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 2015  luglio 04 Sabato calendario

SCHEDONE SU BERLUSCONI E I NUOVI PROCESSI PER OGGI – 


Negli ultimi giorni Silvio Berlusconi è tornato sulle prime pagine di diversi giornali nazionali: le notizie riguardano stavolta le indagini del cosiddetto processo “Ruby ter”, che si sono concluse qualche giorno fa e che hanno a che fare con la presunta compravendita di testimonianze fatta da Berlusconi. L’ex presidente del Consiglio è indagato per corruzione in atti giudiziari.

Claudio Magri: «Nuovamente Arcore è sotto assedio. L’illusione di avere ricacciato indietro le procure ha avuto vita brevissima, nemmeno quattro mesi da quando la Suprema corte di Cassazione diede ragione a Silvio proprio su Ruby. Centodieci giorni, per l’esattezza, in cui l’ex Cavaliere è ritornato libero grazie al buon esito dei servizi sociali e ha ricominciato a coltivare propositi politici di grandeur» [Claudio Magri, La Stampa 2/7].

Tre colpi in rapida sequenza: il primo da Napoli, con la richiesta dei cinque anni di galera per la presunta corruzione dei senatori ai tempi di Prodi; il secondo da Bari, con l’ordinanza di accompagnamento coatto davanti ai giudici; infine l’accusa di corruzione in atti giudiziari per il Ruby-ter.

Il processo Ruby
A marzo 2015 la Corte di Cassazione ha confermato definitivamente la non colpevolezza di Silvio Berlusconi nel processo Ruby. Berlusconi era accusato di avere avuto rapporti sessuali a pagamento con una minorenne marocchina, Karima el Marough, “Ruby”, benché fosse consapevole che era minorenne, e anche di aver chiamato tra il 27 e il 28 maggio del 2010 la Questura di Milano abusando del suo ruolo di presidente del Consiglio per indurre il capo di Gabinetto, Pietro Ostuni, ad affidare la ragazza – trattenuta per un sospetto furto – a Nicole Minetti, all’epoca consigliera regionale del PdL in Lombardia e sua amica personale.
Il 24 giugno del 2013 Silvio Berlusconi era stato condannato in primo grado a sei anni di reclusione per concussione per costrizione, più un anno per prostituzione minorile, e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici. La seconda Corte d’appello di Milano aveva poi assolto Berlusconi per la concussione «perché il fatto non sussisteva», e per induzione alla prostituzione minorile «perché il fatto non costituiva reato» (Berlusconi non era cioè consapevole che la ragazza fosse minorenne). Dopo l’assoluzione in appello, la procura generale di Milano aveva presentato ricorso in Cassazione; la Corte di Cassazione aveva però confermato l’assoluzione.

Il processo Ruby-bis
Nel luglio del 2013, sempre in primo grado, per gli stessi fatti di cui era accusato Berlusconi ma in un processo separato – “Ruby bis” – la quinta sezione penale del tribunale di Milano aveva condannato Lele Mora, Emilio Fede e Nicole Minetti per induzione e sfruttamento della prostituzione. Mora e Fede erano stati condannati a 7 anni e all’interdizione perpetua dei pubblici uffici, mentre Minetti aveva ricevuto una condanna a 5 anni di reclusione e 5 anni di interdizione. Da questi due processi nasce “Ruby ter”.


Il Ruby-ter
Martedì 30 giugno la procura di Milano ha chiuso l’indagine “Ruby ter” sulla presunta compravendita di testimonianze fatta da Berlusconi. Secondo l’accusa Berlusconi avrebbe corrotto le ragazze che hanno partecipato alle feste ad Arcore e le avrebbe indotte a dare false testimonianze nei processi “Ruby” e “Ruby bis”. L’inchiesta ha origine dalle motivazioni delle sentenze di quei due processi di primo grado nei confronti di Berlusconi, Lele Mora, Emilio Fede e Nicole Minetti, e per i quali il tribunale rinviò gli atti alla procura perché procedesse per valutare un eventuale condizionamento dei testimoni.

Nell’inchiesta si parla di circa sette milioni di euro che sarebbero stati consegnati a Karima El Mahroug, e in totale di 10 milioni di euro usati per corrompere le ragazze. Berlusconi è accusato di corruzione giudiziaria per aver pagato delle persone per dire il falso. I pagamenti consistevano, secondo l’accusa, in versamenti di denaro, regali, case, pagamenti di bollette e spese mediche effettuati – si legge dall’avviso di conclusione delle indagini – «fino a ieri» cioè fino al 29 giugno 2015 e dal 23 novembre del 2011.

In tutto, nell’inchiesta, risultano indagate 34 persone a vario titolo per concorso in corruzione giudiziaria e falsa testimonianza. Tra loro, oltre a Berlusconi, sono indagati Luca Giuliante, avvocato di Milano e presunto corruttore, Carlo Rossella, presidente di Medusa film, diciannove ragazze che parteciparono alle feste, la senatrice di Forza Italia Maria Rosaria Rossi, il cantante Mariano Apicella, la funzionaria di Polizia Giorgia Iafrate, accusata di aver detto il falso su come fu affidata Ruby a Nicole Minetti la sera di maggio 2010, dopo un arresto per furto. Sono indagati anche Giorgio Puricelli, fisioterapista del Milan eletto consigliere regionale in Lombardia nel 2010, Giuseppe Estorelli, caposcorta di Berlusconi, che aveva negato di aver passato il suo telefono a Berlusconi dopo aver chiamato Pietro Ostuni, capo di gabinetto della questura di Milano, la notte in cui venne fermata Ruby.

Le intercettazioni del Rubi-ter
Tra gli atti dell’indagine Ruby-ter ci sono diverse telefonate intercettate tra alcune delle ragazze che hanno frequentato Arcore e Silvio Berlusconi, pagine di diario e lettere, documenti contabili, filmati coi telefonini, contratti di lavoro, che sono stati pubblicati in parte sui giornali negli ultimi giorni.

Non esagera il ragionier Giuseppe Spinelli, fido e silente tesoriere del portafoglio privato di Silvio Berlusconi, quando ai pm descrive l’assedio all’ex premier delle ragazze che «mi chiamano o si presentano senza alcun preavviso», al punto che una volta «avevano fatto un gruppo ed avevano aspettato per ore fuori da Arcore, Berlusconi mi ha quindi detto di riceverle»: ora la conferma arriva da alcuni audio che la polizia giudiziaria dei pm Siciliano-Gaglio-Forno ha trovato nei telefonini sequestrati il 17 febbraio 2015 ad alcune delle protagoniste delle notti di Arcore e testimoni (ritenute false o corrotte) nel processo in cui Berlusconi è stato assolto per prostituzione minorile con Ruby [Luigi Ferrarella e Giuseppe Guastella, Corriere della Sera 3/7].

Dalle intercettazione emerge poi la storia di un’altra ragazza che avrebbe frequentato Arcore quando era ancora minorenne. Scrive Ferrarella: «Si chiama Iris la paura principale di Silvio Berlusconi: Iris Berardi, la ragazza che (come Ruby) nelle sue case è stata anche da minorenne. Non lo dice solo la diretta interessata nei 32 fogli manoscritti sequestratile il 17 febbraio 2015, nei quali datava il primo contatto con l’allora premier alla settimana precedente il Capodanno 2008 e che ora ha invece declassato a bozze di un libro d’invenzione. L’avrebbe detto lo stesso Berlusconi: a un amico di famiglia, figlio di un suo compagno di scuola. È un immobiliarista, al quale Berlusconi si rivolse per trovare due appartamenti appunto a Iris Berardi e Barbara Guerra, e al quale pure la brasiliana confidò la questione della propria minore età. Ed è questo professionista, Ivo Redaelli, a testimoniare ai pm Siciliano-Gaglio-Forno di essere finito “costantemente coinvolto nelle continue pressioni” delle “ragazze che, perfettamente a conoscenza del mio rapporto di confidenza con il Presidente, cercavano dunque di “utilizzarmi” per avere un contatto”. Da una parte c’erano le ragazze come Berardi e Guerra, “alla quale ho sentito dire esplicitamente “canto e mostro i video” qualora non fosse stata accontentata nelle sue richieste economiche”; dall’altra c’era “Berlusconi che in più occasioni mi ha confidato ‘Io a queste, appena posso, le butto in strada’, ma era spesso inquieto ed anche intimorito dalle conseguenze di possibili dichiarazioni delle ragazze. Ricordo — ecco il punto delicato — che temeva in particolare ciò di cui era a conoscenza lris Berardi” e di cui “d’altra parte anche io ero a conoscenza, perché me lo aveva detto la Guerra o la stessa Berardi”, e cioè “che quest’ultima aveva cominciato a frequentare Berlusconi quando era ancora minorenne (…). Berlusconi mi chiedeva di tranquillizzare le ragazze e di cercare di temporeggiare con loro”» [Luigi Ferrarella, Corriere della Sera 4/7].

Sempre su Iris Berardi. Gianni Barbacetto: «Con una scrittura infantile racconta quello che oggi dice essere “il progetto di un romanzo”, ma che sembra cronaca cruda. “Io nella mia pur breve vita non mi sono fatta mancare nulla. Ho avuto tutti i vizi del mondo: droga, alcol, sigarette, sesso e anche lì non mi sono fatta mancare nulla, dalle orge ad Arcore alle marchette, sesso con donne, sesso con 2 uomini contemporaneamente. Sì, sono stata brava, la vita me la sono goduta e ho anche messo in c… al presidente Silvio Berlusconi, il quale povero una sera mi ha detto: ‘piano amore sennò così mi fai male’. Per un paio di mesi rimasi schifata ma ora se ci penso mi viene da ridere”» [Gianni Barbacetto, il Fatto Quotidiano 4/7].

Cosa rischia Berlusconi col Ruby-ter
Questa volta, con il Ruby-ter, Silvio Berlusconi rischia il carcere. Quello vero, perché l’accusa che la procura di Milano gli muove, corruzione in atti giudiziari, prevede una pena da 3 a 8 anni. E non sono possibili sconti per chi, come l’ex presidente del Consiglio, ancora incandidabile per la legge Severino, è “pregiudicato” [Piero Colaprico, la Repubblica 1/7].

L’accusa di corruzione in atti giudiziari non è un inedito nel curriculum giudiziario di Berlusconi: c’è stato infatti il precedente dell’avvocato inglese David Mills, il costruttore delle «brocche» (le aziende fasulle) grazie alle quali Berlusconi (condannato poi per frode fiscale) è riuscito a nascondere al fisco italiano circa 360 milioni di dollari e ad avere negli anni una montagna di denaro nero, utilizzato, secondo le accuse, in vari processi, dalla corruzione per la sentenza Mondadori alla compravendita di senatori. Tutto questo, in sede di giudizio, conta. Come contano anche le dichiarazioni rese da Berlusconi. A cominciare dalla lettera di fine 2013, molto valorizzata dai media di famiglia, in cui l’imputato, che allora veniva condannato in primo grado a sette anni, annunciava alle ragazze di chiudere i rubinetti «visto che questo gesto di generosità – scriveva in sintesi – è stato male interpretato, e se andassi avanti porterebbe guai a tutti». Perché, allora, Berlusconi è andato avanti – è la domanda della procura – a pagare «sino a ieri»? [Piero Colaprico, la Repubblica 1/7].

Che cos’è la legge Severino
La cosiddetta "legge Severino" dal nome del ministro della giustizia del governo Letta, Paola Severino, fu votata ad ampia maggioranza alla fine del 2012 con l’obbiettivo di abbattere il livello di corruzione della politica italiana. Riguarda candidati e membri del Parlamento italiano, di quello europeo, del governo e delle istituzioni ed enti locali. Prevede tre tipi di provvedimenti : la sospensione, la decadenza e l’incandidabilità. Non possono essere candidati, o comunque ricoprire la carica di deputato e senatore, i condannati a più di due anni di reclusione per delitti non colposi, quindi compiuti intenzionalmente, per reati punibili con almeno quattro anni. Se la causa di incandidabilità sopraggiunge durante il mandato, la Camera di appartenenza del condannato deve votare la decadenza dalla carica di senatore o deputato. Anche a livello locale sono incandidabili i condannati in via definitiva con una pena non inferiore a due anni. Ma per chi è già in carica basta una condanna non definitiva per essere sospesi fino a un massimo di 18 mesi. Ecco perché, tecnicamente, De Luca potrebbe candidarsi alle elezioni (non essendo stato ancora condannato in via definitiva), ma se eletto sarebbe immediatamente sospeso.
Sono tre i casi che dall’introduzione della Legge Severino hanno fatto più discutere: Silvio Berlusconi, condannato a 4 anni per frode fiscale, decaduto da senatore e ineleggibile per 6 anni dalla data della sentenza definitiva; Luigi De Magistris, condannato a 1 anno e 3 mesi per abuso d’ufficio, sospeso dal prefetto e reintegrato nella sua carica di sindaco di Napoli dal Tar e dal Consiglio di Stato in attesa della pronuncia della Consulta sulle questioni di legittimità costituzionali avanzate; Vincenzo De Luca, condannato a 1 anno per abuso d’ufficio per aver nominato al posto di un altro il suo capo staff a project manager del termovalorizzatore di Salerno senza che ne avesse i titoli e con sperpero di denaro pubblico. Anche qui sospensione da parte del prefetto e reintegro ordinato dal Tar in via cautelare in attesa della decisione della Consulta.
Il principale motivo di presunta incostituzionalità della Severino ruota intorno alla sua presunta retroattività. Mentre l’articolo 25 della Costituzione stabilisce l’esatto opposto, la legge Severino punisce chi ha commesso determinati reati anche prima che la legge venisse introdotta. Basta infatti che la condanna si sopraggiunta dalla sua entrata in vigore. E’ il caso, per esempio, sia di Silvio Berlusconi che del sindaco di Napoli Luigi De Magistris. C’è poi una palese mancanza di equità nel trattare diversamente parlamentari e amministratori locali. Mentre i primi decadono solo a seguito di una condanna definitiva e previo voto a favore della Camera d’appartenenza, agli altri basta il primo grado e per reati tutto sommato minori come l’abuso d’ufficio. Una disparità che contrasta anche con il principio costituzionale della presunzione d’innocenza in base al quale chiunque è appunto innocente fino al terzo grado di giudizio.

Il caso De Luca, la Severino e Berlusconi
Sebbene non riabiliti affatto Vincenzo De Luca, limitandosi a sospendere la sospensione del governatore decisa dal presidente del Consiglio in applicazione della legge Severino, il verdetto con cui il giudice di Napoli ha rimesso in piedi il presidente eletto della Regione Campania è destinato ad avere conseguenze che vanno al di là del singolo caso. Il centrodestra non a caso parla già di due pesi e due misure, invocando per Berlusconi la stessa clemenza che ha riguardato anche il sindaco di Napoli De Magistris. In realtà il magistrato, nel caso di De Luca, si è limitato a concedere due settimane di tempo, fino al 17 luglio, per consentire al presidente di nominare la giunta e alla Regione Campania di ripartire, dato che il mancato adempimento di questi obblighi avrebbe potuto riportarla alle urne in tempi brevi [Marcello Sorgi, La Stampa 3/7].

Tra 15 giorni la Corte costituzionale è convocata per dire una parola definitiva sulla legittimità della legge anticorruzione. Dopodiché, sentenza della Consulta alla mano, il giudice di Napoli riprenderà in mano il caso si pronuncerà nuovamente. Se la legge verrà cancellata dalla Corte costituzionale, De Luca resterà in carica. Ma insieme a lui, o un momento dopo, Berlusconi si muoverà per ottenere la riabilitazione e il seggio di senatore che gli fu tolto nel novembre 2013, dopo la sentenza di condanna definitiva della Cassazione per frode fiscale. Ma un effetto equivalente - salvataggio contemporaneo di De Luca e Berlusconi - potrebbe aversi anche se la Consulta si limitasse a dire che le conseguenze della Severino non possono essere retroattive, salvandone per il resto l’impianto e destinandola a colpire chi si macchia di corruzione nel corso del mandato, e non precedentemente all’assunzione di una determinata carica. Tutte o quasi le vittime della legge potrebbero chiedere di essere riabilitate. Con un risultato politico disastroso, dato che la caduta totale o parziale della Severino verrebbe a confermare le ragioni per cui Lega e 5 Stelle si sono rifiutati di votare, dichiarandole insufficienti e accusando il Pd di averle edulcorate a bella posta, anche le nuove norme anticorruzione approvate di recente in Senato, dopo oltre due anni di rinvii [Marcello Sorgi, La Stampa 3/7].

Il processo di Bari sul giro di escort
Silvio Berlusconi è testimone al processo contro Gianpaolo Tarantini e altre sei persone, per il presunto giro di escort nelle residenze dell’ex premier. Venerdì 26 giugno era il giorno della terza convocazione per l’ex premier, che però era partito per la Russia per incontrare l’amico Putin. Preso atto della sua assenza, il presidente del Tribunale di Bari ha quindi disposto l’accompagnamento coatto. Saranno i carabinieri a condurre l’ex premier a Bari il 10 luglio prossimo.

Spiega Alessandro Trocino: «La vicenda di Bari riguarda l’accusa all’imprenditore pugliese Giampaolo Tarantini e altre sei persone di aver organizzato un traffico di prostitute a favore di Berlusconi tra il 2008 e il 2009. Il leader di Forza Italia è imputato in un procedimento parallelo perché accusato, insieme all’ex direttore del quotidiano «L’Avanti!» Valter Lavitola, di aver indotto Tarantini a mentire nell’inchiesta sulle escort. Tarantini disse che Berlusconi non sapeva che le ragazze che lui portava alle feste dell’ex premier fossero pagate. Gli avvocati difensori hanno già riferito al tribunale che Berlusconi, in quanto indagato in procedimento parallelo, si avvarrà della facoltà di non rispondere, ma i giudici intendono comunque vederlo in aula» [Alessandro Trocino, Corriere della Sera 27/6].

Il processo di Napoli sulla compravendita di senatori
Mercoledì 8 luglio è attesa la sentenza per il processo di Napoli, dove Berlusconi è accusato di concorso in corruzione, a causa della presunta compravendita di senatori che avrebbe contribuito alla caduta del governo presieduto da Romano Prodi. I magistrati hanno chiesto la condanna a 5 anni di reclusione, il massimo della pena. Comunque vada, a ottobre scatterà la prescrizione.

Gli errori di Berlusconi
Filippo Facci: «C’è una ricorrente voce di popolo che dice più o meno questo: Berlusconi ha comunque sbagliato, perché le donne e le feste erano fatti suoi, certo, però non doveva fare tutto quel troiaio mentre era presidente del consiglio, non doveva folleggiare con intere batterie di battone e poi pretendere di non essere ricattabile. Va detto che, per grezza che sia, l’opinione non fa una grinza. Ora: a difesa di Berlusconi c’è stata una battaglia per la privacy e per i fatti di ciascuno in camera da letto, per il libero arbitrio di chi è libera di fermarsi a cena (elegante o no) oppure di tornarsene a casa. Questa controffensiva culturale – diciamo – sui media spesso era mischiata a una strategia difensiva senza compromessi, e che fa pensare ancor oggi, forse, che Berlusconi i suoi errori non li abbia capiti bene. Poi però ci pensi. Anni di intercettazioni che palesano scambi, ricatti o risarcimenti che fossero, chi chiedeva soldi, chi il lavoro, la casa, la villa, l’auto, la candidatura, uno spaventoso e instancabile esercito di questuanti che registrava, fotografava, ammiccava, telefonava, scriveva, pubblicava, rivendicava. E ora non è in discussione la generosità di Berlusconi – indiscutibile – né la valenza morale e penale degli scambi: ma – lo dimostrano altre carte uscite in questi giorni – di fatto è almeno dal 2008 che un esercito di puttane gli frantuma insistentemente le palle. E ora tornerà pure a processo. Da qui la domanda: davvero pensate che lui, i suoi errori, non li abbia capiti?» [Filippo Facci, Libero 2/7].