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 2015  luglio 04 Sabato calendario

ROMA-MILANO IN BUS A 1€ LUSSO, WI-FI E TANTA PAZIENZA

Certo, quando alle 14.30, dopo tre ore, nell’istante in cui il Freccia Rossa partito da Roma al tuo stesso orario sta già entrando in Stazione Centrale a Milano guardi fuori dal finestrino in autostrada e vedi scivolare via, lentamente, un cartello con scritto Fabro, quello che ti assale è un inesorabile senso di demoralizzazione, sconforto. Ansia. Sì, perché l’immediato e cinico controllo su Google Map ti sottolinea che sei in provincia di Terni. Tragitto effettuato: 130 km. Fanculo. Per arrivare a Milano, di questo passo, ci vorranno almeno altre sette ore. Merda. Ma tranquilli, è proprio solo un attimo di smarrimento, passa subito. Basta allungare le gambe, respirare profondamente la fresca arietta condizionata (temperatura perfetta, né troppo freddo né troppo caldo) e dare una palpatina al portafoglio ancora gonfio di banconote per capire che non ti sta andando poi così male. Anzi. Il posto è comodo, l’ambiente confortevole, il bagno lì a due passi, la guida silenziosa. Il tutto per 1 euro se hai prenotato con largo anticipo, altrimenti 7 euro se ti sei svegliato il giorno prima (la media per gli ultimissimi posti disponibili è 15 euro, ma occhio: il biglietto lo si può fare solo in Internet). Mica male no?
IL BUS FANTASMA
Benvenuti sull’autobus Roma-Milano di Megabus, il nuovo servizio low-cost che sta conquistando l’Italia e che ti offre ampie scelte: da Roma a Milano, per esempio, otto partenze ogni giorno (anche notturne). L’importante è non aver fretta. E trovare il punto di partenza. Già, perché quando arrivi a Tiburtina ti aspetta una caccia al tesoro da incubo. Appuntamento alle 11.15 per partire alle 11.30, 40 gradi, asfalto con foschia, autobus che sgasano come allo start di un Gran Premio, cartelli luminosi con orari e stalli (banchine), ma di Megabus nessuna notizia. Come se non esistesse. «Provi a chiedere alla biglietteria», sussurranno al bar senza farsi sentire, manco tu avessi chiesto notizie dello spacciatore migliore. Coda, poi il tuo turno. «Mi spiace, noi con Megabus non c’entriamo, chieda a qualcuno in divisa». Giorgia, taglio e occhialoni stile Arisa primo modello ma versione dark, origlia e sorride. «Anche tu cerchi il bus per Milano? Io ho l’ansia. Vado a Bologna ed è la prima volta con Megabus, andrà bene vero?». Si fa coraggio e ferma un autista. Che fa una smorfia. «A regazzi’, e che ne so. Che, te devo da’ informazioni sulla concorenza? Hai fatto l’assicurazione? Mica ce arrivi viva con ’sti qui... ahahaha. Comunque prova allo stallo 12». Arisa dark va nel panico, trema e a fatica arriva alla banchina. Dove ci si guarda e ci si studia con sospetto, come nella sala d’aspetto del dottore. Ci sono due orientali vestiti da surf, una coppia sovrappeso, una punkabbestia senza bestia (per fortuna) e tre turiste olandesi. Salvo, studente saputello, fa il figo. «Cercate il Megabus per Milano, eh?». Ride. «Dicono che parta da qui, ma forse là all’angolo o forse dall’altra parte della strada. Boh. Comunque io l’ho già preso due giorni fa e prima di fermare a Milano fa sosta a Bergamo. Ora arriva». Balle. A Bergamo non passerà mai e per ora non lo si vede proprio, e ormai sono le 11.50. Smarrimento. Poi, evviva, l’apparizione.
IL TIRCHIO
Eccolo, un bestione a due piani, imponente, luccicante, maestoso. Frenesia, e nella ressa spunta un anziano ingobbito. «Non ho il biglietto, quanto costa?». La punkabbestia bisbiglia: «Su internet l’ho pagato 7 euro». «Ah». L’uomo riflette. Poi si gira da altri: «Belin, qualcuno l’ha mica trovato a 1 euro? Io vado a Genova», svelando così la destinazione e l’ovvia ossessione per il risparmio.
Ci siamo, si aprono le porte. «Scusate, scusate se l’è in ritardo ma ora vo veloce. A Napoli eravamo puntuali, poi il traffico...». Fabrizio è l’autista, un Begnini con ancora meno capelli (e meno denti) che si trasforma in assistente di viaggio. «Te tu dove vai?», e carica le valigie in base alla destinazione. Ci si sistema. Posti comodi, tutto nuovo. Cinquanta passeggeri per 87 sedili, si sta larghi (ma c’è chi prenota due biglietti per stare più largo), aria condizionata, prese della corrente (diventerete matti per trovarle: sono sotto il sedile), bagno, wirless. L’autista-assistente di viaggio ora diventa accompagnatore e saluta al microfono: «Allacciatevi le cinture di sicurezza e buon viaggio».
Via, si parte. L’uscita da Roma è una tortura di traffico.
Poi, finalmente, autostrada. Ma c’è la sorpresa. Dlin dlon: «Signori viaggiatori, ora la si fa ’na fermata all’autogrill. Sosta di 45 minuti, si riparte alle 13.30», annuncia Fabrizio, che deve fermarsi per legge per non guidare troppe ore di fila. Pranzo veloce, la conta dei passeggeri («Il vostro vicino c’è?») e ci si rimette in viaggio.
GUIDA LA MERKEL
Il tempo passa senza stress. Anche perché scordatevi le gite scolastiche o i viaggi di comitiva: qui niente schiamazzi, niente cori, niente caos. A parte quando Salvo risponde urlando al cellulare e fa sapere a tutti che ha appena fatto un incidente e che «aappasquale, mio cuggino, è depresso e sta in casa tutto il giorno e bla bla bla». Sul Megabus, invece, nessuna depressione. Si legge, si naviga, si dorme, si chiacchiera («Io sono partito da Napoli: vado a Milano con 1 euro quando un altro pullman mi farebbe pagare 55 euro») mentre i km scorrono e alle 16.25 uno scossone in frenata ti fa capire che si è a Firenze. Prima tappa. E seconda sorpresa: Fabrizio l’autista-assistente di viaggio-accompagnatore saluta e cede il volante a un collega. Che si presenta al microfono: «Sono Carmen, buon viaggio». Mormorii. Sorrisini. Ma la conducente una Merkel bassa e ben piazzata sarà bravissima alla guida di questo bestione, piede dolce e delicato, e porterà tutti a Bologna per le 19. Altro cambio (aiuto autista polacco), altri passeggeri e via, nel traffico fino a Milano. Arrivo a Lampugnano alle 22. Dieci ore di viaggio che se avessimo preso l’aereo saremmoaNewYorkeconiltreno quasi a Parigi. Ma chissenefrega, qui è una questione di soldi, non di distanze. E se hai tempo libero, Megabus ne vale la pena.