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 2015  maggio 27 Mercoledì calendario

PENA DI MORTE

40 americani su 100 chiedono di abolire la pena capitale, prevista in 32 Stati su 50: tra loro, i familiari degli assassinati. Come i genitori di Martin. E come Linell Patterson della Murder Victims’ Families for Reconciliation, che riunisce le famiglie delle vittime di omicidio. A lei è stato ucciso il padre: «Ma ammazzare un’altra persona nel nome di papà toglierebbe dignità al suo ricordo», mi spiega. «Il mio non è perdono, è solo ragionevolezza».
Il 5 settembre 2001, in Pennsylvania, il fratellastro di Linell, Michael, torturò e uccise suo padre Terry (patrigno di Michael) e la moglie di lui, Lucy (madre di Michael), per ottenere il pin di una carta di credito. Michael ha avuto l’ergastolo, mentre il suo complice Landon May è stato condannato a morte «perché nella bocca di Lucy erano state trovate tracce del suo sperma: no, non erano brave persone, e non sono sicura che un giorno lo diventeranno. Hanno massacrato mio padre con quarantasette coltellate, ma accettare che uno Stato uccida per “giustizia” è una follia».
Linell aveva 19 anni e si era appena trasferita in Virginia per studiare al college. «Quella sera mi chiamò mamma: “Hanno ucciso papà e Lucy”». Dopo lo shock arrivò la rabbia: «Ne avevo così tanta da farmi paura da sola». Ma poi, durante il processo, le urla della madre di Landon quando il giudice pronunciò le parole «pena di morte» la cambiarono per sempre. «Erano le stesse grida uscite dal mio corpo il giorno dell’omicidio di papà».
Linell non si era mai chiesta se fosse pro o contro la pena capitale, ma vedere la famiglia del killer distrutta come la sua le diede la risposta. Dopo i mesi di processo, dopo i dettagli più atroci, con la sorella Megan incontrò Landon in prigione. Volevano testimoniare il suo pentimento davanti al giudice, «perché era il solo modo per cambiare la sentenza da pena di morte a ergastolo».
Da dietro un vetro osservarono l’assassino. E lì scoprirono che «il “mostro” era come noi: aveva i brufoli, si mangiava le unghie e tremava di paura». Landon ha chiesto scusa. Linell non sa se le sue fossero scuse sincere, ma le ha accettate. Al giudice non sono bastate, e Landon continua a essere rinchiuso nel braccio della morte.
Lei però non cambia idea. «Mi sono sposata, papà non ha potuto accompagnarmi all’altare, era il nostro sogno: quell’uomo mi ha derubato di una parte importante della mia vita. Ma io non farò lo stesso con lui».