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 2015  maggio 26 Martedì calendario

IL CATTIVO CHE RICATTA ADRIEN BRODY


[Vinicio Marchioni]

Uno ci nasce con la faccia da cattivo, e non c’è niente da fare. Se fa l’attore quello è il suo destino e nemmeno una parte evangelica come buon samaritano cambierebbe le carte in tavola. Mettiamo ad esempio Vinicio Marchioni, che ha trovato l’America nei panni de Il freddo nella serie tv Romanzo criminale: che ruolo poteva avere in un nuovo film pluristellare come Third person di Paul Haggis? Il maligno che cerca di estorcere soldi. E pensare che a dispetto dei cazzotti tirati in palestra («mi sfogo, sudo come un cavallo») Vinicio non ha mai fatto a botte nemmeno da ragazzo. E quella leggera balbuzie lo fa sembrare più timido. Romano, 39 anni, sposato con la ballerina-attrice Milena Mancini, padre di Marco e Marcello (tre e due anni), Marchioni ha avuto una vita inconsueta, intensa ma con diversi sogni ancora da realizzare. Ad esempio riunire in un libro i diari che dall’età scolare scrive a mano con la penna stilografica. E viaggiare per un mese lontano con il telefono spento. E ricomprarsi una particolare collezione di fumetti.Sulla scena lei combatte i poliziotti mentre sua moglie ha interpretato Rita Dalla Chiesa nella serie tv sul generale. Così assortiti pure nel privato?«Siamo diversi, lei istintiva, io riflessivo. Per i bimbi Milena sta sacrificando una grande carriera di ballerina ma quando accetterà un contratto le passerò volentieri il testimone: come casalingo sono notevole. Ho cambiato pannolini, so stirare e tenere la lucidatrice. In compenso lei è l’artista di casa: dipinge, fa sculture, ha una magnifica manualità».Poi c’è questo filo professionale con Vittoria Puccini, sua partner quasi istituzionale.«Con Vittoria c’è un’ottima intesa: entrambi riservati e grandi lavoratori. Abbiamo cominciato in Tutta colpa di Freud dove lei fa la librala e io rubo libri. Poi la tv con lei che fa Oriana Fallaci e io Alekos Panagulis. Ora il teatro con La gatta sul tetto che scotta nei ruoli che furono di Elizabeth Taylor e Paul Newman!».Attore dopo un’adolescenza non semplice, con problemi familiari. Ricordi che pesano?«Avevo 15 anni quando mio padre è morto lasciando 250 milioni di lire di debiti. Era stato segretario di Amintore Fanfani, poi aveva girato in camion e avviato altre attività. Scelte sbagliate ma questa è la vita. I ricordi non pesano, mi hanno insegnato a tenere i piedi per terra. Studiavo e facevo il lavapiatti, il cameriere e anche quello che gonfia palloncini alle feste. Mamma Angela è stata il mio faro: fa ancora la collaboratrice domestica e non c’è verso di farla smettere. Troppo orgogliosa e indipendente».A proposito del suo passato di cameriere: risulta che qualche volta lo faccia ancora. Conferma?«Ah sì è vero! Ho un ristorante in passeggiata di Ripetta con mio fratello Massimo e l’amico Domenico: si chiama Casa e l’atmosfera è proprio quella. Mi rilassa, lo faccio volentieri ma non dovrei perché in molti non lo capiscono. Più te la tiri, più ti rispettano ed è una cosa che mi fa incazzare».Nel suo curriculum privato anche un matrimonio a 24 anni, storie tumultuose e l’approdo al lettino dell’analista per fare un po’ d’ordine...«Un periodo in cui non capivo niente: ero fidanzato da quando avevo 18 anni, mi stavo diplomando attore, terzo anno di Lettere, ero irrequieto, senza certezze, ho commesso errori. Oggi mi sembra tutto così lontano».La balbuzie c’entra in qualche modo con il periodo caratterizzato da quella precarietà nei sentimenti e nelle prospettive?«No, c’è da quando avevo quattro-cinque anni, età devoluzione del linguaggio ma pure d’ipersensibilità. Quando recito mi aiuto con tecniche di respirazione. Poi sul palcoscenico ho un’altra identità e la balbuzie resta estranea fino a quando scendo».Da uno a dieci quanto è vanitoso? E qual è il suo stile preferito di guardaroba?«Non mi va di fare il figo, ma se anche in certi periodi metto soltanto tute e felpe ho comunque gusto del vestire. M’affascina il classico come in certe foto di mio nonno quando portava cravatta e doppiopetto. Non sono il tipo che mette un vestito come si deve con le scarpe da ginnastica».Nell’ultimo film Third person con lei ci sono fra gli altri Liam Neeson, Kim Basinger, Adrien Brody, James Franco. Stelle abbaglianti?«Ho avuto a che fare soprattutto con Adrien Brody, professionista adorabile: si è comportato come un compagno di corso. E parliamo d’un premio Oscar! Anche Roberto Benigni, incrociato in To Rome with love di Woody Allen è aperto e gentile. Ma spesso i colleghi italiani, anche se molto meno grandi di lui, non sono così».Ha un rimpianto particolarmente bruciante?«Aver venduto una grossa collezione di Dylan Dog per pagarmi la scuola di recitazione. Avrei voluto passarla ai miei figli. Magari me la ricompro».