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 2015  maggio 27 Mercoledì calendario

ULULATI

«Mi sono trovato nella situazione di dover subire ululati scimmieschi durante una partita. È difficile accettarli o far finta di niente perché, anche se sei uno sportivo e come tale vorresti concludere la partita, certe cose prima ti feriscono e poi ti rompono dentro qualcosa» (il centrocampista del Manchester City Yaya Touré).

DISCRIMINATE «Succede ogni giorno di sentirsi discriminate, nel calcio femminile. Io mi sento una professionista, il fatto che non possa dedicarmi a tempo pieno al mio sport perché siamo considerate dilettanti è una discriminazione» (Martina Rosucci, calciatrice del Brescia e della Nazionale).

DISPARTE «A 13 anni, quando giocavamo insieme nelle giovanili del Barcellona, Leo se ne stava sempre in disparte nello spogliatoio» (Gerard Piqué parlando di Messi).

LEADER «Il leader è il giocatore in cui poni la tua fiducia perché sai che può portarti fino in fondo. Io voglio essere questo tipo di giocatore» (la guardia di Houston James Harden).

CINQUE MINUTI «Che bello sarebbe essere Messi anche solo per cinque minuti, solo per provare la sensazione» (Javier Mascherano).

LOOK «Se non avessi giocato a calcio avrei fatto il cantante di pagode… Ho pure il look giusto» (Neymar).

EL TAXI «Nel nostro spogliatoio c’è sempre allegria. Ogni giorno prima dell’allenamento qualcuno mette la musica. Una volta è Duncan con quella africana, un’altra è De Silvestri con quella elettronica, un’altra sono io con quella colombiana. Ho fatto sentire El taxi, che è diventata la nostra colonna sonora: la valliamo ogni volta che facciamo gol» (l’attaccante della Samp Luis Muriel).

ACCIAIO «Ai miei tempi non esisteva la bicicletta da cronometro, si correva su quella da strada, in acciaio. Poi sono arrivati il titanio e l’alluminio, mentre oggi è il carbonio a farla da padrone. La mia bici pesava nove chili, oggi l’Unione ciclistica internazionale impone un limite minimo di 6,8 chili, ma arrivano a pesare anche molto meno» (Francesco Moser).

RITIRI «La mia prima gara mondiale? Nel ’63, a sorpresa, la Morini mi fece correre a Monza con la sua 250 ufficiale. Fece in testa il primo giro, facevo le curve restando accucciato nella carenatura. Sentii una vibrazione: era lo scarico che si stava staccando. Mi ritirai…» (Giacomo Agostini).