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 2015  luglio 05 Domenica calendario

PRELIEVO E PROFILO GENETICO DOPO L’ARRESTO ECCO COME FUNZIONA LA BANCA DATI DEL DNA

Le serie tv poliziesche dovranno aggiornarsi, e con esse gli italiani che tanto le amano: d’ora in poi al «colpevole» che finisce in manette non saranno prese solo le impronte digitali, ma anche due campioni di saliva.
Dopo 10 anni di attesa, anche l’Italia entra nell’Europa del Dna, con una piccola rivoluzione che riguarderà molti dei 52.754 detenuti presenti nelle carceri, i quali man mano dovranno essere sottoposti ai prelievi.
Sono gli effetti del regolamento varato dal Consiglio dei ministri in attuazione della legge 85 del 2009 di ratifica del trattato di Prüm che istituì la banca dati tra i 28 Paesi dell’Unione, alla quale l’Italia era tra i pochi non ancora connessi. «Bisognava dare alla magistratura e alle forze di polizia strumenti di indagine più efficaci per trovare i responsabili dei crimini, in particolare di quelli violenti contro le donne, ma anche per scagionare gli innocenti», spiega il ministro della Giustizia Andrea Orlando. E i ritardi? Il Guardasigilli non accusa, ma considera: «È abbastanza incredibile che, in un Paese in cui la domanda di sicurezza occupa spazi incredibili nelle campagne elettorali, una cosa come questa non sia stata mai fatta. Noi abbiamo dato una risposta senza evocare e cavalcare la paura».
Non tutti coloro che entrano in contatto con la giustizia saranno sottoposti al prelievo dei campioni genetici, che riguarderà, per esempio, chi viene condannato in via definitiva e chi finisce in custodia cautelare o ai domiciliari, gli arrestati in flagranza o i fermati, se la misura è convalidata dal giudice. Tra gli esclusi, i condannati per reati fallimentari, tributari, relativi a intermediazione finanziaria, per bancarotta fraudolenta e delitti colposi. In caso di assoluzione definitiva perché il fatto non costituisce reato o perché non è previsto dalla legge come reato, il Dna viene cancellato definitivamente.
Nelle carceri sarà allestita una «Stanza bianca» dove personale del ministero della Giustizia farà i prelievi (nel 2011 furono spesi più di un milione di euro per appositi kit che non si sa se sono ancora utilizzabili). I campioni saranno esaminati nel laboratorio centrale allestito a Roma nel carcere di Rebibbia. I profili genetici saranno inviati alla banca dati gestita dal ministero dell’Interno ma senza i nomi dei soggetti cui fanno riferimento, che saranno comunicati solo quando un Dna sospetto combacia con uno di quelli dell’archivio. «Una misura concordata con il garante della privacy, perché non siamo di fronte a un Grande fratello genetico», dice Orlando.
Anche se saranno necessari almeno dieci anni prima di costituire un archivio sufficientemente ampio, l’obiettivo è la lotta al terrorismo, alla criminalità internazionale e all’immigrazione clandestina attraverso una rete che permetta a ciascun Paese di accedere agli archivi degli altri. C’è poi il capitolo dei cadaveri «senza nome», i resti di persone che possono essere identificate prelevando il Dna dai parenti, che poi viene distrutto a fine operazioni. In Italia ci sono 1.283 casi del genere a fronte di quasi 30 mila persone scomparse e non rintracciate.
In Gran Bretagna, dove dal 1995 è stato registrato il Dna di 4,5 milioni di individui e quello di altri 450 mila non ancora identificati, è stato possibile dare un nome al 45% dei soggetti che hanno lasciato tracce biologiche sulla scena del delitto, secondo European network forensic science international . Finora, la raccolta dei campioni è stata fatta con procedure diverse da carabinieri e polizia di Stato che conservano in archivi informali, sui quali qualcuno ha anche sollevato dubbi, circa 50 mila profili genetici che saranno riversati nella banca dati nazionale.