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 2015  luglio 05 Domenica calendario

FIBRA OBBLIGATORIA E ALTRI MITI DA SFATARE SULLA BANDA LARGA AFFARE DI STATO

Da almeno dieci anni esperti, top manager, accademici, imprenditori, ministri, primi ministri e vice ministri dissertano sulla “Banda Larga” che non c’è. Difficile aggiungere granché al dibattito. Solo un commento su alcune diffuse convinzioni.
1. La banda larga è un’infrastruttura strategica per la crescita del Paese e questo giustifica un intervento pubblico. 100 euro di investimenti nella Banda Larga sarebbero 100 euro di maggiori redditi e profitti per chi fornisce il lavoro e il capitale per costruirla, e quindi 100 euro di aumento del Pil. E’ l’effetto diretto. Poi c’è l’effetto indotto: nuovi prodotti e servizi che generano redditi e profitti aggiuntivi, aumentando ulteriormente il Pil. Investire nella Banda Larga avrebbe così un effetto moltiplicativo sulla crescita del Paese. Sembra convincente, ma… A chi andrebbero i soldi degli investimenti per costruirla, farla funzionare e utilizzarla (sistemi operativi, tecnologia, informatica, trasmissione segnali, smartphone, cloud, gestione dati)? Quasi tutti fornitori stranieri. Più che al Pil, si darebbe impulso alle importazioni e al pagamento di utili e royalties all’estero. Ma forse si conta sull’effetto indiretto, sulle grandi iniziative imprenditoriali che crescono attorno alla rete, come i voli di EasyJet o Ryanair, gli acquisti su Amazon o Ebay, la musica di iTunes o Spotify, i video di YouTube, le foto su Instagram, i social network di Twitter e Facebook, le app di iPhone e Samsung, i viaggi di Expedia. Ma sono tutte imprese straniere! Per fare della Rete uno strumento di sviluppo ci vuole l’iniziativa dei privati che la sfruttano per trasformare idee imprenditoriali in grandi aziende di successo. Negli Usa è stato così; ma in Italia quante sono le grandi imprese cresciute attorno alla Rete?
2. La Banda Larga deve portare la fibra in casa degli italiani. Ho impiegato mesi per riuscire ad allacciarmi alla fibra che passava sotto al marciapiede di casa. E altri mesi per negoziare il passaggio per cantine altrui e tracce condominiali. La fibra arriva in casa ma il segnale dal router fatica a superare i muri vecchi e spessi. Così, navigo più veloce usando il telefonino 4G come hotspot. Non sarebbe più facile e meno costoso coprire gli edifici col WiMax? Nei paesi dove la fibra nelle case è più diffusa, c’era tanta televisione via cavo: ma da noi, no. Visto però che abbiamo una rete mobile avanzata non sarebbe più logico puntare sul Wifi, che già permette velocità superiori alla fibra, per entrare nelle case?
3. La Banda Larga è il futuro dei media: la tv interattiva via internet. La velocità della Banda Larga serva prevalentemente a trasportare immagini e video; ma questo non significa un futuro roseo per i media. In Italia il reddito è stagnante da anni e le prospettive magre. Il consumo aggregato, dunque, può crescere poco. Come pure la spesa complessiva degli italiani per i media e l’intrattenimento, nonché la spesa pubblicitaria. La tv interattiva più che un’opportunità di espansione per i media sarà un travaso di ricavi dalla tv generalista e a pagamento a quella in Rete. In questo travaso, i contenuti (film, eventi sportivi, serie, spettacoli) sono sempre gli stessi e chi produce quelli di successo è indifferente al canale di distribuzione: tanto la sua fetta della torta non cambia. Il resto della torta, che in Italia cresce poco, se lo devono dunque spartire società televisive e telefoniche. Per loro la Banda Larga non sembra un grande affare. Piuttosto un potente incentivo a fondersi, come sta accadendo nel mondo.
4. La Banda Larga porta il progresso sociale eliminando la barriera tra chi ha l’accesso a internet e chi no. Il problema degli anziani e di chi non ha accesso alla rete non si risolve aumentando la velocità di internet: sarebbe come aumentare la potenza delle auto per venire incontro a chi non ha la patente. I paesini di montagna non coperti dalla rete sono un problema diverso: lo Stato dovrebbe bandire delle gare per portare il servizio dove per il privato non è economico farlo, finanziandone il costo. Tutti vorremmo internet super veloce e disponibile ovunque. Ma non siamo disposti a pagarne il costo; né vedo grandi iniziative imprenditoriali che crescono attorno alla Rete. In tal caso, meglio che lo Stato stia alla larga; o si rischia che una bella fetta dei soldi del contribuente finisca inutilmente in tasche straniere.
Alessandro Penati, la Repubblica 5/7/2015