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 2015  maggio 28 Giovedì calendario

PARLO QUANTO MI PARE

«Ammetto che La Zanzara è irripetibile anche perché il contesto è autorevole». La radio della Confindustria nobilita la scoreggia? «Evidenzia ed esalta la trasgressione». Come La Settimana Enigmistica però siete copiati: La Giungla, Lo Zoo, La Belva. Hai incendiato il sottosuolo. «Ma La Zanzara è una comunità». Siete la sola destra viva che c’è in Italia. «Bum!». Vediamo: Adinolfi annuncia che la donna deve essere sottomessa, poi arriva Borghezio e celebra Breivik, Squitieri elogia la pedofilia, Vattimo viene a dire che Israele è peggio di Hitler... e se la pornostar filosofeggia, Cacciari fa la mossa. «E la gente ride e pensa». Al di là della risata, c’è il ceffo del razzismo italiano, Calderoli è il Bombolo della Lega: «È vero che la cattiveria in Italia ha sempre avuto una faccia comica, ma...». Non sarebbe meglio togliere la parola a chi dice che «i rom sono cibo per maiali» e che «ogni detenuto suicida è uno in meno da mantenere»? «Togliere la parola non è il nostro stile. Alla Zanzara ognuno dice quel che vuole».
Giuseppe Cruciani non somiglia alla sua Zanzara. Non hai, gli dico, il fisico allegro e dispettoso della tua trasmissione: più che uno scocciatore sembri uno scocciato. «È vero che sono un introverso e ho scatti d’umore. Ma La Zanzara non è solo canzonatura. È anche stizzosa, umorale come me, scarica collere. Non è vero che non mi somiglia».La Zanzara sei tu, come Flaubert era Madame Bovary? «La Zanzara non è un libro. È radio, è un’opera collettiva. Quelli che telefonano contano più di me. È l’Italia scanzonata, ma è anche la disperazione italiana». Sei un depresso? «Mai in senso patologico. Soffro di depressione di creatività. Quando mi sento vuoto, divento preda del cattivo umore».La Zanzara è ancora giornalismo? «Non so se è giornalismo. So che ci ascoltano, intervengono, si divertono e ragionano». La bestemmia? «No. Ma per il resto tutto si può dire, anche “coglione”, “pagliaccio”, “ma che cazzo dici?”. E “palle lesse”». Anche: «La Boccassini andrebbe cacciata a pedate nel culo» oppure «il Papa è una specie di clown». Tua madre ti ascolta? «Poco». E cosa ti dice? «Di non esagerare con le parolacce». E tu esageri? «Forse ogni tanto. Ma non faccio una trasmissione per mia madre».Le piace il tuo successo? «Non si lascia sedurre dalla vanità». È lei che ti ha cresciuto? «Sì. Papà è morto presto. Lavorava alla Perfetti, direttore commerciale». Qualcuno ha ereditato il suo lavoro? «Mia sorella. Mio fratello invece fa il regista». Sei romano? «Sì, ma la mia città è Milano. A Roma non potrei più vivere». Famiglia ricca? «Papà viveva di stipendio. Per fortuna mia madre aveva qualche bene. Pensa che all’università stavo da solo in una grande casa in via del Governo Vecchio. Non funzionava nulla, ma era bella. Non c’era neppure l’acqua calda, e forse per questo non mi piace tanto farmi la doccia. In radio lo dico spesso che lavarsi troppo fa male».La Zanzara è anche la radio degli odori forti: eccita la plebe italiana in cerca d’autore. «C’è anche un mondo “alto” che ci ascolta». Nel mondo “alto” il turpiloquio e i pensieri in libertà si chiamano “flussi di coscienza”. «Ecco. Quando stavo a Radio Radicale, la chiamammo Radio Parolaccia».L’insolenza radicale, la febbre lessicale di Pannella, la radio postmoderna e sradicata di Bordin sono l’origine “alta” della tua Zanzara?«Sicuramente è li che ho cominciato. Ma oggi, per la verità, non so se stia più in alto la scoreggia o la politica. E penso che parlare di sesso valga quanto discutere di opere d’arte o di una crisi di governo. Solo le paranoie perbeniste possono relegare il sesso alla sfera intima e insuperabile del pudore».È vero che si può parlare di tutto, ma poi il linguaggio fa la differenza. «Io preferisco il vaffanculo liberatorio a quello aulico. Se dici “cazzo” non pensi a quante volte lo dice Joyce».Il più pulito è David Parenzo: ha raccontato che per liberarsi si chiude in bagno e apre il rubinetto per coprire il rumore. «Forse Parenzo è il lato snob della Zanzara». Voi discutete sulla lunghezza del pisello, e i camionisti telefonano per raccontarti che nelle piazzuole di sosta ricevono proposte indecenti. «Vuoi dire che sono argomenti tabù? Che non dovremmo violarli?». Al contrario, voglio dire che i riferimenti alti sono infiniti. Per esempio: nell’Ulisse si esalta la pipì in compagnia. E verso la fine Stephen Dedalus e Leopold Bloom se ne concedono una. Ma La Zanzara non è l’Ulisse. È la radio della rabbia, è lo stomaco d’Italia. «Noi non siamo volgari, siamo autentici. E ti ricordo che anche l’Ulisse fu processato per oscenità». E le telefonate degli imitatori? A Fabrizio Barca, a Valerio Onida o la finta Margherita Hack...? «L’imitatore finge, ma loro sono veri e dunque le cose che dicono sono verissime. Sono meglio le interviste finte e concordate che pubblicano i giornali? E poi: noi, Guido Barilla non lo abbiamo mica raggirato. È venuto lui a dire che non avrebbe mai fatto uno spot con una famiglia gay. Se n’è occupato tutto il mondo. Io lo chiamo scoop. Non mi pare che succeda spesso a Repubblica o al Corriere».Il direttore de Il Sole 24 ore non ti dice mai niente? «Abbiamo una bella dialettica». Dunque, Napoletano ti rimprovera. «Mi consiglia di non esagerare con il sesso». Come tua madre. Hai raccontato i tuoi fantasmi feticisti, voyeuristici, l’amore per le donne più grandi. «Queste cose scandalizzano più della scoreggia. Ma io che entro nell’intimità degli ospiti e degli ascoltatori devo per forza parlare delle mie perversioni».Chi sono i tuoi maestri? «Non ne ho. Mi piacciono quelli che hanno fatto i soldi con il lavoro, come Giuliano Ferrara, Vittorio Feltri, anche Eugenio Scalfari, ma non somiglio a loro e non ho modelli, tranne forse Howard Stern, ma quello degli inizi. Pensa che arrivò a provocare un orgasmo in diretta radiofonica. Però la sua vita privata era molto diversa dalla mia. Il suo obiettivo era stupire a tutti i costi, anche quando non ci credeva. Io non sono così».Sai di rischiare molto? «So che un giorno La Zanzara finirà. Vorrei produrre programmi per la radio. Ho qualche progetto che non è La Parolaccia. Non farmi peggiore di quel che sono». Nient’affatto: il tuo talento mi è chiaro. Dico che corri dei rischi: la furia o diventa politica o diventa macchiettismo.Finirai con la Lega? «Non sono tentato dalla politica. Ma sugli immigrati hanno ragione. Trovo che la demagogia buonista sia peggio del razzismo».Sei amico di Salvini? «Ci siamo conosciuti al parco. Eravamo lì con i nostri figli». La tua come si chiama? «Viola». E la mamma? «Francesca. Siamo separati, ma in ottimi rapporti». Hai votato il vaffanculo di Grillo? «Sì, ma ho votato tante volte per Berlusconi». Mai per il Pd? «Sono stato tentato da Renzi. Poi ho preferito la Lega».