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 2015  giugno 26 Venerdì calendario

ENTRA ANCHE IL CALIFFATO NELLA LISTA NERA DEI DIRITTI UMANI – 

Con più di quattro mesi di ritardo rispetto alla scadenza prevista per legge, gli Stati Uniti hanno pubblicato ieri l’annuale rapporto sui diritti umani nel mondo, puntando il dito contro Iran e Cuba, proprio mentre l’Amministrazione Obama cerca di migliorare i rapporti con i due Paesi. Nella lista nera del dipartimento di Stato per il 2014 spiccano anche nazioni asiatiche, come Myanmar, Cina, Corea del Nord e Vietnam e, per la prima volta, «attori non statali », soprattutto gruppi jihadisti come lo Stato islamico dell’autoproclamato «Califfato» che – si legge – «non hanno alcun riguardo né per i diritti umani né per la vita». Anche se gli Stati Uniti e altre potenze mondiali sono impegnate a raggiungere un accordo sul programma nucleare di Teheran entro il 30 giugno, l’indagine di Foggy Bottom critica aspramente la Repubblica islamica per avere il secondo più alto tasso di esecuzioni al mondo, che avvengono «dopo un procedimento giudiziario che non rispetta le garanzie costituzionali di un giusto processo». Altri significative violazioni dei diritti umani riguardano la severa restrizione alla libertà di espressione, di religione e di stampa, oltre ad arresti, torture e uccisioni di Stato giudicate «completamente arbitrarie». Per quanto riguarda Cuba, con la quale Washington sta per riaprire le relazioni diplomatiche dopo più di 50 anni, il dipartimento di Stato sottolinea che mentre il partito comunista ha a gennaio allentato le restrizioni di viaggio, il governo nega ancora il passa- porto agli esponenti dell’opposizione, o li imprigiona al loro ritorno. Il rapporto ha espresso preoccupazione anche per la violenza, l’intimidazione, e le detenzioni usate regolarmente dal castrismo per prevenire la libera espressione, sottolineando che mantiene il monopolio dei media.
Il testo del Dipartimento di Stato dedica un’ampia sezione alla Russia, le cui relazioni con gli Usa si trovano da mesi ai livelli più bassi dalla fine della Guerra fredda, scrivendo che il sistema politico russo sta diventando «sempre più autoritario» e che Mosca ha adottato nuove misure per reprimere il dissenso.
La relazione individua poi forti abusi in alcuni Paesi asiatici con cui gli Stati Uniti stanno lavorando al fine di migliorare le relazioni bilaterali, come Myanmar e Vietnam, oltre che in un alleato come la Thailandia, dove l’esercito ha preso il potere con un golpe nel maggio 2014. In particolare, il segretario di Stato John Kerry ha sottolineato che gli abusi nei confronti della minoranza musulmana Rohingya in Myanmar rimangono «gravemente preoccupanti», nonostante una «tendenza al progresso dal 2011».
Anche in Cina il problema è la repressione sistematica delle minoranze, soprattutto etiche e religiose, oltre alla persecuzione di decine di migliaia di prigionieri politici. Ma il record negativo dei diritti umani spetta alla Corea del nord, dove le condizioni di vita sono «tra le peggiori al mondo» anche a causa delle sistematiche violazioni da parte del governo, le esecuzioni pubbliche, le sparizioni, gli arresti arbitrari e la tortura.