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 2015  maggio 28 Giovedì calendario

DA 50 FRANCHI A 5 MILIARDI, IL SOGNO FIFA S’È FATTO IMPERO

Oltre quattrocento dipendenti, un bilancio quadriennale di 5 miliardi di dollari, riserve auree scandalose e scandali miliardari che spinsero lo stesso Blatter ad ammettere: «C’è il diavolo dentro qualcuno di noi». Eppure cominciò tutto 111 anni fa con un banchiere olandese visionario, Wilhelm Hirschman, e una dozzina di impiegati. Passando poi per la «creazione» del Mondiale di Jules Rimet, per l’evoluzione nel sistema moderno firmata Joao Havelange, e infine per la monarchia nella bufera di Sepp Blatter. Carl Anton (oppure Cornelius Augustus, le fonti sono discordanti) Wilhelm Hirschman, segretario federale olandese, non poteva immaginarlo. Lui contattò i quattro colleghi britannici e l’International Board per chiedere un parere: e se creassimo una federazione internazionale per gestire il calcio mondiale?
Naturalmente gli inventori si guardarono bene dal rispondere: gelosi della loro supremazia, isolazionisti, orgogliosi, impostarono un «catenaccio» degno di Herrera. Finché Robert Guérin, francese, dirigente sportivo, giornalista di Le Matin , perse la pazienza e scrisse agli altri europei invitandoli a Bruxelles, il primo maggio 1904. Si presentarono francesi, belgi, danesi, olandesi, svizzeri, spagnoli e svedesi, mentre Lord Kinnaird, presidente inglese, declinò l’invito. Peggio per lui, l’anno successivo avrebbe cambiato idea. Pochi giorni dopo, al 229 di Rue Saint Honoré, Parigi, 7 uomini fondarono la Fifa: era il 21 maggio 1904, nasceva la Fédération Internationale de Football Association. Guérin fu il primo presidente, Hirschman ne diventò vicepresidente e poi segretario dal 1906 al 1931, anno delle dimissioni. Dimissioni queste sconosciute oggi che le associazioni sono diventate 209.
Nel 1905 si aggiunsero Italia, Germania, Austria, Ungheria, Scozia, Irlanda e Galles. Ci si iscriveva pagando la cifra annuale di 50 franchi francesi. Gli Statuti imposero le prime regole fondamentali, tipo non poter giocare contemporaneamente per due nazionali e accettare le regole del gioco della FA (federcalcio inglese). Cominciò inoltre a farsi strada l’idea di un torneo internazionale per club che, in base all’art.9 dello Statuto, soltanto la Fifa avrebbe potuto organizzare legittimamente. Era stata individuata la sede (Svizzera) e la formula (4 gruppi, semifinali e finale). Non se ne fece niente, ma era già tutto previsto.
La storia della Fifa è anche la storia dei suoi grandi presidenti. Numero uno della federcalcio francese, Rimet fu eletto nel 1921, a 48 anni, terzo presidente della storia. Rimase in carica per altri 33 – record che Blatter intende spazzare via – dando il nome alla prima Coppa del Mondo (in Uruguay nel 1930), riorganizzando la Fifa, riaccogliendo le britanniche che avevano lasciato per sfuggire all’abbraccio della Germania, risollevando il calcio dopo la Seconda Guerra mondiale e lasciando nel 1954, prima dell’edizione svizzera, con ormai 85 membri. Dal 1961 al 1974 fu al comando Sir Stanley Rous, inglese, sesto presidente, con il quale la Fifa si allargò ancora nell’epoca post-coloniale: con lui, per la prima volta, il Mondiale fu trasmesso in tv.
Niente in confronto alla rivoluzione di Havelange che, alla vigilia di Germania 1974, fu eletto per 24 anni. Un regno incontrastato che portò il calcio nell’era moderna, sfruttando – con crescita esponenziale – diritti tv, sponsor, marketing e purtroppo scandali e corruzione. Se il calcio oggi è così, se il Mondiale è arrivato a 32 finaliste, è tutto dovuto a questo brasiliano, oggi novantanovenne, figlio di un mercante d’armi belga. Le cose positive, che pure esistono, sono state oscurate dagli scandali degli ultimi anni. Soprattutto la connessione nel 2001 con il crollo dell’Isl (che gestiva i diritti tv), al punto che nel 2013, per evitare la vergogna del ritiro della presidenza onoraria, è stato lui stesso a rinunciare. Alla sua ombra, prima semplice funzionario, poi segretario fino al 1998, infine presidente da 17 anni, con altri 4 molto probabili, è cresciuto Sepp Blatter.
La «House of Fifa» che sembra un mausoleo moderno. Le 209 federazioni (più dell’Onu). Un presidente viaggiante e famoso come un Papa. La spettacolarizzazione della Fifa. L’entrata a gamba tesa sulle regole, spesso per dare solo l’apparenza del cambio. I diritti tv miliardari. La tecnologia in campo. Le già quattro elezioni, promettendo ogni volta che sarebbe stata l’ultima. Il Mondiale in Nordamerica, in Asia e in Africa. Il terzomondismo. E gli scandali ripetuti, violenti, vergognosi ai quali, personalmente, è sempre sopravvissuto con macchie morali, non criminali. Oggi la Fifa è lui, il boss, il colonnello, lo svizzero Sepp Blatter. Se non succede il finimondo, lo sarà fino al 2021.