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 2015  luglio 04 Sabato calendario

CINA, SETTIMANA NERA CON L’INCUBO «BOLLA»

Altra settimana nera per le borse cinesi. Ieri la chiusura a Shanghai è stata negativa: -5,77%. Un andamento schizofrenico dopo le ottime performance dell’altro giorno che riguarda un po’ tutte le piazze, anche Shenzhen: -5,30% Negativa anche quella di Hong kong: -0,83%.
Quindi un venerdì nero anche per effetto della presunta indagine sulle manipolazioni del mercato da parte dell’autorità di vigilanza.
Difatti le notizie di fonte Csrc (China Securities Regulatory Commission) dicono che è stata costituita una squadra ad hoc per indagare su questi fenomeni distorsivi dell’andamento delle quotazioni.
Prime vittime eccellenti, ma la cosa era del tutto preventivabile, le Ipo in coda, oggetto di feroci manovre speculative. Un vero peccato dato che molte erano le aspettative in favore di queste nuove matricole di Borsa.
Il rischio che questi andamenti anomali si convertano in un default del sistema è uno spettro che torna a spaventare la finanza cinese.
La Banca centrale è dovuta intervenire per assicurare oltre 250 miliardi di yuan di liquidità. L’indice CSI300 di Shanghai e Shenzhen è calato del 5,4 per cento per chiudere a 3,885.92, mentre lo Shanghai Composite Index è andato sotto del 5,8 per cento a 3,686.92 punti. Il benchmark di Shanghai è sceso sotto 4.000 punti per la prima volta da aprile. Una sorta di soglia psicologica.
La possibile caduta dei mercati azionari cinesi è diventata una preoccupazione importante per gli investitori globali, che temono un tracollo che potrebbe destabilizzare la seconda più grande economia del mondo in un momento in cui la crescita sta già rallentando.
Le azioni cinesi avevano più che raddoppiato tra il novembre e la metà di giugno: il rally era alimentato in gran parte da investitori ben provvisti di denaro preso in prestito per scommettere sulle azioni. Con simili dati di crescita la Cina rimane una fonte di incertezza per le prospettive globali. Sul mercato dei futures sono stati sospesi 19 operatori per vendite allo scoperto in un mese, voci confermate dalla Financial Futures Exchange (CFFEX).
Gran parte della vendita delle azioni cinesi è stata guidata da «richieste di margini», il che accade quando una società di intermediazione che ha esteso di credito agli investitori per comprare azioni esige più contanti o garanzie collaterali, perché i prezzi sono crollati. Se queste richieste di margini continueranno, questo potrebbe anche influire su altri mercati in quanto gli investitori hanno bisogno di fare cassa.
Alcuni fondi hanno chiuso le loro posizioni per inviare fondi in Cina, al fine di soddisfare i loro pagamenti di margini su indici azionari.
Pechino sta lottando per tutta la settimana per trovare una formula politica che possa ripristinare la fiducia nei mercati azionari. Finora le ha provate tutte, dall’allentamento della politica monetaria, all’incoraggiare i fondi pensione di investire in azioni e alla riduzione dei costi di transazione tutte misure che non sono riuscite ad arginare il crollo.
La CSRC ha perfino ammorbidito le regole sull’utilizzo di denaro preso in prestito per speculare sui mercati azionari, lasciando i broker impostare il proprio livello di tolleranza per le chiamate di margine e permettendo il rollover dei contratti di prestito su margine. Bisognerà vedere, lunedì, alla ripresa se si sarà trattato di semplici scosse di assestamento oppure no.
Rita Fatiguso, Il Sole 24 Ore 4/7/2015