agostini e Valentino Rossi nel Gran Premio di Francia, è bello ricordare che nel 2009 Marco Simoncelli vinse nella 250 sul bagnato di Le Mans. Poi un anno fa Nibali strappò ai francesi il Tour.
Nello sport gli italiani hanno lasciato in Francia monumenti come fecero i Romani con l’Arco di Trionfo di Orange, il Trofeo di Augusto a La Turbie, l’Arena di Nîmes, l’acquedotto di Pont du Gard. Ora tocca ancora a Nibali. Vuole uguagliare Bottecchia, Bartali, Coppi. Essere, come Cesare, fatale.