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 2015  luglio 04 Sabato calendario

IL PIANTO DEL PENSIONATO DAVANTI ALLA BANCA IMMAGINE SIMBOLO DI UN PAESE IN GINOCCHIO

ATENE.
Una smorfia di disperazione. Due occhi pieni di lacrime. Le mani abbandonate sui pantaloni color carta da zucchero con la riga fresca di ferro da stiro. A terra, gettati quasi con rabbia, un’agendina azzurra e quello che pare un libretto previdenziale. Benvenuti, finalmente, nel cuore della crisi greca. Lontani mille miglia dall’iper-uranio degli Eurogruppo, dalle bizze di Wolfgang Schaeuble e Yanis Varoufakis, dai diagrammi gelidi sul rapporto debito/Pil. Le parole e i numeri, in certi casi, non servono. Basta un’immagine. E quella del pianto disperato dell’anonimo pensionato fotografato ieri accasciato a terra di fronte a un’agenzia della banca nazionale a Salonicco, racconta da sola il lato B della crisi della Grecia.
Nessuno, ieri sera, sapeva ancora come si chiamasse. Pare non averglielo chiesto il fotografo dell’Afp che ha ripreso la scena. Non lo sanno nemmeno il poliziotto che gli si è avvicinato tendendogli la mano e che – aiutato da un distino signore in giacca e cravatta – ha provato (a giudicare dalle immagini senza troppo successo) a consolarlo per poi aiutarlo a rialzarsi. Nessuno delle decine di compagni di sventura accalcati davanti alla banca per ritirare i loro soldi si è mosso, temendo di perdere il posto in fila e dover ricominciare dall’inizio. La certezza è solo una: mentre a Bruxelles si discute su quante decine di miliardi servono per salvare Atene e, soprattutto, chi deve pagarli, qui la tragedia del paese è una questione di 120 euro. La “dose” settimanale di liquidità che un pensionato può ritirare allo sportello. Questione - per molti - di vita o di morte, come dimostrano le commoventi lacrime di Salonicco che in un secondo, viaggiando via web, hanno raccontato il volto quotidiano del dramma del paese. Le code interminabili, gli svenimenti e gli spintoni per conquistarsi un buon numerino d’ingresso - e ora persino i pianti a dirotto - sono diventati negli ultimi giorni cronaca quotidiana davanti alle banche elleniche. La prova provata che quando un paese si avvita alla fine pagano sempre i più deboli. In fila davanti all’agenzia Salonicco (come accade ogni mattina davanti a mille filiali in tutto il paese) ci sono le vittime collaterali dell’austerity. Decine di migliaia di pensionati che non hanno mai imparato a usare il Bancomat, sono allergici ai Pin e sono rimasti tagliati fuori quando il governo ha deciso di chiudere gli istituti di credito per una settimana causa crisi. Garantendo alle famiglie un prelievo massimo di 60 euro al giorno dai bancomat.
«Per me è stato un disastro – racconta Eva Sordeli, ex insegnate di matematica a Neo Psichico, in coda davanti all’Alpha Bank di Akadimias, ad Atene – Avevo in casa 85 euro che mi sono dovuta far bastare per quattro giorni. Ho svuotato il freezer. Ridotto le crocchette al gatto. Poi, per fortuna, hanno riaperto le banche per noi». In mano sventola come un trofeo i suoi 120 euro. «Io per fortuna vivo sola – dice - La mia amica Katherina stava peggio di me: lei di euro ne aveva in casa 242, ma con quei soldi doveva camparci lei, i due figli disoccupati e una nuora».
Il 49% delle famiglie elleniche – ha calcolato la Confindustria nazionale – ha come unica entrata mensile un assegno previdenziale. Ogni euro, insomma, è un tesoro. Anche perché per far quadrare i conti di casa con 713 euro (il valore della pensione media) bisogna fare i salti mortali. «A volte viene da piangere anche a me – ammette Costas Andreadis, 81 anni, in coda alla Piraeus del Panepistemiou -Specie se penso che per la Troika devo essere ancora io che prendo 683 euro al mese a salvare la Grecia tagliandomi per la quinta volta in cinque anni le entrate mensili. Nel 2009 prendevo 820 euro!».
Le lacrime di Salonicco rischiano di essere solo l’antipasto del dramma di Atene in caso di Grexit. Le casse delle banche sono vuote. «Abbiamo i soldi per arrivare a lunedì. Oltre quella data potremo riempire i bancomat solo con l’aiuto della Bce», hanno annunciato ieri i vertici del settore creditizio. Paypal, Amazon e ITunes hanno smesso ieri di accettare transazioni dal paese. Le transazioni in Bitcoin sull’unica piattaforma del paese, un sotterfugio per riuscire a parcheggiare liquidità in euro, sono aumentate del 400%.
Il barometro, insomma, segna tempesta. Domani c’è il voto, lunedì – in teoria – da queste parti potrebbe cadere il mondo. Ci saranno Eurogruppi straordinari, vertici ai massimi livelli, ultimatum, tiri alla fune negoziali, potrebbe persino cambiare il governo ellenico, come sognano molti falchi del nord.
Basterà sintonizzarsi sulle televisioni di tutto il pianeta, lunedì mattina, per seguire minuto per minuto la cronaca del (potenziale) default. Sul palcoscenico della tragedia greca riprenderanno il loro ruolo di primattori Angela Merkel, Alexis Tsipras, Jean Claude Juncker & C. L’ignoto pensionato di Salonicco con la sua bella camicia mezze maniche tornerà con le altre comparse della crisi ellenica dietro le quinte. Lontano dalle telecamere, ma con tanti buoni motivi, purtroppo, per piangere ancora.
Ettore Livini, la Repubblica 4/7/2015