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 2015  maggio 28 Giovedì calendario

COSA STAVA LEGGENDO BIN LADEN

L’ossessione di Bin Laden era rimasta focalizzata sugli attacchi all’America ben dopo l’attentato alle torri gemelle dell’11 settembre 2001. Il capo di Al-Qaida, chiuso nella sua prigione dorata di Abbottabad, in Pakistan, aveva maturato la convinzione profonda come una certezza che la vittoria finale sugli Usa sarebbe stata ineluttabile.
A rivelarlo è stato il coordinatore nazionale della direzione dell’intelligence Usa (Odni) che ha smistato il «tesoro» costituito da libri e lettere scoperto nel nascondiglio di Osama Bin Laden. E infilato precipitosamente nei grandi sacchi per i rifiuti dai militari dell’americana Navy Seal mentre portavano via il corpo senza vita del nemico pubblico numero uno.
Complessivamente, sono state classificate 80 lettere sul totale di 409 documenti messi sul sito dell’Odni con il titolo «La biblioteca di Bin Laden» per volere del Congresso un anno fa, il 30 maggio 2014. E questo dopo le ripetute pressioni dei media sull’amministrazione Obama affinché venisse rivelato il contenuto della «pesca miracolosa» di Abbottabad. I libri e le lettere hanno rivelato le angosce e le fobie del defunto patron di Al-Qaida. Centinaia di altri documenti saranno resi pubblici tra l’estate e l’autunno di quest’anno e permetteranno di addentrarsi in maniera più profonda nella mente disturbata di Bin Laden. Basta scorrere i questionari per l’arruolamento dei candidati al sacrificio supremo in nome dell’Islam: questi dovevano fornire una serie di informazioni pratiche e poi rispondere alle seguenti domande: «Siete pronti a effettuare un attentato suicida?» e «Chi dovrebbe essere avvertito se voi conduceste un attentato suicida?». Ai suoi discepoli del Magreb e del Sahel Bin Laden suggeriva di concentrarsi sugli attentati mirati, gli attacchi dei lupi solitari con l’obiettivo di uccidere quanti più americani possibile per indurre gli Usa ad abbandonare l’Iraq e l’Afghanistan.
Nella primavera 2011 Bin Laden aveva ben compreso la portata storica della «primavera araba» propagatasi dalla Turchia alla Siria. Avvenimenti giganteschi che finiranno per inghiottire tutto il mondo arabo, aveva predetto Bin Laden, che aggiungeva: «Vogliono liberare la terra dell’Islam dall’egemonia americana. Tutto questo indica che i paesi occidentali sono deboli e che il loro ruolo internazionale sta perdendo terreno».
Non ha più segreti neppure la sua biblioteca personale con decine di libri e riviste, 266 in totale, che la dicono lunga sul suo stato d’animo e la sua salute mentale. Una formazione da ingegnere, cresciuto in una ricca famiglia saudita, Osama Bin Laden, aveva spulciato parecchie opere sulla storia contemporanea degli Stati Uniti, specialmente la «Guerra d’Obama» (2010) scritta da Bob Wooodward, penna del Washington Post autore dell’inchiesta sul Watergate nel 1972-1974 e Nascita e declino delle grandi potenze di Paul Kennedy. Inoltre, Bin Laden aveva la stessa curiosità (per vanità?) a leggere quello che i suoi nemici dicevano di lui, come testimonia Imperial Hubris (Arroganza imperiale) di Michael Scheuer, un veterano della Cia supervisore degli uomini che lo braccavano dal 1996 al 1999, uno dei migliori conoscitori della psiche del fuggitivo.
Anche la Francia occupava una posizione importante nella biblioteca di Bin Laden, con 19 opere riguardanti temi di economia, difesa e il nucleare. L’interesse era motivato dal fatto che il capo di Al-Qaida meditava di assestare anche un gran colpo alla Francia che, a suo giudizio, si meritava di avere il proprio «11 settembre» per il trattamento riservato ai musulmani e il carattere biecamente laico della sua democrazia.
Anche i più grandi geni del male possono trasformarsi in patriarchi dal cuore grande. Votato alla distruzione degli Stati Uniti, Osama Bin Laden si trasformava in marito e padre che si preoccupava del benessere delle sue donne e dei suoi figli nonostante non avesse più contatti con loro da anni. Hamsa, il suo delfino designato, nato nel 1991, giudicato «adorabile e buono» avrebbe appreso il trattamento degli esplosivi e il fuoco sacro della causa. Oggi a 24 anni e orfano del suo grande fratello Khalid, ucciso ad Abbottabad, volendo difendere il loro padre, è scomparso dal 2011 dagli schermi radar.
Simonetta Scarane, ItaliaOggi 28/5/2015