Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  luglio 04 Sabato calendario

ZINGALES

Le dimissioni di Luigi Zingales dal consiglio dell’Eni, sollevano un problema delicato, che si andava formando e riguarda i rapporti tra la prima azienda italiana, il suo primo socio (lo Stato) e il mercato. «Dimissioni irrevocabili per non riconciliabili differenze di opinione sul ruolo del cda nella gestione della società», ha scritto l’economista, tra i più brillanti della sua generazione, con studi alla Bocconi e al Mit e che insegna dal ‘92 a Chicago dopo un passaggio ad Harvard. “Ruolo del cda” è concetto molto ampio, e difficilmente sarà spiegato; ma gli aggettivi sono senza ritorno. Chi conosce l’Eni, e Zingales, sa da mesi che l’amore non è nato. Fin dalle prime riunioni l’economista liberista ha ispezionato fino alle minuzie i suoi temi da difensore del mercato, e spauracchio dei manager (chiedere in Telecom). Il casus belli sembra sia stato l’assunzione di Lapo Pistelli, il politico che da maestro fiorentino di Renzi è diventato talmente esperto di relazioni internazionali da ricevere un’offerta di lavoro Eni come «responsabile degli stakeholder a supporto delle attività internazionali». L’assunzione del dirigente, secondo una tradizione invalsa dai tempi di Mincato, non è stata discussa in consiglio: per un fatto di autonomia dei manager. Solo che Pistelli, fino a ieri, era parlamentare Pd e vice ministro alla Farnesina. Zingales avrebbe fatto notare che il caso poteva costituire un’eccezione, ma i dirigenti hanno tirato dritto. Del resto, l’ad Claudio Descalzi e la presidente Emma Marcegaglia erano forse i due consiglieri Eni con cui Zingales ha avuto i rapporti peggiori. E non solo per i loro ruoli: a sentire le “prediche” del professore padovano, personificavano due dei suoi tabù. Il primo, perchè indagato per corruzione internazionale sulle attività in Nigeria. La seconda, attiva con il gruppo di famiglia nell’energia, per i conflitti di interesse. Zingales ne ha avute anche per il socio di controllo (che lo invitò in lista 14 mesi fa): su Repubblica ha di recente accusato la «manovra di potere» di Renzi sulla Cdp, che detiene il 26% dell’Eni. In azienda non si crucceranno; ma Collodi insegna che i grilli parlanti è meglio tenerli in vita.