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 2015  giugno 26 Venerdì calendario

PERISCOPIO

La ruspa è un simbolo di lavoro, sudore ed equità sociale. A tutti i bambini piace la ruspa. E continua a piacergli anche quando crescono. Matteo Salvini, segretario della Lega commentando la ruspa esposta sul prato di Pontida (Marco Cremonesi). Corsera.

I vescovi aprono a gay e divorziati: non c’è più religione. Jena. La Stampa.

Salvini: «Quando sarò al governo modererò il linguaggio». Tranquillo, se succede, bestemmio io. Spinoza. Il Fatto.

Il popolo greco ha deciso di affidarsi alla sinistra. Vista l’esperienza in fallimenti. Edelman. Il Fatto.

Bersani. Non c’è niente da fare, tenetevi il segretario per quello che è: non ha l’andatura di John Wayne, deve fare pure la convergenza ai piedi. Vincenzo De Luca, neopresidente della Regione Campania. Panorama.

Renato Farina è felice il giorno dopo che l’ex capo del Sismi, Nicolò Pollari, ha escluso che lui fosse l’agente Betulla. In effetti, più che una betulla sembra una quercia, ben piantato com’è. Farina scherza sull’inchiesta di Libero sui papponi dei vitalizi, e solidarizza con chi si è offeso per quel termine: «Anche cretino deriva da cristiano», rivela, «ma se io per questo ti dessi del cretino, ti offenderesti, no?». Al cronista che era ignaro di questa etimologia, Farina spiega: «L’ha scritto per la prima volta Vittorio Messori, poi l’ha copiato il matematico Piergiorgio Odifreddi. L’etimologia viene dal termine francese per dire cristiano». Adesso capiamo perché i palazzi della politica di Roma (dal Campidoglio in poi) abbiano al loro vertice tanti cristiani. Franco Bechis. Libero.it

La Liguria è una regione con una burocrazia costosa, esporta malati e rifiuti. Dopo dieci anni di Burlando, i liguri hanno sentito il dovere di cambiare, di provare qualcosa di diverso. Burlando invece aveva loro propinato, come candidata presidente del Pd, la sua segretaria perché non poteva più ottenere l’ennesimo mandato. Claudio Scajola, ex ministro Fi. Il Fatto.

Altan ha raccontato che un giorno andava a incontrare gli alunni della scuola frequentata dalla sua nipotina di sette anni, in qualità di autore di celebri storie disegnate per bambini e ragazzi. Lungo la strada, la sua nipotina gli ha detto: «Nonno, mi raccomando: non deludermi!». Adriano Sofri. Il Foglio.

«La nostra nuova cagnetta Harley me la ritrovo sul letto, mi fa svegliare, in bagno mi ruba le ciabatte, mi ruba le zoccole ». Silvio Berlusconi, leader di Fi a Barbara d’Urso, Pomeriggio Cinque, Canale 5, 29 maggio). Se lo sente la Bocassini Marco Travaglio. Il Fatto.

Colpisce come il 71% dei comuni italiani abbia meno di 5 mila abitanti e addirittura il 55% sia sotto i 3 mila. Per non dire dei paesini: quelli sotto le mille anime sono addirittura il 23,35% del totale. Praticamente un quarto. Gian Antonio Stella. Sette.

Sul «miracolo economico», Luciano Bianciardi profetizza: «Chi non ha l’automobile, l’avrà, e poi ne daremo due per famiglia, e poi una a testa, daremo anche un televisore a ciascuno, due televisori, due frigoriferi, due lavatrici». La vita agra (Matteo Speroni). Corsera.

Gheddafi in fuga si era portato le creme idratanti. Walter Siti, Exit strategy. Rizzoli, 2014.

L’Urlo di Munch la sola parte del logos che il Padrone ha concesso al servo ribelle. Infatti la giustizia sociale è solo un’utopia. Come del resto si può ben giudicare dal film di Altman America oggi, le alte sfere costituiscono un manicomio criminale. Luigi Serravalli, scrittore (Anna Maria Eccli). Alto Adige.

Molto è migliorato da Omero a oggi, ma non la poesia. Giacomo Leopardi. Zibaldone.

Di solito, alla fine di un film al Festival, subito dopo la proiezione, andiamo sotto a farci intervistare: io (che sembro uno scemo), un anziano d’aspetto britannico, una donna orientale sui 35 anni, un giovanotto di 20 anni, un grande obeso che però si esprime bene. Tutti, chiaramente, diciamo che il film è bello. Tutti siamo a libro paga. Maurizio Milani, scrittore satirico. Il Foglio.

Sono stato tutta la mattina ad aggiungere un virgola, e nel pomeriggio l’ho tolta. Oscar Wilde. Le Point.

Quei giorni tutta, dai pettinini ai piedi / ti portavo con me, come un attore di provincia / un dramma di Shakespeare, e ti sapevo a memoria, /vagavo per la città, ti ripassavo. Boris Pasternak. NYT.

«Una volta, andando verso Pavia, mio padre aveva cominciato a lamentarsi irritato: “Ma questa macchina non va!”», racconta Alberto, il più giovane dei figli di Beonio Brocchieri. «Era con lui Arturo Colombo che gli disse timidamente: “Provi a mettere la quarta, professore...”». Vittorio Beonio Brocchieri in Luciano Simonelli, Dieci giornalisti e un editore. Simonelli editore.

Ho le mie fimosi dice una signora del mio condominio per dire le mie fisime. Rocco Tanica, tastierista di Elio e Le Storie Tese. Il Fatto.

Quando Nabucco recupera la ragione, richiede il suo «destriero che alle battaglie anela /come fanciulla a danze». Paolo Isotta, La virtù dell’elefante. Marsilio, 2014.

La Messina degli anni Settanta vede diparnarsi e intrecciarsi la crescita, le gioie, le speranze e le sconfitte di una giovane coppia, figlia di un fascistissimo e desiderosa di dimenticare il suo marchio di origine, il suo cognome. E di un giovane che si vergogna del padre e del suo vecchio comunismo che sapeva di sconfitta e di fallimento. Nadia Terranova, Gli anni al contrario.

Comunque io sono capace solo di fare ciò che faccio e che ho appena fatto. Nient’altro. L’altro lo inventino i giovani, se ne sono capaci. Maurizio Costanzo. Panorama.

Sono nato nel 1931 a Wiesenberg, in Moravia, appartengo quindi alla Mitteleuropa. La mia origine è piantata nella terra ceca, a casa si parlava tedesco, sono cresciuto a Zagabria e a Graz. Nella mia storia di ragazzo sono passati i fascisti croati, i nazisti, le sofferenze della guerra. Ricordo i bombardamenti, le voci alla radio di Hitler e Goebbels, gli ebrei con la stella gialla. Aver vissuto in quell’area d’Europa durante un periodo così terrificante ha inculcato in me un’avversione assoluta verso ogni fanatismo e nazionalismo. Ma più che un mitteleuropeo, mi definirei un cosmopolita legato a Vienna e al mondo musicale che va da Haydn a Schönberg. Alfred Brendel, musicista (Leonetta Bentivoglio). la Repubblica.

Dopo le sconfitte nei ballottaggi, molto del Pd hanno festeggiato fino all’alba. Vignetta di Giuliano. Il Fatto.

Si metta pure nei miei panni ma, l’avviso, sono sporchi. Roberto Gervaso. Il Messaggero.

Paolo Siepi, ItaliaOggi 26/6/2015