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 2015  maggio 27 Mercoledì calendario

HAZARD: «MI MANCA SOLO VINCERE LA CHAMPIONS»

Un talento duro e puro. Non ci sono tatuaggi, istrionismi via social, risse al pub, multe per l’alta velocità, scappatelle della serie «una botta e via» nella storia di Eden Hazard. Il numero 10 del Chelsea, premiato come giocatore della stagione in Premier, è un campione controcorrente. Eden ha 24 anni ed è nato a La Louvière, la stessa città di Vincenzo Scifo. La famiglia Hazard ha il calcio nel Dna. Papà Thierry e mamma Corine giocavano nelle seconde divisioni. La madre segnò persino un gol durante la gravidanza. I fratelli, Thorgan e Kylian, sono nelle rose di Borussia Moenchengladbach e Zulte Waregem. Non si hanno notizie di un passato calcistico della moglie di Eden, Natacha Van Honacker, mentre bisognerà attendere qualche anno per vedere se i figli Yannis e Leo, nati nel 2010 e nel 2013, vorranno seguire le tradizioni di famiglia. Hazard, reduce da un intervento ai denti del giudizio, è l’uomo sul quale Mourinho sta progettando il Chelsea del futuro.
Una stagione in apparenza perfetta, titolo conquistato dopo 5 anni e Coppa di Lega: l’eliminazione in Champions agli ottavi può consentire di dire che è mancato qualcosa al Chelsea?
«Per me è stata perfetta. Se mi chiedessero di firmare in bianco per ripeterla, lo farei subito. A parte lo 0-3 incassato sul campo del West Bromwich Albion dopo la conquista matematica del titolo, in campionato abbiamo ottenuto il massimo. L’unico buco nero è l’eliminazione in Champions con il Psg, ma in una stagione lunga e logorante come la nostra può accadere. Abbiamo vinto due trofei, non è poco».
Nella carriera di Hazard ormai manca solo la Champions per sedersi al tavolo dei grandi.
«Quando dai un’occhiata alla storia di questo torneo e vedi tutti i grandi nomi dei giocatori che hanno conquistato il trofeo, ti rendi conto che vincere la Champions ti fa entrare in un’altra dimensione. E’ umano sognare di aggiungere il tuo nome, un giorno, a quello dei fuoriclasse che ti hanno preceduto. Io ho le idee chiare al riguardo: voglio restare a lungo al Chelsea per sollevare la famosa coppa con le orecchie grandi».
Quest’anno in finale ci saranno Juventus e Barcellona.
«Non so se riuscirò a vedere la gara in diretta perché quel giorno con il Chelsea prenderemo l’aereo per rientrare in Europa dopo la tournée in Australia, ma immagino che sarà un grande match. Il Barcellona è il Barcellona e la Juventus è la sorpresa della stagione».
Il Barcellona è favorito.
«Il Barcellona in questo momento è forse la squadra più forte al mondo. Gioca un calcio sublime».
La Juventus nei pronostici generali non ha chance.
«La Juventus ha fatto il double, con scudetto e Coppa Italia. Questi successi hanno dato sicurezza alla squadra di Allegri. In una finale contano i dettagli e le squadre italiane sono capaci sempre di sorprendere».
Per Buffon e Pirlo (che l’ha già vinta col Milan) è forse l’ultima possibilità di vincere la Champions.
«Per campioni come loro la Champions sarebbe la ciliegina sulla torta. Hanno avuto carriere straordinarie, su tutti il titolo mondiale conquistato con l’Italia nel 2006. Non so quando si ritireranno, ma sarebbe bellissimo se due giocatori come Buffon e Pirlo riuscissero nell’impresa di trionfare assieme in Champions. Sono i campioni di tutti coloro che amano il calcio».
Il Chelsea potrà lottare per la Champions il prossimo anno?
«Nei programmi del club c’è quello di rinforzare la squadra e io sono ottimista».
Che ricordo ha della Champions vinta dal Chelsea nel 2012?
«Quella sera ero in ritiro con il Lille. Di quella gara mi è rimasto impresso Drogba: gol e rigore decisivo».
Il suo rapporto con Mourinho?
«Abbiamo fiducia l’uno dell’altro. Mourinho sa cosa posso dare in campo e mi lascia libero di esprimere il mio calcio. Non mi riempie la testa di dettagli».
Vera o falsa la storia che il calcio di Mourinho limiti le potenzialità degli attaccanti?
«Falsa. Subire pochi gol è stato la nostra forza. Se poi paragoniamo il nostro calcio con quello delle grandi d’Europa, ci accorgiamo che siamo ai livelli delle big. Il calcio è uno sport d’equilibrio. Non puoi pensare solo a segnare, ma anche a non subire».