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 2015  luglio 04 Sabato calendario

UN DECRETO SBLOCCA FINCANTIERI E ILVA

ROMA
Via libera del governo al decreto che consentirà di sbloccare il cantiere di Monfalcone per Fincantieri e di scongiurare lo spegnimento dell’altoforno 2 all’Ilva di Taranto. Come anticipato ieri da questo giornale, l’esecutivo ha approntato una doppia exit strategy per favorire la ripresa delle lavorazioni dello stabilimento friulano di Fincantieri, uno dei più importanti per il gruppo guidato da Giuseppe Bono. In zona Cesarini, però, Palazzo Chigi ha messo mano anche all’altro dossier caldo in modo da bloccare le conseguenze legate al sequestro senza facoltà d’uso dell’altoforno 2, disposta dalla procura di Taranto dopo l’incidente mortale avvenuto nei giorni scorsi. La decisione della magistratura avrebbe infatti portato al blocco dell’intera attività produttiva, data l’impossibilità per l’azienda, come chiarito dagli stessi vertici, di tenere acceso solo l’altoforno 4 che non avrebbe garantito la sicurezza e il corretto funzionamento dell’intera area. E il premier Matteo Renzi, subito dopo il Cdm, commenta così le decisioni del governo. «Passo dopo passo, un mattone alla volta, non solo salvataggi di aziende, ma anche costruzione di futuro. Avanti tutta è la volta buona».
Ma andiamo per ordine. Il disco verde dell’esecutivo è arrivato in serata dopo che il Cdm, convocato ieri mattina con un articolato ordine del giorno in cui però non c’era traccia del provvedimento, si era aggiornato nel tardo pomeriggio, proprio per dare il tempo di approntare una soluzione su entrambi i versanti. Per Fincantieri la strada - a cui hanno lavorato gli uffici legislativi del ministero dell’Ambiente in raccordo con il Mise e la presidenza del Consiglio - è quella dell’interpretazione autentica della direttiva europea (la 2008 del 1998) sullo smaltimento dei rifiuti in modo da fare chiarezza dopo i dubbi interpretativi generati dalla legge italiana di recepimento. In sostanza, nel provvedimento si chiarisce che i depositi temporanei delle imprese sub-appaltatrici sulla banchina del cantiere, che erano appunto finiti nel mirino dei magistrati, sono legittimi e non sono da considerare una “discarica” a cielo aperto. E quindi Fincantieri potrà già da oggi - dopo la pubblicazione del decreto in Gazzetta ufficiale, a valle della quale il provvedimento diverrà immediatamente esecutivo - chiedere il dissequestro delle tre aree giudicate strategiche dall’azienda triestina. Soddisfazione è stata espressa dalla governatrice del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani che, nei giorni scorsi, aveva partecipato alla riunione d’urgenza convocata dal ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi. «L’intervento del governo è stato tempestivo e ha offerto una soluzione immediatamente praticabile a una situazione potenzialmente esplosiva. C’è stata fin dal primo momento una grande consapevolezza condivisa tra la Regione e il governo di quanto fosse cruciale creare le condizioni per risolvere al più presto questo caso e ci siamo mossi immediatamente». Sul fronte Ilva, invece, si è arrivati dopo una lunga valutazione tecnica, che ha fatto slittare la ripresa del Cdm, a una formulazione che di fatto concede un assist all’azienda impegnata, nelle stesse ore in cui era riunito il governo a Palazzo Chigi, in un delicatissimo confronto con la procura di Taranto nel tentativo di chiedere il dissequestro dell’altoforno 2 (si veda articolo a pagina 12). La norma prevede che, nei casi di aziende di rilevanza strategica nazionale sottoposti a provvedimenti cautelari da parte della magistratura, la decisione dei giudici non impedisca la prosecuzione dell’attività d’impresa purché l’azienda presenti in tempi abbastanza serrati - con molta probabilità 30 giorni - un piano per l’adozione di misure aggiuntive in materia di sicurezza del lavoro, d’intesa ovviamente con l’autorità giudiziaria in modo da non lederne le prerogative e sotto il controllo degli organi preposti. In questo modo, l’Ilva potrà presentare istanza alla procura e chiedere il dissequestro dell’altoforno e la prosecuzione delle attività che, come detto, sarebbe seriamente compromessa se lo spegnimento dell’altoforno 2, per il quale sono in corso da giorni le manovre preparatorie, arrivasse in fondo.
Celestina Dominelli, Il Sole 24 Ore 4/7/2015