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 2015  luglio 04 Sabato calendario

PERISCOPIO

Ruby testimonial di uno spot per un amaro. Una sua specialità, ormai, quella di lasciare l’amaro in bocca. Il rompi-spread. MF.

Orfini vuol impedire il commissariamento del Comune di Roma. Dirà a Renzi che il sindaco Marino è dell’Ncd. Edelman. Il Fatto.

Mamma Vittoria: Il presidente mi è sempre stato alleato nelle battaglie animaliste. È un grande ambientalista e pacifista. Vero è che la presenza di Dudù l’ha cambiato. I sorrisi che fa ai suoi cani glieli ho visti fare solo ai nipotini. Ormai fanno parte della famiglia, sono coccolati e viziatissimi dal presidente e da Francesca. E poi sono anche i miei bambini, perché sono stata io a portarglieli. Michela Vittoria Brambillla, deputata Fi, Il Piccolo, 12.6.

Venghino, siori, venghino: più gente entra, più bestie si vedono. Marco Travaglio. Il Fatto.

Sono persuaso che il grande fattore della distruzione sia l’égalité. L’egalité, non appena abbandona il letto del diritto, distrugge ogni cosa. Come Eschilo dice di Elena di Troia: «Ha rovinato città, navi e uomini». L’uguaglianza fra genitori e figli ha distrutto la famiglia, l’uguaglianza fra insegnanti e studenti ha distrutto la scuola, l’uguaglianza fra l’arte e l’intrattenimento ha distrutto la cultura, l’uguaglianza fra cittadini e non cittadini ha distrutto le nazioni. L’Europa, quella che ha composto il Quintetto di Schubert o Quer pasticciaccio brutto de via Merulana, aveva un’idea di eccellenza, di superamento di se stessa. L’uguaglianza forzata culturale ha ridotto l’Europa a una imbecillità. Renaud Camus (Giulio Meotti). il Foglio.

«Ho solo quattro peli sulla lingua. Se lei riuscirà a schivarli ci divertiremo». Giovanni Sartori ha superato una guerra mondiale, il ’68 e tre polmoniti virali. È il più brillante politologo italiano, il più attrezzato nell’uso della parola come falce espressiva, il più disinibito nel piacere con cui aggroviglia e riduce a cenere i protagonisti del nostro tempo, al di qua e al di là delle Ande. Giovanni Sartori, politologo (Antonello Caporale), Il Fatto.

C’è la Venezia che Giuliano da Empoli, nel suo saggio renzista La prova del potere chiama «la prevalenza del gondoliere». «L’epicentro della crisi italiana è Venezia. La città più bella del mondo e di tutte la più sconsolata Qui il turismo è il contrario della rivoluzione. Rendita pura». Gli piace citare il manifesto dei futuristi Contro Venezia passatista: «Noi ripudiamo l’antica Venezia estenuata e sfatta da voluttà secolari, che noi pure amammo e possedemmo in un gran sogno nostalgico. Ripudiamo la Venezia dei forestieri, mercato di antiquari falsificatori, calamità dello snobismo e dell’imbecillità universali Bruciamo le gondole, poltrone a dondolo per cretini, e innalziamo fino al cielo l’imponente geometria dei ponti metallici e degli opifici chiomati di fumo, per abolire le curve cascanti delle vecchie architetture». Maurizio Crippa. Il Foglio.

Cominciai il 1° luglio del 1993. La Ferrari è un’icona, un orgoglio nazionale, ma all’epoca era un disastro. E la gente quando mi vide arrivare non poteva crederci. Erano abituati a un italiano che veniva cacciato dopo un annetto con una lauta buona uscita e senza aver combinato nulla. Io fui il primo straniero alla guida del cavallino, che sembrava piuttosto un monumento in rovina. Io feci il medico. Io osservo, analizzo, traccio la diagnosi e prescrivo la cura, sempre. All’epoca mancavano sia le strutture sia i mezzi. La parte tecnica era prodotta in Inghilterra, e la mano sinistra non comunicava con la destra. Ripartire non fu facile. Jean Todt, ex numero uno della Ferrari, presidente della Fia. (Beatrice Borromeo). il Fatto.

La mano a Roma po’ esse piuma o po’ esse fero. E se è piuma, ti fotte uguale. Perché se non hai la battuta pronta, a Roma sei un uomo morto. Te lo insegnano già da piccoli. Il bambino romano tipo è un essere cazzuto già a cinque anni, che ha imparato a difendersi da subito, altro che il fighetta milanese. Il bambino romano a cinque anni ti parte di capoccia, ti gonfia in un attimo, te fiocina er culo. Oppure, se è di buona famiglia, ti gela con una freddura volgare, minacciosa, perché ha già imparato a difendersi, a sopravvivere. Alessandro Trocino. Pièce: Roma contro Roma.

Alla mail di un utente che si lamentava di non riuscire a chiamare quando teneva il telefono Apple in mano, Steve Jobs rispose con un laconico. «Tienilo in maniera diversa». NYT.

È qualche giorno che al campo rom scende un elicottero (nuovo, molto bello). Vengono giù dei rom. I residenti in zona dicono: «Vedi l’elicottero nuovo? Gliel’ha comprato il comune.» Maurizio Milani, scrittore satirico. Il Foglio.

La verità è che in fatto di creatività legata all’età non esistono regole. Verdi si è congedato dalla vita terrena con due capolavori scritti in tarda età: l’Otello a 74 anni, e il suo addio alle scene, Falstaff, a 80. Mozart compose la prima delle sue 41 sinfonie a 8 anni. E Brahms ha scritto la prima delle sue quattro sinfonie a 43, un’età in cui Mozart era già morto (visse 35 anni). Antonio Pappano, direttore d’orchestra. (Valerio Cappelli). Corsera.

I giovani credono meno nel matrimonio perché non c’è più un progetto che vada oltre il sentirsi bene e il comprare casa. Bisogna riflettere su quella che io chiamo la torta della vita. La generazione del Dopoguerra aveva pochi ingredienti per cucinare la torta della vita: lo studio, il mestiere, la famiglia, i figli. Passaggi da costruire con tenacia e abnegazione. Ma questa generazione ha commesso un errore. Ha risparmiato ai suoi figli quelle fatiche quotidiane con cui aveva costruito il futuro comune. E il risultato è sotto i nostri occhi: i giovani di oggi sono i figli dell’abbondanza! Hanno mille ingredienti per fare la torta della vita e ne devono scartare moltissimi perché la renderebbero immangiabile. Ecco, questi giovani hanno bisogno di figure educative, testimoni che sostengano scelte di vita. È ciò che veramente manca oggi in questo Paese. Aveva ragione Goethe: «Ciò che hai eredito dai padri, riconquistalo se vuoi possederlo davvero». Monsignor Franco Giulio Brambilla, vescovo di Novara (Paolo Marelli). Corsera.

Alì ha documenti italiani, ma in Italia, dopo due anni ad Ancona a fare i corsi di cucina, non ha trovato lavoro, ma non può avere documenti tedeschi. Diego Bianchi. ilvenerdì.

Quanti italiani, al posto del politico che ruba, non farebbero come lui? Roberto Gervaso. il Messaggero.it

Paolo Siepi, ItaliaOggi 4/7/2015