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 2015  maggio 27 Mercoledì calendario

PERISCOPIO

Oscar Farinetti è l’uomo che, con Renzi, i veterocomunisti odiano più di Berlusconi. Vittorio Sgarbi, critico d’arte. la Repubblica.

Berlusconi ha detto di voler scegliere il suo erede. Lui però non è la Regina Elisabetta. In Italia non ci sono eredi e dinastie, ma i cittadini che dovranno scegliere programmi e candidati. Matteo Salvini, segretario della Lega. La Repubblica.

Meglio una politica che non fa un tubo o una che ne combina una ogni giorno? Altan. la Repubblica.

Un partito si fonda su una visione comune della società, ma oggi nel centrodestra che si ritrova diviso su temi cruciali come l’europeismo e l’antieuropeismo o le ricette sull’immigrazione, si registra la stessa frattura che negli ultimi anni spaccava il fronte dei progressisti tra sinistra moderata e sinistra estrema. Giuliano Urbani, politologo. Corsera.

Lo scontro per la Regione Liguria non è tra la Paita contro Toti. Anzi, questo è quasi un dettaglio secondario. Stiamo attenti all’M5S, piuttosto. Ma il vero test nazionale in queste elezioni liguri è rappresentato da Luca Pastorino. Da lui nascerà o crollerà la sinistra alternativa a Matteo Renzi. Se il centrodestra vince, è perché Paita ha perso. Se Paita perde, è per via della spaccatura a sinistra. Il dato politico è questo. Claudio Scajola, già coordinatore di Forza Italia. (Marco Imarisio). Corsera.

Nel centrodestra del futuro che siamo impegnati a costruire, non c’è spazio per Salvini. Gaetano Quagliariello, coordinatore degli alfaniani. AdnKronos.

Continuo a negoziare il diritto di negoziare, nulla sfugge all’infinito negoziato. Yanis Yarufakis, ministro delle finanze greco. Wall Street Journal.

Il ministro tedesco Wolfgang Schauble, dopo aver parlato con la delegazione greca, in febbraio a Berlino disse: «Abbiamo convenuto di non essere d’accordo». Yanis Yarufakis, ministro delle finanze greco, replicò: «Per me neanche quello». Maria Serena natale. Corsera.

Le reazioni dei critici italiani ai film di Sorrentino, quindi anche a Youth, sono più identitarie, quindi ideologiche, del solito. Il suo talento è stato accolto lungamente male, se non malissimo, dal filone egemone della critica italiana e francese (leggete le stroncature, proprio dal Festival di Cannes, de Le conseguenze dell’amore e de L’amico di famiglia apparse su alcuni importanti quotidiani). Non capivano nulla quei critici? O capivano soprattutto che Sorrentino non era dei loro, insomma non si inchinava al loro potere? Per Sorrentino ha funzionato al contrario il rituale che ha accolto il cinema di Nanni Moretti, considerato un eletto invece fin dai primi corti. Mia madre, apparso in Italia un mese prima di Youth, ma anch’esso ora in concorso a Cannes, ha confermato che i giornalisti sono pro o contro Moretti, non pro o contro questo o quest’altro suo film. Si giudica la persona e, a seconda di come la si classifica, se ne approva o condanna il lavoro. Moretti è l’alfiere non violento del post-’68? È il revisionista borghese del comunismo? È l’intellettuale altezzoso? È lo splendido quarantenne (autodefinizione)? È padre e sposo esemplare? O è padre così così e marito infedele? Infine è il meno splendido sessantenne, ora autore capace anche di autocritica? Quest’ultimo lato ancora sfugge, sebbene sia il più interessante di una figura comunque di valore. Maurizio Cabona @barbadilloit

Pittori, aspiranti cineasti francesi, americani e del resto del mondo correvano da Parigi a Roma. Se a Parigi anelavano conoscere Matisse, Picasso, Mirò, a Roma pedinavano Rossellini, De Sica, Zavattini e De Santis. Il cinema neorealista sembrava destinato a battere Hollywood e, a centinaia, i giovani cercavano di incontrare, in quei teatri di posa all’aperto, che erano le strade di Roma, il cinema dei loro sogni, di farne parte a qualsiasi titolo. Ugo Pirro, Osteria dei pittori. Sellerio. 1994.

Lei aggiunge ogni anno un giro alla sua collana di perle per nascondere le rughe dei dodici ultimi mesi. Philippe Bouvard, Journal drôle et impertinent. J’ai lu, 1997.

Gulu, Uganda. Al Lacor Hospital nel 2000 scoppiò la terribile epidemia di virus Ebola che fece strage di pazienti e medici. Oggi, sei anni dopo, il Lacor è un ospedale ordinato e pulito. Nei letti lenzuola candide e ravviate. I malati ci seguono, muti, con lo sguardo. Hanno l’Aids, o la malaria, o infezioni contratte nei campi profughi qui attorno, dove il popolo Acholi, tormentato da anni dai ribelli del Lord Resistance Army, consuma una vita miserabile. Le facce nerissime dei pazienti sul candore dei cuscini però sembrano serene. Al passare delle infermiere mi meraviglia che nessuno le ferma, nessuno chiede niente. Come se questi uomini fossero già increduli e grati di un letto pulito, del cibo, dell’acqua. Il silenzio di questo posto mette soggezione. Sembra un silenzio sacro. Marina Corradi. Avvenire.

La Pinacoteca di Brera è uno dei luoghi di Milano che amo di più e dove torno con più frequenza. Walter Siti, scrittore, vincitore dello Strega. Corsera.

Scrissi io il necrologio pubblicato dal Corriere dell’editore Angelo Rizzoli senior. Quando morì, non c’era niente di pronto nell’archivio del suo giornale. Misteri del Corriere. Dall’archivio di via Solferino sono sparite anche tutte le cartoline. In tempi lontani, i giornalisti che andavano in viaggio o in vacanza avevano l’obbligo di spedire un souvenir alla redazione, da utilizzarsi in caso di calamità naturali in quel luogo o per altri usi iconografici. Comunque poi di coccodrilli (pezzi biografici che i giornali tengono sempre pronti in caso di morte improvvisa dei personaggi famosi, ndr) ne ho compilati almeno 200. La Rai li aveva commissionati a un portaborse della Confindustria in quota al Pli. Non sapendo scrivere, li subappaltò a me: 20 mila lire (d’allora) l’uno. Guido Vigna, giornalista (Stefano Lorenzetto) Il Giornale.

Andiamo in terrazza, apparecchiamo in terrazza, ceniamo in terrazza, parlottiamo in terrazza, dicono i risolti filo-popolari ricchi che occupano la vita e la dimora di Luciana. Daniela Ranieri, Mille esempi di cani smarriti. Ponte alle grazie.2015.

Bologna. Ragazzi sigillati negli autobus per andare a scuola. Intere generazioni private, chissà con quali conseguenze, d’una passeggiata a mente fresca ogni mattina. Dino Basili, Tagliar corto. Mondadori. 1987.

Coca-Cola cerca in Italia centinaia di dipendenti. Ma non rivelerà mai per far cosa. Gianni Macheda.

Le mie prime parole nell’aldilà: «Tutto qui?». Roberto Gervaso. il Messaggero.

Paolo Siepi, ItaliaOggi 27/5/2015