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 2015  maggio 27 Mercoledì calendario

I PANZER LEOPARD VANNO A RUBA

Berlino
Boris Becker è come un panzer. I panzer della nazionale di calcio. Angela è un panzer. Quando leggono queste frasi sui nostri giornali, i tedeschi si offendono. Credono che si alluda al passato nazista. Invece sono complimenti. Quando cerco di spiegarlo, gli amici di Berlino mi guardano scettici.
Sono italiano e quindi machiavellico e infido. Pregiudizio contro pregiudizio. Ebbene, leggo sulla sezione storia dello Spiegel, anche i panzer sono un mito: quelli dell’ultima guerra non erano affatto superiori ai tank britannici o francesi. Anzi, non stavano neanche alla pari. Un altro mito della storia da rivedere.
I carri armati Made in Germany di oggi? Non so. Anni fa, compravamo decine, anzi centinaia di «Leopard», fabbricati dalla Kraus-Maffei di Monaco. I migliori del mondo. Adesso un migliaio di questi panzer stanno parcheggiati ad arrugginirsi in qualche prato della pianura padana. Li compravamo per fronteggiare la Jugoslavia che, secondo i nostri strateghi, avrebbe attaccato a nord, passando dall’infausta Caporetto. Non sono uno stratega, ho fatto il militare solo per dieci giorni (in artiglieria, chissà perché), ma, secondo me, il nemico sarebbe passato da un’altra parte, magari sbarcando dalle parti di Ancona, aggirando le nostre forze attestate al nord. Quanti miliardi sprecammo? E oggi ne stiamo sprecando altri per gli F35, che persino gli americani giudicano dei ferrivecchi.
Che se ne fanno gli italiani del Leopard? commentò l’allora Cancelliere Helmut Schmidt, soprannominato die Schnauze, il grugno. Il nostro panzer ha cinque marce, agli italiani basta la marcia indietro. Battuta da guerrafondaio. Ma poi Schmidt, in tempo di crisi, fu sempre disposto a aiutarci. Oggi, il ministro della difesa, Frau Ursula von der Leyen, ha deciso di portare il numero di Leopard2 da 225 a 328, e ha ordinato di studiare una nuova versione ancora più sofisticata, su consiglio dei suoi generali che, secondo la tradizione, preparano la guerra di domani pensando a quelle di ieri. I carri armati dovrebbero servire in caso di un attacco della Russia di Putin. Verosimile? Comunque, uno scontro tra divisioni corazzate dell’est e dell’ovest è probabile oggi come una carica di cavalleria. E la rivista «Focus» mette in guardia: il Leopard è uno dei panzer migliori al mondo, ma gli attuali T90 russi sarebbero migliori.
Esattamente come nel 1939. I panzer, sostengono gli storici, decisero le prime battaglie nella seconda guerra mondiale, perché la tecnologia teutonica era superiore. Una tesi che fa comodo prendere per vera anche ai generali francesi e inglesi. I «Matilda» britannici, che gli italiani affrontarono a El Alamein, erano superiori in quanto a corazza e a potenza di fuoco, e anche i carri francesi erano più robusti e equipaggiati con cannoncini più potenti. Ma Winston Churchill giustificò la sconfitta nella battaglia di Arras, il 21 maggio del ’40, con la superiorità delle dieci divisioni corazzate naziste. E non erano più forti di numero: i tedeschi disponevano di 2.800 carri armati, gli alleati di 4.200.
In realtà, i panzer con la croce uncinata erano più leggeri e quindi più veloci, e riuscivano sul terreno a mettere in difficoltà il nemico. E i comandanti tedeschi, come Rommel ad Arras, erano più bravi di francesi e inglesi. Per concludere, nonostante queste rivelazioni storiche, i Leopard dell’ultima generazione contribuiscono a incrementare le esportazioni tedesche: li stanno ordinando tutti a centinaia, dai pachistani agli indonesiani all’Arabia Saudita. L’unico particolare top secret è il prezzo. Chissà se li compreremo anche noi.
Roberto Giardina, ItaliaOggi 27/5/2015