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 2015  luglio 05 Domenica calendario

ORRORE A ROMA, EGIZIANO INCAPRETTATO E UCCISO POI GETTATO IN UN SACCO

ROMA - Il braccio spunta da sacchi neri, l’odore è nauseabondo. Amed quasi sviene, non sa ancora di chi sia quel corpo, ma ha un presentimento: «È lui, è mio fratello, me lo sento». Sequestrato, incaprettato, strangolato, ammazzato come un cane e abbandonato in strada tra due auto parcheggiate in via Pietro Cartoni, nel cuore di Monteverde, quartiere residenziale della capitale. Il corpo è in stato di decomposizione e solo dopo ore i fratelli riusciranno a identificarlo. Hashem El Sayed Gaafar Abou El Hamd, egiziano, 47 anni, da venti a Roma, era scomparso da giorni. Ieri mattina, poco dopo le 7, il proprietario della pasticceria sulla via, ha notato in strada davanti al suo negozio quei sacchi neri e un braccio che spuntava. «È stato orribile, ho subito chiamato la polizia» raccontava ieri Roberto, il commerciante sconvolto. La testa avvolta in un sacco stretto con nastro adesivo e uno spago che dal collo scivola sulla schiena fino a legare le mani. Un’esecuzione, atroce, che ha lasciato sotto choc il quartiere. A pochi passi dal luogo del ritrovamento, il locale dove insieme ad alcuni parenti Hashem avrebbe dovuto aprire una frutteria. La vittima, incensurata, viveva con due fratelli in via di Monteverde, a pochi passi dal luogo del ritrovamento. «Era una brava persona, faceva il cuoco poi ha smesso di lavorare perché era malato» il racconto di Omar, anche lui egiziano, coinquilino dei fratelli Gaafar.
Due anni fa un omicidio simile: il corpo di un egiziano, gestore di diverse frutterie alla Balduina, venne trovato incaprettato alla Marcigliana, ucciso perché non pagava il pizzo. Gli agenti della Squadra Mobile diretti da Luigi Silipo stanno seguendo due piste: il racket delle frutterie gestite dagli egiziani che hanno aperto a centinaia nella capitale, ma anche il movente passionale. Secondo alcuni Hashem aveva una compagna a Roma: una badante romena incinta di sette mesi che lavora a pochi passi dal luogo del ritrovamento. Secondo altri, moglie e figli erano in Egitto.
LE INDAGINI
Malato di diabete, aveva subito il trapianto di un rene e faceva lavori saltuari. Ad aiutarlo erano i due fratelli: uno parcheggiatore abusivo davanti al vicino ospedale San Camillo, l’altro lavora in un autolavaggio. Vite difficili, scivolate nella disperazione, ma chi conosce i fratelli Gaafar non ha dubbi: «Non hanno mai dato problemi». Ogni tanto Hashem vendeva fiori a un angolo della strada insieme ad altri connazionali. L’egiziano era sparito da giorni. I fratelli, disperati, giravano per le vie di Monteverde mostrando la sua foto: «L’avete visto? Aiutateci». Mercoledì hanno presentato la denuncia di scomparsa ai carabinieri, poi l’orrenda scoperta.
I TESTIMONI
Secondo i primi rilievi, la vittima è morta per strangolamento giorni fa, incaprettata come una bestia e abbandonata venerdì sera. «I sacchi erano in strada già ieri sera, verso le 21» la testimonianza di una donna agli agenti della polizia. Altre due donne avrebbero visto un furgone, forse il mezzo con il quale è stato trasportato e abbandonato il corpo. Accanto ai sacchi c’era anche un trolley che è stato sequestrato dagli agenti della Scientifica. La polizia sta visionando le immagini della telecamere della farmacia sulla via e ha effettuato rilievi sulle due auto tra le quali è stato lasciato il corpo. Si cercano impronte, tracce, la targa di quel furgone sospetto segnalato dai residenti per risalire all’identità degli spietati killer dell’egiziano.