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 2015  maggio 26 Martedì calendario

CHIAMATEMI LA SINDACA


[Anne Hidalgo]

PRIMA DI LEI, per trovare una donna alla testa dei parigini bisogna andare a Santa Genoveffa, futura patrona della città che nel 451 si oppose agli Unni di Attila. Molti secoli dopo, Anne Hidalgo si batte contro i nuovi barbari che minacciano la città: terroristi, inquinatori, fautori di una città-museo imbalsamata, e non ultimi maschilisti vari. La incontriamo nel municipio di Parigi, nel suo ufficio che è il più grande di Francia tra le istituzioni pubbliche. Cinquantacinque anni, sposata con il deputato Jean-Marc Germain socialista come lei, tre figli (Mathieu, Elsa, Arthur), Hidalgo parla con determinazione e dolcezza insieme. «Un pugno di ferro avvolto in un guanto di velluto» dicono di lei, e la definizione sembra azzeccata. Anche quando si tratta di farsi chiamare «la» e non «il» sindaco.
Perché ci tiene così tanto a essere madame «la maire»?
«Perché è una questione di sostanza, non di forma. Poco tempo fa ho presentato in municipio il rendiconto del mio primo anno da sindaca di Parigi. Un signore un po’ conservatore prende la parola per dire: “Scusi, ma io continuerò a rivolgermi a lei chiamandola il sindaco”. Brusio in sala, io non me la prendo ma ci tengo a spiegare a lui e alla platea che cosa non mi piace: le funzioni di autorità non sono mai coniugate al femminile, e questo è un problema. Le ragazzine che stanno crescendo tendono a pensare che il comando non sia fatto per loro. Ma io non sono un uomo né un oggetto neutro: sono una donna, quindi chiamatemi la sindaca».
Cosa fa contro le discriminazioni di genere?
«In municipio abbiamo la politica di rispettare la parità nelle nomine, aiutiamo le donne nell’accesso al mercato del lavoro e nella lotta alle violenze domestiche».
Il suo esempio personale conta? «Spero di sì, mi dico che il mio ruolo è anche dare fiducia a tutte le donne. Non è solo una questione di carattere ma di condizionamento da parte della società. Ci sono ragazze straordinarie che si chiedono se sono abbastanza competenti, se ce la faranno.... Solo perché non sono uomini».
Nata in Andalusia, immigrata in Francia da bambina, origini non facoltose. Lei se l’è posta questa domanda?
«No, devo dire. Non so perché, ma ho sempre pensato che quel che volevo avrei potuto raggiungerlo, dipendeva solo da me. Però vedo ancora molta diffidenza nei confronti di una donna al comando. Sono sindaca da un anno ma certe volte ancora devo giustificarmi, convincere che sì, sono competente, sì, ho l’autorità necessaria, sì, so gestire un budget da otto miliardi. Ah non ve lo aspettavate? Ah, credevate che fossi scialba? Non vi siete detti che per arrivare dove sono arrivata ho dovuto oltrepassare un certo numero di ostacoli? Purtroppo resiste un machismo che non ha davvero motivo di esistere. In politica, e nei media».