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 2015  luglio 04 Sabato calendario

SARRI, VOGLIA DI STUPIRE: «SCELTA CORAGGIOSA CHIAMARMI A NAPOLI»

«Sono Maurizio Sarri e vengo da lontano». Si presenta proprio così, il nuovo tecnico del Napoli: accento toscano, look molto curato e giacca sportiva, con l’ultimo libro di Vargas Llosa sul comodino, un pensiero per la Grecia («Che Europa è, se non aiuta chi è in crisi») e senza la tuta di ordinanza, che è il suo dress code soltanto per la panchina. La vita lo ha riportato dopo un lungo giro nella città dove era nato per caso, 56 anni fa: figlio di un operaio dell’Italsider. «Sono andato a rivedere il mio quartiere: è rimasto tutto come una volta, mi sono emozionato». Negli occhi scuri, che brillano, si intuisce la gratitudine nei confronti di De Laurentiis. «È stato coraggioso, a puntare su di me. Galliani mi aveva chiamato tante volte, l’ultima per dirmi grazie lo stesso».
Forse era destino: Sarri a Napoli…
«Sono stato fortunato: mi ha scelto comunque un grande club».
È un punto di arrivo o di partenza?
«È una opportunità, con tutte le responsabilità del caso. Ma non temo di mettermi in discussione: altrimenti è meglio smettere. Nemmeno Napoli è un traguardo, anche se sono entusiasta della panchina azzurra».
Ci arriva a 56 anni, dopo tanta gavetta.
«Sono partito dai dilettanti e per passione ho lasciato il posto in banca, area finanza. Il calcio è diventato la mia professione, ma fatico a considerarlo un lavoro. Faccio ciò che mi piace e mi pagano anche...».
Eppure la trattativa con De Laurentiis è stata complicata….
«Mi ha offerto solo un anno di contratto e all’inizio ero perplesso. Poi ho capito che è il suo modus operandi, lo aveva fatto già con Benitez. De Laurentiis ha avuto molto coraggio, puntando su di me. È stata una scelta di rottura e basata sul made in Italy».
Che ha pensato dopo la firma?
«Grande emozione, soprattutto la prima notte: allenerò la squadra per cui tifavo da bambino. Alle scuole elementari e medie ero l’unico a tenere per gli azzurri. Un anno Maradona venne in ritiro a Reggello, sotto casa mia: palleggiava coi limoni».
Era un Napoli vincente, quello di Sarri come sarà?
«Il Napoli è l’unica società italiana che ha saputo vincere di recente, Juve a parte. Dobbiamo rimanere in alto, ma senza fare stupidi proclami e pensando pure al futuro. Spero di lanciare i giovani napoletani. E non allenerò pensando al contratto in scadenza ».
Che effetto le fa, andare di moda?
«Sono venuti a studiare l’Empoli da Russia e Giappone: giocavamo un bel calcio ed eravamo simpatici a tutti, non essendo di alta classifica. Ma non mi monto la testa».
Serviranno rinforzi…
«Alt, si migliora pure col mercato, ma soprattutto con il lavoro sul campo. Il Napoli è già forte, con qualità in attacco. Ho fatto delle richieste alla società, ma sono pronto a fare anche io un passo verso la squadra».
Il 4-3-1-2 è intoccabile?
«Lo sento sulla pelle. Ma abbiamo due attaccanti esterni come Insigne e Mertens: quindi più soluzioni tattiche».
Si parte col trequartista, però: può essere Hamsik?
«Lo vedo interno, oppure mezzala. Ma soprattutto lo vedo molto, molto forte».
E Higuain?
«È già il centravanti migliore d’Europa. Sono curioso di allenarlo, ho la sensazione che questo ragazzo possa esplodere a livelli enormi».
Farà differenza allenare giocatori già affermati?
«Dipende dall’intelligenza di chi deve adattarsi a un nuovo modo di stare in campo».
Si adatteranno anche i tifosi, dopo Benitez?
«Posso promettere che darò il massimo, non pretendo di piacere per forza a tutti».
Un po’ di turn over in meno aiuterà… «L’Europa non mi fa paura. Un anno ho fatto 60 partite in serie B con 15 giocatori. Con gli aerei invece avrò più problemi: vorrei guidare io, magari prendo il brevetto».
Marco Azzi, la Repubblica 4/7/2015