Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  luglio 04 Sabato calendario

RECORD DI DIPENDENTI E DI DEBITI CROCETTA HA PIÙ SPESE CHE ENTRATE

Palermo come Atene? Forse la situazione non è così drammatica nell’immediato. Però i guai ci sono. E sono sostanziosi.
I magistrati contabili siciliani parlano per titoli, forse perché è bene che chi deve intendere non possa appellarsi ad un assolutorio: «Non avevo capito».
Difficilmente una relazione della Corte dei Conti è stata più chiara e allarmante di così: «Avrei voluto intitolare la mia requisitoria: luci e ombre della realtà siciliana, ci ho rinunciato», ammette sconsolato il Procuratore generale d’appello presso la Corte dei conti della Sicilia presentando il rendiconto della Regione, Diana Calaciura, «perché le luci sono poche e fioche mentre le ombre sono oscure e minacciose».
E comicia a snocciolare il rosario dei problemi e dei guai: la recessione nel 2014 non ha mollato la presa sull’Isola, «anzi prosegue in maniera maggiore non solo rispetto al resto d’Italia ma anche rispetto al resto del Meridione». E di conseguenza se l’economia non gira calano le entrate con «una diminuzione rispetto al 2013 pari al 10,3% delle entrate complessivamente accertate, passate da 19,7 miliardi a 17,6 miliardi di euro». Mentre «le spese complessivamente impegnate sono aumentate rispetto al precedente esercizio, passando a 18,4 miliardi a 19,9 miliardi di euro». L’ 82,7 è finito a coprire i costi correnti (stipendi, mutui, arretrati, ecc), mentre solo il 16% è servito per investimenti.
Andando a frugare nelle tabelle del Rendiconto, salta fuori però un aspetto ben più preoccupante: non solo il gettito fiscale l’anno scorso è diminuito del 10,3%, ma nei conti regionali salta all’occhio un monster di quattrini formalmente da riscuotere, ma nei fatti difficilmente esigibili. Nel 2014 le somme rimaste da riscuotere superano i 2,259 miliardi. Ma c’è da saltare sulla sedia constatando l’entità delle “somme rimaste da riscuotere dagli esercizi precedenti: 11,475 miliardi. Di più si scopre anche che sempre nel 2014 la Regione Sicilia non è stata in grado di farsi versare quattrini che le spettano (sotto la voce “somme riscosse e non versate”).
Un bel paradosso tanto più che i magistrati contabili segnalano la necessità anche a Palazzo Chigi di occuparsi del “buco” siciliano, che ammonta a spanne a circa 8 miliardi. La giunta di Rosario Crocetta giura e spergiura che un «piano di rientro verrà presto concordato concordato con lo Stato centrale», però il sanguigno governatore siciliano coglie l’occasione per chiarire: «Va bene il piano triennale concordato con lo Stato, ma lo Stato non ci deve più togliere soldi, altrimenti diventa un piano di default», puntualizza. Crocetta che fa riferimento ai tagli «dei fondi Pac e una serie di altri finanziamenti». Ma c’è dell’altro. Se è vero che la Regione siciliana sembra spendere e spandere (9 miliardi solo per la sanità) , è altrettanto vero che branche dello Stato trattengono quattrini che dovrebbero spettare all’isola: «Nel 2014», scrivono infatti i magistrati contabili, «i contabili, «la Struttura di gestione dell’Agenzia delle Entrate ha trattenuto le entrate riscosse dalla Regione per complessivi 585,5 milioni di euro. I magistrati contabili parlano di questa “compensazione imposta” come di una «procedura unilaterale e poco trasparente». Soprende che un organo dello Stato (l’Agenzia) proceda a trattenere quattrini che spetterebbero alla Regione.
È poi vero che la Sicilia ha forse il numero di dirigenti per addetti più alto del mondo (1 dirigente per 8,6 dipendenti), però con un organico di quasi 15 mila impiegati (17.325 con quelli a tempo determinato), a cui si aggiungono 1.737 dirigenti, anche la Corte ammette che «ci sono uffici dove non lavora nessuno».
La Sicilia ha 49,8 dipendenti ogni mille abitanti, il 50% in più della della Lombardia (dati Sole 24 Ore). In Italia i dipendenti pubblici sono 3,2 milioni. La Sicilia spende ogni anno solo in stipendi circa 938 milioni. Poi però deve anche versare la pensione a 16.072 ex dipendenti (altri 641 milioni). In tutto Crocetta sborsa 1.546 milioni di euro.
In Grecia ci sono 965mila dipendenti pubblici su 11 milioni di abitanti. Ciascun impiegato pubblico deve seguire 11,6 abitanti (dati Ilo).