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 2015  maggio 28 Giovedì calendario

PALLINATO SU JOSEPH BLATTER PER CINQUANTAMILA


«I giocatori del Fussball Club Visp hanno stropicciato gli occhi, quando nell’agosto di un anno fa hanno visto un elicottero rosso adagiarsi sull’erba del loro campetto sportivo incastonato nel Canton Vallese. Dalla scaletta è sceso il brasiliano Ronaldo: aveva la pancetta, ma era pur sempre il Fenomeno, arruolato con altre vecchie glorie, tutte in blu Adidas, per celebrare il centenario del Visp. Un evento Fifa in un paesino svizzero di settemila abitanti. Perché qui è nato Sepp Blatter, il padrone del calcio mondiale. E se lui vuole, Ronaldo gioca nel suo giardino» (Francesco Saverio Intorcia) [1].

Nome: Joseph, Benjamin, Sepp. Cognome: Blatter. Nato: a Visp, Svizzera, valle del Rodano, il 16 marzo 1936. Altezza: un metro e sessantotto centimetri. Peso: variabile. Lingue parlate: tedesco, francese, inglese, italiano, spagnolo e qualcosa di portoghese. Titoli di studio: laurea in Scienze dell’amministrazione ed Economia all’università di Losanna. Sposato tre volte, Liliane Biner, Barbara Kaser, Graziella Bianca. Una figlia, Corinne. Una nipote, Serena. Attualmente single ma accompagnato da Ilona Boguska. Cattolico [2].

Figlio di un dipendente di un’industria chimica, Joseph Blatter, ex colonnello dell’esercito, comincia come cronista sportivo, passa alla federazione hockey ghiaccio, approda come p.r. in Longines e, da lì, all’organizzazione dei Giochi invernali del ’72 e del ’76 [3].

Intanto sposa in seconde nozze Barbara Käser: il padre, Helmut, è il segretario generale della Fifa. Blatter vi entra nel ’75, responsabile dei programmi di sviluppo. Nell’81, è già sulla poltrona del suocero. Poi, da potentissimo segretario di Havelange, ne diventa presidente l’8 giugno 1998, quando sconfigge lo svedese Johansson, n. 1 dell’Uefa, sostenuto dall’Europa e fino alla sera prima dall’Africa, che, dopo una notte di riunioni, cambia idea e vota per Blatter [3].

Racconta Intorcia: «Eccolo, il sistema Blatter. Quando punta alla presidenza, nel ’98, è sostenuto da Asia e Oceania. Viaggia sul jet dello sceicco qatariota Mohamed bin Hammam, non ha limiti di spesa. Lo sfida Lennart Johansson, presidente Uefa, che ha l’appoggio di Europa e Africa, ma al primo voto, a Parigi, è battuto e si ritira, anche se a Sepp manca il quorum. Perché? È successo qualcosa, nella notte, al Meridien Montparnasse Hotel. Il delegato somalo, Farah Weheliye Addo, racconterà di gente in coda per incassare mazzette: 50mila dollari prima del voto, altri 50mila dopo. La scarpa destra dopo la sinistra. Anni dopo, Blatter ammetterà: “Voti comprati, ma non si sa da chi”» [2].

Fabio Monti: «A lui i Grandi del pianeta calcio non sono mai interessati. Siccome nella Fifa tutti i Paesi hanno uguale peso elettorale, da sempre corteggia le nazioni emergenti: se gli inglesi gli sono ostili, ci sono sempre le Isole Cayman, dove inaugurare uno stadio, distribuire contributi, raccogliere applausi, in cambio della vicepresidenza per Jeffrey Webb. Instancabile, Blatter viaggia per 320 giorni all’anno ed è facile capire le ragioni di tanto peregrinare» [3].

Nel 2002, vigilia del voto, il segretario Michel Zen-Ruffinen denuncia gli abusi di 11 membri dell’esecutivo e pagamenti non autorizzati dai conti Fifa. È costretto a dimettersi, lui, non Blatter, che invece batte Issa Hayatou, capo del calcio africano: prima del voto, la claque non lo fa neanche parlare, ne fa parte anche Al-Saadi Gheddafi. Nel 2007 non ci riprova nessuno, Blatter vince per acclamazione. Nel 2011, riecco bin Hammam. Ma, accusato di tangenti da 40mila dollari ai delegati caraibici in un summit a Trinidad, prima nega e poi ritira. Nel mirino finisce Jack Warner, ex n.2 Fifa: si dimette e ogni procedimento viene chiuso (ora, è coinvolto nel nuovo scandalo) [1].

Ancora Fabio Monti: «Il declino del presidente è iniziato il 2 dicembre 2010, il giorno in cui l’Esecutivo aveva assegnato due edizioni del Mondiale: Russia 2018 e Qatar 2022. Reduce dal trionfo personale della Coppa del mondo in Sudafrica, Blatter aveva preteso che si decidesse la sede anche di una successiva edizione con 12 anni di anticipo. Le modalità di votazione e il valore dei Paesi battuti lo avevano messo nell’angolo. Per il 2018, l’Inghilterra aveva pagato l’inchiesta del Sunday Times sul pianeta Fifa e raccolto solo due voti, nonostante la mobilitazione del principe William; per il 2022, l’Australia aveva rimediato un voto e gli Stati Uniti tre. Obama aveva detto: “Il Mondiale in Qatar? Una pessima decisione”. I sospetti erano cresciuti, al punto che Blatter al congresso 2011 era stato costretto a giocare in difesa (nonostante i 186 voti su 203 votanti), dopo essere riuscito a mettere fuori gioco il qatariota Mohamed Bin Hammam, lo sfidante, poi radiato per corruzione. L’ultimo episodio è legato al testo della relazione Garcia sull’assegnazione del Mondiale in Qatar, secretato per tre quarti» [3].

Il potere di Blatter si fonda sui soldi, sulla ricchezza che ha portato alla Fifa con il marketing sportivo e la vendita dei diritti tv, grazie al sodalizio d’affari con Horst Dassler, erede del fondatore dell’Adidas [4].

È a capo di un impero che conta 209 paesi, più dell’Onu, ha incassato 5,72 miliardi di dollari nell’ultimo quadriennio, distribuito premi alle nazionali per 358 milioni, accumulato riserve per 1,52 miliardi, secondo una recente inchiesta di Businessweek [1].

Ricorda Gianni Dragoni: «Nel 2001 Blatter si trovò di fronte al fallimento della Isl, la chiacchierata società (svizzera, ovviamente) che commercializzava diritti sportivi per la Fifa. Blatter evitò il buco nei conti cartolarizzando i crediti per i diritti commerciali e tv del mondiale del 2002. A prendersene carico, per il 2002 e anche per il 2006, è stata la Infront, società svizzera dall’azionariato misterioso. I conti di Blatter con i 2,1 miliardi garantiti da Infront erano salvi. Nel 2006 al vertice della Infront è arrivato Philippe Blatter, nipote del presidente Fifa. La Infront nel 2011 è stata venduta da tre soci svizzeri al fondo britannico Bridgepoint, per 600 milioni. Tre mesi fa è stata comprata per 1,05 miliardi di euro dal gruppo cinese Wanda del miliardario Wang Jianlin. La Infront ha continuato a lavorare per la Fifa fino ai mondiali in Brasile del 2014, in Italia - guidata dall’ex Fininvest Marco Bogarelli - è l’advisor della Lega per vendere i diritti tv della serie A. Alla guida del gruppo Infront c’è sempre il nipote di Blatter» [4].

Luca Bianchin: «Ha promosso campagne per lo spray da arbitro, le espulsioni a tempo contro i simulatori, la normalizzazione dei gol in trasferta, la demonizzazione del fallo da dietro, la limitazione degli stranieri, il Mondiale ogni due anni. Non gli è riuscito proprio tutto ma insomma, è presidente da 17 anni e questo conta. I nemici hanno detto che Blatter rinuncerebbe a un milione per una carica e il senso è corretto: l’uomo è attratto dal potere più che dagli assegni. Le donne, probabilmente, stanno nel mezzo» [5].

Paolo Brusorio: «Un conto è scivolare sui gay (“credo che in Qatar dovrebbero astenersi da qualsiasi attività sessuale”) o sul calcio femminile (“dovrebbero vestirsi in maniera diversa”) o persino negarsi alla premiazione dell’Italia campione mondiale del 2006 (primo e unico caso nella storia della Fifa) e un altro è vedersi arrestati due vice presidenti, per tacere degli altri, a 48 ore dalla votazione che lo metterà a confronto con il principe giordano Ali Bin Hussein, l’unico rivale verso il quinto mandato consecutivo [6].

«Sembra di vederlo, mentre scrive nel suo ufficio: sveglia alle 7, poi giornali in cinque lingue e il caffè ristretto, un must sulla scrivania. Il lavoro è sempre stato tanto, l’autostima altrettanta. “Il calcio rifiuta di confrontarsi con la politica”, disse appena eletto. In un anno mise in fila incontri con Arafat e Simon Peres, più recentemente ha visto anche il Papa» (Bianchin) [5].

Da ragazzo faceva l’attaccante (pare segnasse un sacco di gol ma il dettaglio l’ha aggiunto lui). Appassionato di romanzi di spionaggio e film noir americani [5].

Torna a Visp due volte al mese, ha la casa sopra il negozio di ottica e tutti lo chiamano solo Sepp. Qui ha sede la Sepp Blatter Foundation, patrimonio da 1,1 milioni di franchi svizzeri: vive di donazioni, finanzia la casa di cura dove la madre di Blatter ha passato gli ultimi anni di vita [6].

A Trinidad possiede una cittadella per sport e congressi, costruita dalla sua impresa con i soldi della Fifa: qui, nella Sepp Blatter Hall, si celebrano anche matrimoni [1].

La terza moglie, Graziella Bianca, l’ha definito «uomo dalla doppia personalità, viscido come un delfino». Poi, ha ritrattato: l’hanno fraintesa [1].

Note: [1] Francesco Saverio Intorcia, la Repubblica 28/5; [2] Tony Damascelli, il Giornale 28/5; [3] Fabio Monti, Corriere della Sera 28/5; [4] Gianni Dragoni, Il Sole 24 Ore 28/5; [5] Luca Bianchin, La Gazzetta dello Sport 28/5; [6] Paolo Brusorio, La Stampa 28/5.