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 2015  maggio 27 Mercoledì calendario

QUEL PASTICCIACCIO DELL’AGENZIA DELLE ENTRATE

Sette sentenze favorevoli al contribuente (e tra queste anche una commissione tributaria regionale e una cassazione) e due favorevoli al fisco. La questione della nullità degli atti di accertamento sottoscritti da dirigenti dell’Agenzia delle Entrate dichiarati decaduti comincia a prendere una brutta piega.
Per il fisco. Appaiono quindi poco profetiche le parole del direttore dell’Agenzia, Rossella Orlandi che, all’indomani della sentenza della Corte costituzionale che dichiarava l’invalidità della nomina dei dirigenti, aveva stigmatizzato il tentativo di impugnazione degli atti firmati dai dirigenti decaduti («smettiamola di far girare sciocchezze, gli atti sono validi, non si facciano spendere soldi inutili ai cittadini per i ricorsi»). Infatti, chi ha seguito il suo consiglio, ora si sta mordendo le mani. Anche perché, pur essendo la materia estremamente complessa, le motivazioni delle ultime sentenze favorevoli ai contribuenti sono ben argomentate e stroncano alla radice le pretese dell’Amministrazione: una su tutte, la decisione della Ctr Lombardia che dichiara senza mezzi termini la nullità degli atti firmati da dirigente nominato in modo illegittimo; nullità rilevabile in ogni stato e grado del processo, anche d’ufficio. La stessa decisione demolisce anche l’argomentazione principale sostenuta dalle Entrate, che fa riferimento alla figura del «funzionario di fatto», una figura che, per i giudici di Milano, può essere invocata per far valere la validità di atti favorevoli ai terzi destinatari, non all’amministrazione. Di fronte a sentenze così nette, chi ha sostenuto, su certa stampa specializzata, che l’impugnazione degli atti di accertamento avrebbe esposto il contribuente al rischio di lite temeraria, fa una figura altrettanto misera. Ora la maggior parte degli atti di accertamento, anche e soprattutto quelli che nel merito erano inattaccabili, saranno impugnati dai contribuenti, con esiti che rischiano di essere molto pesanti per l’erario. Sono circa ottocento, infatti, i dirigenti delle entrate che hanno firmato centinaia di migliaia di documenti che ora rischiano di finire nel tritacarte (ruoli, avvisi di accertamento, avvisi di liquidazione delle imposte, provvedimenti irrogativi di sanzioni, atti riguardanti le operazioni catastali, atti di diniego espresso emessi dalle Agenzie fiscali, atti processuali). E sono solo 366 i dirigenti diventati tali per concorso, quindi in grado di sottoscrivere atti in modo legittimo. Il problema potrebbe quindi esplodere in termini drammatici. Oltretutto il tentativo di minimizzarne la portata ha avuto come conseguenza che due mesi dopo la sentenza della corte costituzionale, ancora non si vede all’orizzonte nessuna soluzione in grado di ripristinare il normale svolgimento dell’attività delle Entrate: sono anzi esplosi all’interno dell’Agenzia malumori e polemiche che finora erano rimasti sepolti sotto la cenere, con prese di posizioni durissime di alcuni rappresentanti sindacali e degli ormai ex dirigenti, che stanno scatenando una guerra intestina che non sarà facile ricomporre. Il contribuente raggiunto da accertamento, invece, vive un momento magico: può comprare, a modico prezzo, un biglietto della lotteria dove si vince 77 volte su 100.
Marino Longoni, MilanoFinanza 27/5/2015