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 2015  luglio 04 Sabato calendario

BELGIO, EUTANASIA PER LAURA

Si chiama Laura, ha 24 anni e morirà quest’estate. In perfetta salute fisica, ma affetta da una profonda depressione, la ragazza che vive nella parte fiamminga del Belgio ha ottenuto, dopo un’accorata richiesta, il diritto all’eutanasia. Una giornalista del quotidiano «De Morgen» l’ha incontrata appena pochi giorni fa. Laura viene descritta come una persona «calma, equilibrata, sicura di sé». Una giovane donna come tante altre, che ha il suo gruppo di amici, ama il teatro, la fotografia, il caffè. Ma che vuole farla finita, vittima dall’infanzia di quella che lei stessa descrive come una intollerabile sofferenza psichica.
«Ora mi vedete molto tranquilla, ma può darsi che più tardi sarò lì piegata per terra dal dolore che mi infliggo da me. È una lotta interna senza fine», racconta la ragazza, aggiungendo che quello del suicidio è un pensiero che l’ossessiona dall’«asilo». Quando i compagni andavano a giocare e lei diceva: «Che ci faccio qui? Io non voglio vivere». Del resto a morire ci ha già provato più di una volta. E non si contano gli episodi in cui si è inflitta ferite e automutilazioni. «La mia vita è una guerra quotidiana. Dal giorno in cui venni al mondo. Certi giorni sembrano non passare mai, mi pesa ogni secondo. Ventiquattro anni, equivalgono a un’eternità».
Laura ha tentato di curarsi, facendosi internare volontariamente in un centro specializzato. Ma ora basta. Ha perso ogni speranza e ha chiesto di poter morire. Nel Belgio che è tra i primi Paesi europei ad aver autorizzato l’eutanasia, nel 2002, la ragazza ha avviato tutte le procedure per passare alla dolce morte ottenendo il consenso di tre diversi medici, come imposto dalla procedura. L’addio è previsto per questa estate. Adesso che lo sa, che prepara il suo funerale, Laura assicura di sentirsi «liberata da un peso enorme». E gli amici? La famiglia? «Mi hanno capita - assicura lei - conoscono la mia storia e sanno che per me è la soluzione migliore. So che l’eutanasia è una decisione violenta, ogni giorno mi chiedo se la voglio davvero. Ogni giorno la risposta è sì. La morte sarà inevitabile, ma almeno degna». La testimonianza della ragazza ha fatto colare fiumi d’inchiostro nella stampa belga e internazionale. C’è chi vorrebbe bloccarla. Chi si chiede se sia legittima. Eppure la legge è chiara.
Il Belgio autorizza i pazienti a farne richiesta in caso di «malattie incurabili e gravi» che causano «sofferenza fisica e/o psichica costante, insopportabile e implacabile». Per i tre medici che l’hanno esaminata, Laura rientra appieno in questi criteri. «È stato tentato tutto», dice Jacqueline Herremans, avvocato e presidente dell’associazione belga per il diritto di morire nella dignità (Amd), spiegando che ora bisogna lasciarla andare. Secondo il professor Wim Distelmans, della commissione federale belga per il controllo dell’eutanasia, sono circa 50 le persone che ricorrono annualmente all’eutanasia per motivi psichici, circa il 3% del totale. Mentre in tanti sperano che Laura possa improvvisamente sentirsi meglio, tornare a credere nei suoi amici, nelle foto, nel teatro, nel caffè. Dare un’ultima chance alla vita. Prima che sia troppo tardi.